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Dalla magia alla realtà

Agosto 25
11:37 2011

Credo che tutti abbiano percepito che la crisi non è solo italiana ma, probabilmente, del sistema economico (produzione e consumi) internazionale. Non è tenendo la crisi sotto lo zerbino che si risolve, bensì affrontando il problema non più nel proprio giardino, ma nel contesto europeo e degli organismi internazionali. Altro progetto economico potrebbe essere (volontà della Padania/Lega) dichiarare l’Italia un’isola nell’oceano in grado di produrre e consumare proprie energie senza la necessità delle altre nazioni. Vi è però un sistema più semplice, ossia rendersi conto della realtà della crisi e conseguentemente affrontarne le misure di contrasto.
Il Parlamento chiude per ferie quaranta giorni; è stressante passare anni ad inventare magie per risolvere i problemi del premier (evitiamo l’elenco per ragione di spazio), ma casualmente per una volta il popolo se ne accorge e, coinvolto nella crisi, spinge i parlamentari ad un rientro anticipato di sette giorni ed a rinunciare al pellegrinaggio a Gerusalemme (oltre 170 iscritti i parlamentari, ma chi paga?). Tutto ciò non è sufficiente in campo internazionale; il mercato – tenuto sotto scacco dalle azioni speculative – ci costringe a un intervento atto ad eliminare un enorme debito pubblico ed a programmare una stabilità economica valida negli anni a seguire. Questa situazione costringe Governo e Parlamento a lavorare (come tanti cittadini), mettendo a punto una nuova manovra economica da 45 miliardi e oltre che, aggiunti agli oltre 70 di luglio, fanno la bella cifra di 115 miliardi. Credete che bastino?
Ministro del Tesoro e Governo puntano subito ai soliti noti pagatori, risparmiando problemi ad evasori, condoni, stipendi a cinque zeri, persone o società miliardarie, baby pensionati, privilegi parlamentari, inutilità politiche di poltrone da spartire… In sintesi, la politica salva se stessa. In questa riflessione devo evidenziare, però, che sull’evasione fiscale il Governo marcherà la mano, intensificando i controlli sugli scontrini fiscali e le fatture di servizi, multando bambini che prendono il gelato o signore che escono dal fruttivendolo, oppure l’artigiano che ha eseguito una riparazione tecnica. È chiaro che questi controlli devono esserci, camminando di pari passo per permettere alle persone di poter scaricare parte dei costi, e più incisivamente vorremmo sentire di miliardi (non di caramelle) evasi nello smaltimento dei veleni degli scarti di produzione delle industrie, dei miliardi sottratti con truffe da banche, persone o società (oltre agli scontrini del bar), dei miliardi evasi nelle costruzioni con personale al nero (anche in senso letterale, nel colore della pelle), dei miliardi negli appalti truccati ricchi di tangenti, dei miliardi nelle banche dei paradisi fiscali. Dopo di questo, è giusto pretendete la fattura dei cento euro della riparazione dell’artigiano. I nostri Governi sono sempre stati maestri nell’evidenziare le ostilità tra poveri, piuttosto che individuare i mali che creano e contribuiscono al deficit economico nazionale.
La politica è la meno toccata dalla grande manovra, infatti restano da risolvere i nodi strategici: stipendi e indennità da armonizzare alle altre istituzioni europee; presenza in Parlamento; privilegi derivanti dai doppi o tripli incarichi. Per non parlare del gran numero di benefits: auto, treni ed aerei gratis; partite di calcio, cinema, ristoranti sempre gratis (o quasi); assicurazioni e viaggi, uffici e segreterie, sempre a carico del Parlamento. Senza contare, in linea più generale, l’eccessivo ed inutile numero dei rappresentanti in proporzione agli abitanti (mi scuso per tutto ciò che dimentico).
Le 107 province italiane meritano un discorso a parte, oltre che al costo di oltre 115 miliardi di euro annui. L’abolizione delle Province non significa “azzeramento dei servizi” che, secondo le competenze, saranno redistribuiti, assieme al personale, tra i Comuni e le Regioni, bensì ridimensionare di circa il 50% i costi per il mantenimento delle province stesse: poltrone politiche, affitti, bollette, spese di rappresentanza, auto blu, ecc. Nessuno ne parla (sarebbe un vero stress partitico), ma non dimentichiamo l’inutile rappresentanza dei politici (a costo ancora indefinibile) di almeno il 90% delle Comunità Montane.
Merita sicuramente menzione la Lega che con la sua piccola percentuale ricatta e tiene a galla maggioranza e governo (vecchi ricordi di socialdemocratici). Si va, come è noto, dalle becere farneticazioni di Bossi (forse non sappiamo che è un ministro del Governo), alle carnevalate “celtiche” (piene di folclore separatista), ed infine alla farsa del “decentramento dei ministeri” (altro costo politico), il tutto per compiacere il cosiddetto “popolo padano” indefinibile soggetto della millenaria storia europea.
Nonostante tutte le incertezze, però, ogni italiano contribuirà (anche se controvoglia) a sanare il debito pubblico. La Svizzera e le isole fiscali continueranno a ricevere i soldi italiani (con molta gioia). I politici, dopo ampia ed irruenta discussione approveranno compromessi e tagli alle economie destinate al sociale, promettendo di mettere mano ai privilegi e agli sprechi della politica… nella futura legislatura. Noi, non so, forse un giorno ci accorgeremo delle troppe ferie dei parlamentari e chissà, forse ci arrabbieremo anche.

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