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Da un ‘uomo solo al comando’ alla…volata generale!

Agosto 20
06:08 2019

       Un governo con una maggioranza schiacciante non è riuscito a portare avanti nemmeno l’ordinaria amministrazione, attardandosi su decreti-slogans, litigiosità e campagna elettorale permanente con annessa propaganda di selfies.

La solidarietà, che pure fino a qualche anno fa poteva considerarsi un tratto identitario del popolo italiano è stata svenduta a favore dell’odio razziale e dell’arrogante primatismo del più forte. “Prima gli italiani’ non è uno slogan per identificare una corsa al meglio ma l’isolamento di una mentalità particolaristica e faziosa. Ci viene spontanea una battuta: ma se ‘prima’ ci sono gli italiani (quali?), ‘dopo’ chi ci sarà? La ‘solitudine dei numeri primi’ era il titolo di un libro di qualche anno fa.

Oggi un personaggio che in epoca recente sarebbe apparso un megalomane solipsista (cioè un esasperato individualista), non contento di aver invaso competenze di altri dicasteri e responsabilità, arriva a chiedere perfino i ‘pieni poteri’ cercando di emulare un personaggio che poi male finì, appellandosi anch’esso ad un popolo in via di estinzione (tenuto conto dei dati demografici!).

La preoccupazione è che gli italiani possano essere portati lentamente a credere all’incapacità di solidarizzare per risolvere i comuni problemi, per invocare invece (e poi osannare) ciclicamente un dittatore di turno (da Mussolini al ventennio berlusconiano, passando per il decisionismo craxiano) diventando quasi, per una sorta di mutazione genetica, antidemocratici e razzisti.

Ma Salvini, il presunto taumaturgo salvatutti di turno non è che un figlio spirituale di quel Berlusconi che ha portato a sublimazione alcune promesse già sentite: ‘meno tasse per tutti’, imprenditoria senza freni e sanatorie varie…

L’ayatollà padano, tra uno sbaciucchiamento alla corona del rosario, sbandierato a pro del colto e dell’inclita, e un ringraziamento alla Madonna per i voti (non religiosi) ottenuti, rende contenti e soddisfatti i cattolici dal battesimo facile (quelli ‘con l’idrante’: un battesimo non si nega a nessuno!), ma certamente rende un po’ meno contenti i credenti e praticanti ‘quotidiani’. Ma tant’è, quella ‘religione civile’, che già un decennio fa era sostenuta anche dai cosiddetti ‘atei devoti’ (e pseudo intellettuali) perché si poneva a difesa comunque di chiara identità ‘occidentale’ dei cosiddetti ‘valori cristiani’ purché esulassero dalle conseguenti pratiche solidaristiche, è oggi ampiamente diffusa. Una religione che scavalca la fede appellandosi ai principii senza attuarne una coerente prassi conseguente! E’ quella abbondantemente vissuta nel periodo del tandem Ruini-Berlusconi, con la mobilitazione delle ‘masse’ (i ‘family-day’, ecc.) sbandierando i cosiddetti ‘valori non negoziabili’ col risultato che né le mediazioni sono state sostenute, e tantomeno i valori sono stati difesi! A scapito di una formazione sociale ed anche ecclesiale che aveva bisogno di costanza, sacrificio, abnegazione e tempi lunghi.

