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David Foster Wallace: cinque anni dopo

David Foster Wallace: cinque anni dopo
Novembre 17
14:24 2013

Lo scrittore David Foster WallaceLo scrittore che insegnava ai lettori a sentire.
Era il 1996 e durante un’intervista a Laura Miller del sito Salon.com, David Foster Wallace aveva detto: «il lettore deve sentire che l’autore sta parlando con lui, non assumendo una serie di pose.» A cinque anni dalla sua morte vengono pubblicati in Italia due libri sullo scrittore ammirato dalla critica e incapace di lasciare indifferente il pubblico: Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi e Un antidoto contro la solitudine.

Nel primo, edito da Einaudi, il giornalista D.T. Max, raccogliendo materiale conservato all’università di Austin e racconti di amici, parenti e colleghi, ricostruisce il percorso intellettuale e umano di Wallace. Il secondo, invece, pubblicato da Minimum Fax, è una selezione di interviste e conversazioni che ripercorre l’intera carriera dello scrittore «animato da un autentico amore per il suo lavoro e da una straordinaria generosità verso il lettore», una raccolta che «ci permette di ascoltarne ancora una volta la voce» nei dialoghi con i critici letterari, con i giovani editor o con altri scrittori. Chi era, però, David Foster Wallace? Cosa l’ha reso una celebrità letteraria? Era nato nel 1962 a Ithaca, città a 400 km. da New York. Iscritto all’Amherst College, si era laureato in letteratura inglese e filosofia, con una specializzazione in logica modale e matematica nel 1985. The Broom of the System (La scopa del sistema) è il romanzo d’esordio che viene accolto con grande entusiasmo. La critica accosta il suo nome a quello dei grandi padri della narrativa postmoderna come De Lillo e ne celebra lo stile fatto di «intellettualismo e comicità, surrealtà e iperrealismo, ironia e reale commozione.» Questo lavoro però, come dichiarato qualche anno fa da Nathan Eller su Slate e riportato da Il Post, «lo trovava intrappolato nel tentativo di trovare un senso al mondo in cui viveva categorizzando, appiccicando etichette e analizzando.» Tutto cambia con il suo capolavoro indiscusso, Infinite Jest (1996): 1200 pagine nell’edizione americana e più di 1400 in quella italiana che Wallace aveva definito come: «una rappresentazione strutturale del modo in cui il mondo opera sulle mie terminazioni nervose.» Pagine queste che lo rendono un autore di culto internazionale, tanto che la rivista Time lo include nella lista pubblicata nel 2006 dei 100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 al 2006. Il romanzo è ambientato in un futuro prossimo, un futuro in cui «tragicomici progressi della tecnologia e surreali sviluppi politici non mutano la complessità dolorosa dei sentimenti e dei rapporti umani.» «Da quel momento in poi», dichiara Eller, «uno dei temi centrali della prosa di David Foster Wallace diventerà la crisi del pluralismo contemporaneo.» A questi due testi si aggiungono racconti, saggi e un discorso, Questa è l’acqua, pronunciato nel 2005 durante la cerimonia di consegna dei diplomi ai ragazzi del Kenyon College. Uno dei più celebri commencement speech, come il popolare «Stay Hungry, Stay Foolish» di Steve Jobs. Un esempio di filosofia pratica che prende le mosse da una storia: «Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice: “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede: “Ma cosa diavolo è l’acqua?”» «Ecco la visione del mondo dei personaggi di Wallace. Sono così maledettamente presi da se stessi che hanno perso di vista il mondo»; ma il punto è questo: «Riguarda la semplice consapevolezza di quello che è così vero ed essenziale, così nascosto in bella vista attorno a tutti noi, che dobbiamo continuare a ripeterci costantemente: “questa è l’acqua, questa è l’acqua”». Il 12 settembre del 2008 Karen Green trova suo marito, David Foster Wallace, impiccato nel patio della loro casa a Claremont in California. Continua Nathan Eller, Wallace «ha illuminato un sentiero che nessun altro scrittore della sua generazione è riuscito a illuminare così brillantemente. Era lo scrittore del ventunesimo secolo che insegnava ai lettori a sentire.»

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