Dante e l’Unità d’Italia
Poi Aldo Onorati ha catturato l’attenzione dei presenti come avviene in ogni sua ‘lezione’; egli è certamente un oratore nato, ma il suo segreto ed il suo fascino è trasmettere un profondo sapere con la semplicità e l’originalità proprie di un professore appassionato. E dunque la relazione si è snodata tra citazioni delle opere del Poeta, il De vulgari eloquentia, il De Monarchia e naturalmente la Divina Commedia, e battute fulminanti, in un affresco d’epoca con continui rimandi al momento politico attuale, in una sorta di ‘parlare a nuora perché suocera intenda’. Lo sforzo ed il pregio dell’argomentare di Onorati è stato proprio questo: illustrare le intuizioni e le preveggenze di Dante come attuali perché frutto, certamente di una mente eccelsa, ma soprattutto di rigore morale e di rispetto e separazione di ruoli ed interessi. Ed ecco la maledizione della cosiddetta ‘Donazione di Costantino’ – Ahi di quanto mal fu matre / non la tua conversion, ma quella dote / che da te prese il primo ricco patre (Inf. XIX, 115-117) – rivelatasi duecento anni dopo falsa, ma ritenuta, all’epoca della Commedia, l’origine del potere temporale della Chiesa, potere fermamente condannato da Dante nel nome di una modernissima separazione tra vita terrena – politica e Stato – e vita eterna – religione e Chiesa. Non a caso il Poeta cita come esempio massimo di imperatore non un condottiero, ma il saggio ed equilibrato Giustiniano che ha avuto il merito di governare in armonia con la Chiesa, ma soprattutto quello di aver costruito il Corpus Juris Civilis, opera fondamentale per l’umanità in una visione che presuppone il primato del diritto sulla forza. Ed ancora il sogno di un Impero del quale l’Italia sia giardino e Roma la capitale, e la considerazione della subordinazione degli interessi privati a quello preminente dello Stato che rappresenta e cura tutti i cittadini. Sembra la requisitoria del Veltro liberatore giunto ai nostri giorni per una attualissima e profeticamente maliziosa descrizione: Ahi serva Italia, di dolore ostello / nave sanza nocchiere in gran tempesta / non donna di province, ma bordello! (Purg. VI 76-78). Ma ad accreditare Dante come antesignano della Unità d’Italia basterebbe forse anche la sola rivoluzionaria scelta di scrivere la Commedia, un trattato immenso di storia, filosofia e morale in poesia, con la lingua volgare, perché fosse compresa dal maggior numero di persone ed in ogni epoca, segnatamente in quelle di rinnovamento e aggregazione come fu il Risorgimento. Insomma, le illuminazioni del Sommo e la vivacità intellettuale del conferenziere hanno mosso gli animi. Saluto finale del Sindaco Fausto Servadio, prima coinvolto in impegni di Ufficio, e congratulazioni reciproche nella convinzione che festeggiare la ricorrenza con queste riflessioni e sollecitazioni è già una vittoria ed una crescita, a prescindere da risvolti simbolici o politici in senso stretto o allargato.
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