E tuttavia a questa confusione tra religione e fede, col fare della prima un bell’orpello magari da mettere in mostra in TV, ci si è arrivati in maniera soft, con capillare e costante diffusione di messaggi rassicuranti (nonché fuorvianti). Si pensi alla saga dei ‘don matteo’ bernabeiani, dove al pubblico di bocca buona si propina un simpatico prete con talare (ammiccando alle sicurezze di un tempo…’tridentino’) ma che non disdegna di intrufolarsi con tanto paternalismo tra un misfatto e l’altro, ovviamente coadiuvato da una forza pubblica rassicurante come è quella della ‘Benemerita nei secoli fedele’! E’ un po’ la versione moderna di un passato in cui le autorità dei paesi erano costituite dal prete, il maresciallo e la coreografia del sindaco bonaccione! Il ‘don matteo’ di turno non parla di Concilio, né lo si vede mai ‘dir messa’ o animare campi-scuola giovanili! A questo si aggiungano i vari papi ‘fictionati’ (dalle reti berlusconiane alle TV di stato) conditi e romanzati con tanta retorica e ostentati luoghi comuni. La strada della ‘religione civile’ – che è qualcosa di differente dell’assunto crociano del ‘non possiamo non dirci cristiani’- è stata man mano lastricata dalla pletora dei festival delle ‘canzoni per padre Pio’(!), sponsorizzati da fraterie varie che in genere sono quelle (compresi preti di stampo …’ornamentale’) che si beano di  pseudo-pellegrinaggi (e non tanto quelli condivisibili verso i già noti santuari), ma più spesso dietro le novità di nuovi e recenti avvenimenti pseudomiracolistici, edulcorati anch’essi dall’etichetta del ‘turismo religioso’, che è  come dire che frate Francesco andò in Terrasanta per…girare un po’ il mondo, così come il gesuita Matteo Ricci andò in Cina per portarvi la…’civiltà occidentale’. Il che ovviamente non è vero. E non parliamo delle svolazzanti suore ballerine ormai risalite dai pendii della ‘valle di lacrime’. Si spaccia per modernità qualcosa che è solo superficialismo e ammiccamento all’andazzo consumista. Così come razzismo e violenza si sono infiltrate, tollerate e fatte proliferare per troppo tempo a partire dagli stadi e curate oggi con palliativi di discutibile effetto. D’altronde la TV rissaiola ha ridotto lo scenario politico alle zuffe caotiche e rancorose dei soliti noti: dagli Sgarbi alle Santanchè, a certi direttori di giornali in cui si sprecano le fake news, in un continuo gioco delle parti.

Anche nella chiesa cattolica sembra che siano da tempo emerse due tifoserie ‘papaline’ contrapposte.  Si esaltano i papi delle certezze, dei dogmi, delle sicurezze, e si ignorano o addirittura si contrastano i papi che parlano di solidarietà, accoglienza e misericordia e, perché no, anche di dubbi. E tuttavia in questa problematica società, pur se bisogna stare attenti a non generalizzare generalizzare, il ceto medio del conformismo non va demonizzato: è il risultato di una mancata formazione storica, sociale, scolastica e anche ecclesiale e religiosa oltre che orfana di un’autentica laicità.  E’ ovvio e urgente, ma non scontato, che tutte le agenzie educative se hanno la possibilità e la capacità di ancorarsi ad una solida base culturale devono poter rimettersi in gioco con decisione e coraggio prima che sia troppo tardi, per sostenere e diffondere quei principii e valori che tra l’altro sono già scritti nella nostra Costituzione, dal lato storico contrastando revisionismi e ‘tridentinismi’.

E in questo particolare momento, anche i partiti (si, quella forma partito che l’art. 49 della Costituzione ha previsto e che non è stata certo abolita), devono poter assumersi il loro ruolo effettivo che è quello di concorrere con metodo democratico alla politica nazionale, perché un ‘uomo solo al comando’  lo si può accettare solo per le corse…ciclistiche. Basta coi comitati elettorali sostenuti finanziariamente da chi ha più soldi, magari poi fatti sparire chissà dove…Se poi qualcuno vuol mettere il cervello all’ammasso ponendo la propria fiducia in un taumaturgo, beh, certo è libero di farlo.

Recuperare anche il ruolo del partito in politica, vuol dire basta con la farsa della cosiddetta democrazia diretta, con i ‘mi piace/ non mi piace’, con i sondaggi pilotati e gli insulti twittati.  La democrazia consiste nel partecipare attivamente e poter esprimere il proprio parere con cognizione di causa e voglia di cooperare per raggiungere risultati condivisi e non imposti. Purtroppo non credo lo si possa fare perché si è istituita nuovamente e semplicisticamente, nelle scuole, l’educazione civica (che, tra l’altro è un aspetto che dovrebbe sottendere tutte le altre materie, storia in primis!).

