Dal tufo…
..dal calcare appenninico… dalla roccia del Lazio, nei millenni di opera umana, sono emersi paesi e località, spesso “minori”, ora fortunatamente meno battuti dal caotico turismo “usa e getta”. Se si dice «Questo è il Lazio. Che Lazio!» è poco. Qui e oggi cito la piccola Calcata, sempre splendida e ospitale con il visitatore, oppure Montecelio, altra splendida località, figlia della roccia calcarea dei M.ti Cornicolani, nell’Agro tiburtino. Oppure, e ancora, i paesi dei Monti Prenestini (Capranica, tutt’uno anch’esso con l’algido calcare appenninico), Palombara e i M.ti Lucretili… Di esempi tantissimi e tutti splendidi e unici nella propria distinta memoria e identità. La “biodiversità” del Lazio, lo straordinario millenario mosaico urbano e civico va assolutamente protetto e tutelato senza mai abbassare la guardia. Dalla Regione, Provincia e partner istituzionali paritari e superiori, leggendo gli interventi legislativi almeno, sembra oggi irradiarsi una buona azione di valorizzazione e recupero di questa biodiversità, specie i centri più piccoli, ma bisogna impegnarsi di più e più a fondo nel tutelare con azioni esecutive/decisionali reali e concrete, energiche. Alla base i paesaggi e vedute, prime e principali vittime delle violenze e dei saccheggi, delle forzature da parte di coloro che li vogliono arrogare a sé come esclusiva privata, come anacronistico privilegio aristocratico o baronale. L’invito reiterato è dunque quello di ben pianificare la qualità della vita con equità, solidarietà e sostenibilità tra gli interessati e tra gli interessi in opera. Sviluppare certo (…insistere oggi a parlare di crescita è palesemente irrazionale e controproducente), con moltissima saggezza e misura, ma porre al centro sempre e comunque il reintegro e cura dei beni e servizi preesistenti. È sciocco (puerile) divertirsi subito con “giocattoli” nuovi (le “grandi opere” urbanistiche, le nuove grandi infrastrutture), ora come visti all’orizzonte, abbandonando quelli vecchi o ghettizzandoli.
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