“Del sognato” poesia di Raffaele Piazza
Raffaele Piazza, critico letterario e poeta (in quest’ordine, perché in quest’ordine l’ho conosciuto).
Tanto lineare, consequenziario, chiaro e preciso, razionale e cristallino, come critico letterario, quanto estroso, bizzarro, vago, sfuggente, misterioso, e a volte anche sibillino, criptico, nella poesia. Ci riferiamo al suo libro di poesie dal titolo Del sognato (Guido Miano Editore, seconda edizione, 2023).
Titolo quanto mai pertinente. Infatti, accostandosi a questo libro, abbiamo l’impressione di entrare non nel campo della poesia, ma in quello del sogno. Niente di “poetato”, se così si può dire, ci adeguiamo al suo modo di esprimersi, ma tutto del “sognato”. La poesia scompare per lasciare il posto al sogno. Dunque il sogno con la sua irrazionalità, la sua stravaganza ed eccentricità. Viene in mente il giuoco pirotecnico. Una fantasmagoria di luci, di colori, suoni e saette. Stupisce, stordisce, esplode, e sparisce. Lascia una sensazione di piacevolezza, e tutto finisce là. Così è la poesia di Raffaele Piazza.
Colori luminosi, anche se tenui e delicati, su cui predominano il verde, come dei prati, dei boschi, il rosa delle albe e delle aurore, l’azzurro dei mari, degli oceani e dei monti in lontananza. Colori ricorrenti e accenni anche agli altri. Una poesia che è quasi una pittura perché l’autore ha un vivo senso del colore. Sbalza evidente come principale elemento. La sua poesia è un sogno, non in bianco e nero ma in technicolor.
E per entrare nella esistenza ordinaria, ecco apparire pure la tecnologia. Il computer, il cellulare; la mail, i messaggi, e così via.
Attira l’attenzione del poeta, la vita di oggi nei suoi aspetti tipici più materiali: le code delle automobili in autostrada, le file agli sportelli degli uffici, aspetti propri della vita ordinaria. Aspetti prosaici, potremmo dire. Acquisisce gradevolezza la vita familiare, le consuetudini giornaliere. Insomma c’è la vita, e il tutto come un sogno. Sorprendono gli ardui accostamenti delle parole, al di fuori della logica. Insomma la poesia di Raffaele Piazza è un sogno, non nella maniera idilliaca che spesso attribuiamo a questo, e inoltre è un gioco. È un gioco il “poetato” di Raffaele Piazza, è un gioco il suo “sognato”. Infine esso lascia una sensazione di bellezza. Quella della, natura, della vita quotidiana, la bellezza della donna. Una certa sensualità permea a tratti le pagine del libro.
L’autore Raffaele Piazza mira soprattutto alle sensazioni più che ai sentimenti, alle impressioni più che alle impronte. Non ha pretese di carattere didascalico o pedagogico. Non si erge a eroe o a vate. È un tripudio di colori, di emozioni, che, pur tuttavia, risvegliano nel lettore il senso del bello, ormai, nella società odierna, di molto assopito. Risalta, specialmente all’inizio, l’anelito a rialzarsi dopo le cadute; vivo si sente il desiderio di rinascita, il desiderio della redenzione. È una poesia moderna. E attuale. Che rispecchia la leggerezza del vivere.
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