Da un libro all’altro: la ‘nostalgia’ di un’altra vita, di un’altra Napoli…
Nostalgia di Ermanno Rea, Feltrinelli ed. 2022 – € 10,00 e-book € 6,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/
In Nostalgia, 2016, anno della sua scomparsa, Ermanno Rea (Napoli 1927- Roma 2016) narra il ritorno di Felice Lasco al rione Sanità dopo quarantacinque anni d’assenza durante i quali ha girato l’Africa per lavoro, accanto allo zio fratello della madre, e si è poi stabilito a Il Cairo; la storia di padre Rega, fautore della rinascita sociale ed economica del rione sulla scorta delle sue pregevolezze storico/archeologiche/ambientali; e il volgersi dello scrittore alle proprie preziose radici vendendo cara la ‘nostalgia’ al lettore che per le strade della Sanità scopre un paesaggio interiore ‘felice’, incontaminato, prezioso come un quadro del ‘500.
Felice Lasco è tornato a Napoli per soccorrere la madre che dopo ‘la fuga all’estero’ decenni prima, non si è più dato la pena di rivedere; la stessa versa in condizioni miserrime per una serie di circostanze ed è ormai solo l’ombra della bellissima ed abile guantaia che incantava i vicoli del rione e i molti clienti del laboratorio. Felice Lasco, che nel nome sembra portare un’indole di persona positiva e rilassata, ha speso la sua adolescenza con Oreste Spasiano, che poi è diventato un pericoloso camorrista, e condivide con lui un sanguinoso segreto. Tornato sulle strade di quella gioventù spensierata, eppure bruciata, con un bagaglio di esperienze e cultura diverso, rimane presto prigioniero dei ricordi, delle ‘sue’ strade, come quando le percorreva in moto: mai pago, stavolta, di scoprirne i segreti, la vitalità (in un nuovo Mistero Napoletano). Segreti più evidenti sul piano stradale; ctoni nel sottosuolo e nelle grotte; degli sguardi dall’alto verso il basso, possibili per la conformazione del luogo e le architetture millenarie. Sguardi stratificati che segnano anche l’essere delle persone con cui Felice si confida: l’anziano medico che raccoglie le sue confidenze, un vecchio spasimante di sua madre, padre Rega stesso… Ma il tempo non torna indietro e l’ebrezza della libertà (giovinezza) ritrovata, che Felice sente scorrere dentro e fuori fra la felicità ed il vento sulla faccia mentre ha ripreso le sue gite in moto, presentano il conto. Finale.
Mentre i Vergini, i Cristallini, il complesso dei Cinesi, Le Fontanelle, San Gennaro fuori le mura, Antesaecula, diventano la geografia complessa anche del lettore che se ne va trasognato fra le storie contate dalle pietre, in una sorta di guida di viaggio sentimentale che l’autore sembra consegnare come segno di rinnovata speranza verso gli abitanti della Sanità e le loro capacità di resilienza e creatività.
Mario Martone, da gran cineasta e regista teatrale qual è, trae dal romanzo il bel film omonimo (2022) e trasporta perfettamente sullo schermo i piani del rione, ipogei, stradali, sopraelevati, i ponti, gli sguardi, la felicità della ri-scoperta, lasciando in secondo piano la storia della rinascita del Rione, così come quella delle forze amiche ed avverse alla stessa. Affidando la parabola di Felice Lasco al volto, agli occhi scuri e liquidi, soprattutto, del talentuoso Pierfrancesco Favino. Al proposito una curiosità: l’attore tra il 2021 e il 2022, gira, fra gli altri, tre film (Promises di Amanda Sthers, Nostalgia di Mario Martone e Il colibrì di Francesca Archibugi), tre storie accomunate dalla cifra della nostalgia, dal legame ad un passato che non vuole andarsene. Attraversato dall’Alexander di Promises con una positività quasi incrollabile e definitivamente consapevole, la stessa, fino alla fine, del Marco de Il colibrì; quasi sventata e dimentica di sé la consapevolezza d’una gioventù strappata alle radici che l‘avevano caricata d’entusiasmo quasi magico quella di Felice in Nostalgia.
Ermanno Rea, attraverso le battaglie, le vittorie di padre Rega e del Monacone, della comunità tutta, la disillusione finale portata dagli uomini del solito capitalismo disfattista, attento solo a distruggere radici e ad avanzare nel profitto, lascia il proprio profondo testamento di artista e uomo in pagine, davvero, memorabili, archetipo per ogni proponimento umanista. (Ci chiediamo: testamento, forse, anche della scrittrice Elena Ferrante?). Sublime. (Serena Grizi)
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