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Davide Ansaldo, ultrarunner: Penso di aver realizzato tutto quello che volevo

Davide Ansaldo, ultrarunner: Penso di aver realizzato tutto quello che volevo
Luglio 29
10:03 2024

La passione dello sport permette di sviluppare consapevolezza nelle proprie capacità, qualità, caratteristiche, risorse e organizzarsi per seguire mete e sogni da poter realizzare, credendoci e impegnandosi.

Di seguito approfondiamo la conoscenza di Davide (Azalai ASD/BergTeam) attraverso risposte ad alcune mie domande.

L’evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? L’evento dove ho avuto le emozioni più belle è difficile da dire. Sicuramente metterei al primo posto la vittoria all’eco maratona del Chianti, seguito dall’Eroica Montalcino in bicicletta storica (150 km con 3300d+).

 Il 20 ottobre 2013, Davide vinse l’Ecomaratona del Chianti – Castelnuovo Berardenga (SI) in 3h03’09”, precedendo Alberto Felloni 3h03’21” e Christian Pizzatti 3h05’21”. Tra le donne vinse Daniela Furlani 3h33’31”, precedendo Elena Neri 3h41’46” e Chiara Fumagalli 3h56’52”.

Sogni realizzati, da realizzare, rimasti incompiuti? Penso di aver realizzato tutto quello che volevo. Mi sarebbe piaciuta una convocazione in nazionale ma purtroppo in quegli anni contava la maglia che vestivi e un po’ meno i meriti.

Prossimi obiettivi a breve, medio, lungo termine? Attualmente, dato che gli anni avanzano, tutte le gare a cui ho deciso di partecipare sono solo per puro divertimento. Ho qualche evento a cui voglio partecipare come l’Eroica Montalcino da 70 km con la bici storica ma non è una gara ma una cicloturistica.

Cosa sperimenti prima, durante, dopo una impresa sportiva? Prima di un evento ho sempre molta tensione, durante sono sempre in una ‘bolla’ dove tutto quello che c’è intorno è finalizzato all’obbiettivo di sprecare meno energie possibili, una volta per arrivare al traguardo nel minor tempo possibile, oggi per godersi al meglio quello che sto facendo. Dopo è solo pace interiore, e quella giusta dose di fatica che ti fa sentire appagato.

 L’impresa sportiva richiede tanta preparazione, un po’ di tensione, dubbi, preoccupazioni prima di partire e poi è giusto godersi l’intera impresa ogni momento, focalizzandosi per fare del proprio meglio e poi si tirano le somme, si guarda indietro da dove si è partiti, quello che si è riusciti a fare, quanto e come si è stanchi ma anche soddisfatti ora.

L’evento sportivo più estremo o più difficile? L’evento più estremo è stato senza ombra di dubbio il trofeo Mezzalama (gara di ski alpinismo considerata la più dura in Europa) da Cervinia a Gressoney passando sopra tutti i ghiacciai.

Hai sperimentato il limite nello sport? Il limite l’ho sperimentato più volte. Sicuramente a una CCC (Trail da 100 km sul massiccio del monte Bianco) dove ho finito la gara in completa ipotermia con tanto di febbre. Altro Trail finito devastato è stata la Cro-Magnon nella versione integrale da 112 km con 5800+/6900- dove causa disidratazione e stanchezza sono arrivato veramente ‘sulle ginocchia’ tanto che in doccia mi ci hanno portato quasi di peso.

 Il 31 agosto e 1° settembre 2012, Davide ha corso la Courmayeur-Champex-Chamonix (CCC) 86km in 11h32’34”. Il vincitore fu lo spagnolo Cristofol Castaner Bernat 8h57’04”, precedendo i due francesi Mikael Pasero 9h39’06” e Nicolas Pianet 9h39’38”. Tra le donne vinse la britannica Eleanor Greenwood 11h17’24”.

Il 23 giugno 2012, Davide si classificò 6° al Grand Raid Cro-Magnon 112.5km in 16h40’22”. Il vincitore fu l’argentino Pablo Angel Nicolas Barnes 14h13’52”, precedendo Sergio Vallosio 14h55’23” e il francese Philippe Verdier 15h51’02”. Tra le donne vinse la francese Juliette Blanchet 17h38’23”, precedendo Annemarie Gross 17h39’02” e Virginia Olivieri 18h14’15”.

Ritieni utile lo psicologo nello sport? Ho sempre corso e gareggiato per una mia voglia personale. Personalmente non ritengo utile lo psicologo nello sport però devo aggiungere che quel ruolo nella mia vita, quando ero ad alti livelli, lo ha sempre rivestito il mio allenatore capace di usare sapientemente carota e bastone. Senza la sua figura, potrebbe essere un valido aiuto solo se lavora in toto con l’allenatore (se questo non è in grado di farlo).