E parlando di partiti, non si può non far riferimento al principale partito di opposizione: il PD. Il suo rinnovo   non procede come dovrebbe, litigiosità e mancanza di idee sono ancora evidenti, e se anche il nuovo segretario sembra mettercela tutta, (ed è già un buon segno la proposta di separare l’incarico di segretario da quello di candidato presidente del consiglio, per un netto distinguo di ruoli e superamento di automatiche assimilazioni), tuttavia mancano prospettive di medio e lungo respiro…

Nonostante queste carenze e difficoltà (compresi i trasformismi di alcune sezioni o circoli di base dove dal renzismo si è passati repentinamente al zingarettismo senza un previo esame di…coscienza) il contrasto al sovranismo becero è, per ora, assunto volenti o nolenti solo dal PD  – auspicandosi però una strategia che metta insieme candidature ( dentro il partito e nella prospettiva di nuovi parlamentari) disponibili a lavorare seriamente, e non   strumentalmente ed egoisticamente impegnate alla rincorsa di posti o seggi parlamentari; così come è necessaria maggior democraticità interna, una capillare attenzione alla società e, certamente non da ultimo, la necessità e l’urgenza di un nucleo di intellettuali che portino idee e contenuti progettuali al partito anche se non saranno ‘organici’ ad esso. Non per niente la nostra società italiana (ma anche internazionale) sembra caratterizzata proprio dalla scomparsa degli intellettuali; non si parla più nemmeno del cosiddetto ‘pensiero debole’ di qualche anno fa. Mentre l’ipotesi non certo peregrina di un ‘nuovo partito’ che recuperi il ceto medio, i marginali e anche l’area del non-voto, (da più parti si suggerisce un novello partito di ‘cattolici’), può certamente realizzarsi, ma nella prospettiva liberal-sturziana e non certo secondo l’idea velleitaria di Calenda, e comunque non è questo il momento opportuno per realizzarlo.

Intanto, la ‘costituente delle idee’, lanciata da Zingaretti è ancora un contenitore indistinto e non definibile, senza contare che con lo stesso slogan (di cui almeno occorre rivendicare la primogenitura), fu già promosso – nell’ottobre del 2018 dall’Associazione di amicizia politica ‘Argomenti2000’ – un convegno, che a settembre prossimo terrà la sua terza edizione proseguendo lo studio e le prospettive su alcune grosse tematiche che oggi sono urgenti (‘Progetto Italia-Progetto Europa). Il PD dovrebbe anche andare in giro a conoscere tante di queste esperienze e farne tesoro, se non vuol continuare a inventare …l’acqua calda!

Tuttavia, un accordo con quanti non vogliono che torni ‘l’uomo solo al comando’, è indispensabile: Del resto, scrivevo mesi fa all’inizio di questa legislatura, che i Cinquestelle, una volta al governo si sarebbero dovuti cimentare con i veri problemi della nazione e avrebbero dovuto smussare certi angoli un po’ troppo spigolosi. Il che è avvenuto e sta avvenendo. Vedremo cosa ci riserva la politica nei prossimi giorni ma non sarebbe nemmeno da sottovalutare quel malessere, non ancora emerso completamente all’interno della Lega, di quanti non sopportano più l’arrogante e presuntuoso ‘capitano’. Infine, se si arrivasse a nuove elezioni, un interrogativo è doveroso: ma gli ‘italiani’, soprattutto quelli del Centro e Sud d’Italia, sono proprio convinti di voler votare per un padano da spiaggia – degno erede dei Bossi, Borghezio, Speroni e Calderoli – quell’uomo in mutande che li ha insultati per tanti anni?

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