Notizie in Controluce

 Ultime Notizie

Da un libro all’altro: Calandrone, Márai, Leccia, “L’Avversario” di Carrère

Da un libro all’altro: Calandrone, Márai, Leccia, “L’Avversario” di Carrère
Settembre 22
20:00 2024

Lo splendore dell’età verde, oltre la famiglia…

Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone, Tea ed. 2023 – € 12,00 e-book € 8,99 Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

La protagonista di Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone è una ragazzina e poi un’adolescente come tante, nel momento in cui ci si trova a guardare gli adulti che si consideravano come riferimento, e sembrano non esserlo più, con il dolore che consegue a quel che appare come un tradimento. Oppure potrebbe essere accaduto che sua madre, Consolazione, ne abbia scelto l’adozione, consapevolmente, assieme a suo marito quando questi era in vita, una coppia può farsi molta forza nelle scelte, mentre da donna ancora giovane, che si sarebbe sentita più libera senza famiglia, può avere avuto dei ripensamenti. L’autrice, visti gli elementi autobiografici della vicenda, sembra averlo capito ed accettato, perciò rinuncia a lamentarsi e questo è il suo gran bel pregio mentre fa passare se stessa o il suo personaggio attraverso mille specchi che sperimentano la sé bambina e adolescente ribelle, ‘maschiaccio’ o anche solo ragazzina di oltre la metà degli anni settanta, fra quelle a  cui la storia aveva già regalato nuovi modelli di ragazze, donne e femmine cui rifarsi, anche con sessualità non binarie cui guardare. L’autrice fa risuonare poi la, quasi, ‘follia’ dei lunghi pomeriggi d’estate al sole, quando gli oggetti e il corpo sembrano fondersi gli uni con gli altri, collante la noia, il caldo, quando anche l’immaginazione se ne va a farsi un giro largo. La poesia, il gioco del suono delle parole, la verità che deflagra attraverso la realtà, la salvano più volte dal peso d’una storia che, come un cerchio, sembra volerla ricacciare all’inizio, all’abbandono drammatico nella Città, Eterna, nella bellezza come nella cattiveria. Questo scritto di Calandrone è definito ‘lettera d’amore’ alla propria genitrice putativa e lo è in modo originale, teoria e storia d’una ossessione dove se Consolazione madre era gelosa, possessiva e dispettosa, Maria Grazia figlia non era da meno, pur se con meno strumenti per comprendere ciò che stava accadendo, data l’età. Il nucleo familiare si ridefinisce, dopo la scomparsa del padre, con le intercessioni della nonna che meglio comprende, e di più, le richieste di maggior libertà della nipote che cresce; mentre la madre non riesce ad andare oltre la propria condizione di donna che ha passato la giovinezza e che forse ha visto sfumare qualche opportunità di nuova famiglia mentre ancora le sorridevano gli anni. Il nuovo capitolo di questa storia familiare, Dove non mi hai portata, che arriva dopo ma che racconta l’abbandono, lo consideriamo un vero romanzo, con la puntigliosa ricerca delle riprove d’affetto della madre biologica, colei che ha voluto donarsi, donando, una opportunità più promettente di restare al mondo attraverso la figlia. In Splendi come vita, se tutto è riconducibile all’autobiografia, pur nella labilità che ogni scrittore riconosce al proprio ricordo e a quelli riportati dagli altri, il merito dell’autrice è di coinvolgere il lettore nei propri ragionamenti, oltre a quello tutto personale, ma utile ad ogni lettore che ‘cerca’, di aver voluto guardare dentro i nodi esistenziali uscendone artista, e perciò capace di comprendere in sé molte cose: «Sono figlia di Lucia, bruna Mamma biologica, suicida nelle acque del Tevere quando io avevo otto mesi e lei appariva da ventinove anni nel teatro umano. Sono figlia di Consolazione, bionda Madre elettiva, da me fragorosamente delusa.»