A chi ti ispiri? Sei di ispirazione per qualcuno? Non mi sono mai ispirato a qualcuno, certo nel trail Kilian ha un po’ fatto la storia del mio sport, quindi, è logico che tutt’ora lo seguo. Se sono di ispirazione a qualcuno non lo so, però, tutti quelli che hanno iniziato a muovere i primi passi e mi hanno chiesto aiuto, sono stato onorato di seguirli.

 Kílian Jornet (27 ottobre 1987), scialpinista, ultramaratoneta e skyrunner spagnolo. Campione mondiale sci alpinismo Individuale 2011 e 2015. Campione mondiale sci alpinismo Vertical race 2010, 2011, 2013, 2015 e 2017. Campione del mondo skyrunning Kilometro verticale 2014 (Mont-Blanc Vertical KM). Campione del mondo Buff Skyrunner World Series 2007, 2008, 2009, 2012, 2013, 2014, 2018. Campione del mondo Skyrunner World Series Ultra 2010, 2014. Campione del mondo skyrunning 2010 (Giir di Mont), 2014 (Mont-Blanc Marathon). Primo alla Western States Endurance Run 2011 in 15h34′, primo vincitore non statunitense; al 2011 terzo tempo di sempre, vincitore in assoluto più giovane in tutte le 38 edizioni della gara. Record della traversata dei Pirenei (8 giorni e 3 ore) 2010.

Cosa dicono di te familiari, amici, colleghi di lavoro, fan? In casa i miei genitori mi hanno sempre detto che correvo troppo e che mi sarei consumato (negli anni d’oro macinavo dai 100 ai 180 km a settimana), però si sbagliavano dato che a 50 anni sono ancora con le scarpe ai piedi. Amici e colleghi molto scherzosamente mi dicono che dovrei controllare più spesso la carta d’identità sotto la voce ‘anno di nascita’ e smetterla con l’agonismo. Penso che alla resa dei conti fare agonismo sia un po’ una droga. Una volta iniziato è difficile smettere.

A volte lo sport diventa stimolante in quanto permette di essere performante e sfidare se stesi e altri amici o avversari e si apprende da ogni allenamento, da ogni gara per poter far meglio la prossima volta curando e potenziando aspetti rivelatisi critici.

Che significato ha per te un podio o personal best? Da giovane ci si allena sempre per migliorare e andare sempre più forte. Salire sul gradino più alto del podio era sempre una emozione indescrivibile. Adesso quelle rarissime volte che succede, magari in staffetta, ha un sapore completamente diverso. È una gioia che viene da dentro, sapendo di aver fatto qualcosa di incredibile. Ritoccare un personal best è una cosa che ha senso dai 20 ai 30 anni. Se hai fatto qualcosa di buono a quell’età, a 50 non ti ci avvicini minimamente a quei tempi. Però era sempre una bella emozione. Sapendo che avevi lavorato duro ed eri stato premiato.

Cosa dà e cosa toglie lo sport? Sicuramente mi ha dato tanto in termini di emozioni. Non ho mai avuto un ritorno economico ma sicuramente un po’ di sponsor tra abbigliamento e integrazione mi hanno aiutato tanto. Sicuramente mi ha tolto tanto in termini di tempo. Quando dopo 8 ore di fabbrica esci e ti alleni per 1h30/2h hai più poco tempo per il resto. Diventa quasi un secondo lavoro.

A volte lo sport fa sperimentare benessere e performance e si cerca di potersi allenare costantemente per restare in forma ed essere sempre al top, con forte passione e motivazione e voglia di confermarsi e star bene nel corpo e nella mente.

Cosa ti spinge a fare sport? La voglia di gareggiare e di stare bene con me stesso mi spinge a mettermi le scarpe da running tutte le volte che posso. Logico, una volta erano dai 7 ai 10 allenamenti a settimana, ora sono circa 4 o 5.

Quali sono gli ingredienti del successo? Per me gli ingredienti di successo sono sempre stati due. La mia testa durissima e tanto tanto tanto allenamento.

Gli allenamenti più importanti? Gli allenamenti più importanti secondo me non esistono. Ogni allenamento è un piccolo mattone. Se li metti tutti al posto giusto costruisci delle case, se fai le cose sbagliate non sali mai oltre la prima fila di mattoni.

Per sperimentare benessere e performance bisogna lavorare duramente ma con la consapevolezza che poi tutto paga in gara ottenendo risultati soddisfacenti, eccellenti che ripagano ogni fatica, ogni allenamento.

