Decétte… di Pasquale Silvi
‘Decétte… – Proverbi abruzzesi tradotti e interpretati’ è la piccola, pregevole opera con cui Pasquale Silvi rende onore alla sua terra d’origine posta tra l’Abruzzo e la Ciociaria e un omaggio a Ciampino, sua città d’adozione. Già con ‘L’aria de Balzeràna’ (Balsorano è il suo paese nativo in provincia de L’Aquila) Silvi, attraverso la riscoperta della lingua dei padri, azzera differenze e distanze culturali e geografiche per ritrovare lo spirito profondo che accumuna un popolo. Quasi lucidando ciò che giace sotto la polvere dei secoli e i detriti di tanti passaggi storici rivoluzionari e ahinoi deleteri, l’Autore riporta in essere quella radicata saggezza popolare fatta di poche parole e di molto costrutto che ha guidato tante generazioni passate, e la ripropone a suo modo con il chiaro intento di ricostituire un legame fra antiche e nuove concezioni del vivere. E nasce così una “raccolta di proverbi dialettali, magistralmente presentati e spiegati in lingua, un vasto e pittoresco ritratto della vita quotidiana, dipinto con affetto e intelligenza”, come si può leggere a chiusura del libro nella nota di Mons. Dario Rezza, canonico della Basilica Vaticana. ‘Decétte…’ un’opera tascabile, pratica da portarsi sempre dietro per una giovevole ripassata, contiene ben 300 proverbi in un dialetto gradevolissimo e comprensibile, grazie all’accorgimento di Pasquale Silvi di averne fatto un vero e proprio studio grammaticale e sintattico. Tre le sezioni del libro: Proverbi personali, Proverbi in relazione con gli altri e Proverbi metereologici. E per ogni proverbio l’accurata traduzione in lingua, l’interpretazione e la spiegazione dell’Autore che lascia spazio al lettore di aggiungere il proprio modo d’intendere. Un gran bel lavoro, andava fatto e Silvi l’ha fatto, con pazienza e amore, creando l’opportunità di un raffronto fra due mondi e i diversi modi di vivere: la semplicità della vita contadina e le complicanze di una civiltà avanzata che sta correndo troppo. C’è tutta l’esperienza del passato e la consapevolezza del presente nel libro di Pasquale Silvi, ma anche la freschezza d’animo e l’occhio benevolo nell’osservare e riportare ciò che è frutto di tante fatiche umane, fra errori e buone intenzioni. “Questa era la scuola della povera gente: un setacciare continuo di avvenimenti per ricavarne positivi comportamenti pratici e collaudarli per trasmetterli ai figli, ai nipoti…”. E fra tanto lungo setacciare si possono trovare in questa piccola-grande raccolta tanti preziosi granelli, da spendere al meglio nel vivere di ogni giorno: “Se tu uo’ capì/ chélle che pretènne n’àute da tì,/ t’éta mette negli panne sé”. E non crediamo occorra la traduzione, ma nel caso va ricercata nel libro di Pasquale Silvi, da non farsi mancare nella libreria di casa.
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