Cosa diresti a te stesso di dieci anni fa? Al me stesso di dieci anni fa non direi nulla. Penso che la mia testolina mi abbia sempre consigliato alla grande.

Una parola o frase che ti aiuta nei momenti difficili? Si possono dire le parolacce? Penso che un ‘dai cazzo’ e ‘dai cazzo che è solo mal di gambe’, siano state le frasi più ‘gettonate’ negli anni.

Tutto può servire per spingere sempre avanti, oltre, fino alla fine, nonostante si possa percepire un dolore o sofferenza che potrebbe essere solo mentale, bisogna conoscersi bene e capire se si può insistere, osando senza strafare.

C’è qualcuno che ti incoraggia o scoraggia nelle tue imprese sportive? Sicuramente chi mi è stato accanto negli anni, vedendo la mia passione, mi ha sempre spronato ad andare avanti. Attualmente la mia compagna Katia Figini è più ‘folle’ e forte di me. Parlare di imprese sportive con chi ha vinto tutti i deserti del mondo, qualche volta anche davanti a tutti gli uomini, sia riduttivo.

Molte donne si sono dimostrate alla pari e a volte più forti degli uomini in gare di endurance, sembra che alla lunga le donne resistono di più e sono capaci di tirare fuori risorse ed energie nascoste ma disponibili all’occorrenza.

Katia Figini (https://www.katiafigini.it/) da circa 15 anni è una campionessa del deserto, e non solo, vincendo ultramaratone a tappe in diversi stati del mondo: 12-19 ottobre 2008 – Desert Oman Raid 170km/5stages – 15h04’; 3-9 ottobre 2010 – Sahara Race Egypt 250km/6stages – 32h03’29”; 6-14 novembre 2010 – Desert Oman Raid 170km/5stages – 20h15’; 26-27 ottobre 2012 – 100 km del Sahara No Stop (TUN) – 10h50’11”; 13-19 maggio 2012 – Racing the Planet – Jordan 2012 250km/6stages – 29h37’03”; 22-28 settembre 2013 – Grand to Grand Ultra (USA) 160mi/6stages – 37h26’33”; 4-8 giugno 2014 – 100km del Caribe Repùblica Dominicana – 100km/5stages – 11h08’04”;  20-23 marzo 2016 – 1st Ultra Asia Race Vietnam – 19h07’34” (vincitrice assoluta, precedendo il francese Patrick Cande 19h20’36”) (https://ilsentieroalternativo.blogspot.com/2016/03/katia-figini-vince-lasia-ultra-race_14.html); 10-18 giugno 2017 – Alvi Trail Liguria 370 km, 8 tappe 370km – 2 giorni 6h57’; 9-17 giugno 2018 – Alvi Trail Liguria 400 km, 8 tappe 400km – 2 giorni 11h38’; 9-10 marzo 2019 – 100 Km del Caribe Non Stop (DOM) 11h04’23”; 11-15 novembre 2018 – Ultra Africa 220 km Stage Race (MOZ) 216km/5stages – 25h05’08”; 9-17 giugno 2018 – Alvi Trail Liguria 400 km, 8 tappe 400km – 2 giorni 11h38’.

Intervistai anche Katia diversi anni fa riportate in alcuni miei articoli: https://ilsentieroalternativo.blogspot.com/2015/08/katia-figini-ultramaratoneta-in-un.html.

In che modo lo sport ti aiuta nella vita quotidiana? Una volta un mio amico mi disse ‘una volta che avrai assaporato la fatica di un ultra-Trail da oltre 100 km, ti accorgerai che la tua asticella della fatica nella vita normale sarà spostata molto più in alto’. Aveva assolutamente ragione. Difficilmente nella vita, anche nel lavoro, ho mai provato una stanchezza simile.

Dopo aver sperimentato fatiche che vengono considerate insormontabili, crisi e difficoltà che diventano gestibili, situazioni bizzarre e a volte anche deliri uscendone sempre in piedi, ci si rende conto che tutto è risolvibile, tutto è relativo, che a ogni problema c’è almeno una soluzione che bisogna esser pazienti e fiduciosi che si può fare e si può risolvere.

Cosa hai scoperto del tuo carattere facendo sport? Ho scoperto che ho una testa e una determinazione che da bambino non pensavo assolutamente di avere. Sono sempre andato dritto all’obiettivo e adesso, nonostante l’età, è una cosa che mi è rimasta.

 Matteo SIMONE

380-4337230 – 21163@tiscali.it

Autore di libri di psicologia e sport

Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo

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