Raccontare il sentimento, fra classi sociali e guerre

La donna giusta (titolo originale: As igazi – Judit…és az utóhang) di Sándor Márai, Adelphi ed. 2004 – € 13,00, e-book € 5,99, traduzione di Laura Sgarioto e Krisztina Sándor. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

La donna giusta di Márai è definito romanzo d’amore ma il sentimento disinteressato che così dovrebbe essere definito, appare, forse, solo nella narrazione della prima donna che racconta i fatti, Marika. In realtà è un racconto a quattro voci ambientato negli anni quaranta, toccati dalla Seconda Guerra Mondiale, del clima che condusse ai fatti drammatici e di quel che accadde dopo con conseguenze più o meno catastrofiche sulle classi sociali dei rispettivi narratori. Un matrimonio, e quindi non proprio un amore per almeno uno dei protagonisti, è il filo rosso del racconto e potendolo dichiarare ‘non riuscito’ ha avuto già le sue conseguenze sui narratori. Gli stessi, provenendo da almeno tre classi diverse, (benestanti, nobili seppure di recente nomina, una cameriera ed un musicista) guardano con non troppo sottile ironia alle altre classi, ne sottolineano i troppi vizi e le poche virtù. Fra le varie scritture di Márai, anche se si riconosce a questo autore straordinario la capacità di mettere in relazione caratteri propri dei personaggi con le contingenze della loro epoca, questa sembra una delle meno riuscite: per la difficoltà ad entrare davvero in un linguaggio femminile (la ex domestica Judit ripete decine di volte un improbabile, interlocutorio, ‘amore mio’); per qualche accento sessista, anche se più facilmente attribuibile oggi che quando fu scritta l’opera, che però nel racconto si rintraccia in convinzioni che appaiono ritrite anche per l’epoca. C’è qualcosa che brucia all’autore nello scrivere, una ‘brace’ cova sotto la trama: e forse ciò che per difetto non diviene mai esplicito si trasforma nella molla giusta per far procedere la scrittura che, per altro, invece, in alcuni passaggi potrebbe apparire sin troppo prolissa. L’ultimo capitolo, che dovrebbe essere di chiarimento ed epilogo, il più ampio dei tre in cui è divisa l’opera, è stato aggiunto in seguito dall’autore slovacco ma, per l’appunto, non fa che aumentare il mistero dell’opera poiché in alcuni passaggi l’autore sembra spiegare a se stesso qualcosa che ha capito sui rapporti fra le persone e sulla ‘modernità’ che sconquassa le vite dei personaggi fra le pieghe d’una trama che varca l’Oceano per approdare a New York. Forse la parte più vera del romanzo è proprio la sensazione che se ne trae: l’impossibilità, che diviene contemporanea, di una relazione amorosa adulta la quale non è in grado di arginare al proprio interno le influenze culturali, familiari e sociali così da condannarsi, sempre più spesso, allo spegnimento: «La vita crea situazioni molto più intricate. E lavora con uno spreco impressionante. Non può star dietro alle Marika…può badare solo all’insieme, a tutte le Marika e le Judit e i Péter presi nel complesso – perché è nella totalità che comunica ed esprime qualcosa».

Il passaggio all’età adulta è anche una traversata del Sahara

La mia Dakar (titolo originale: Mon Dakar) di Jean-Baptiste Leccia, Modu Modu ed. 2020 – € 9,00, e-book Non disponibile traduzione di Antonella Colletta. Queste edizioni, con molti bellissimi titoli, sono distribuite per strada da ragazzi e ragazze africani.

Seguire lo scrittore, di origine corsa, Leccia nel suo peregrinare africano negli anni ’70 del ‘900 è un’avventura trascinante che si augura ad ogni lettore, almeno qualche volta. Ci sono libri, infatti, che vanno letti così, correndo dietro alle righe che conducono all’avventura seguente e poi ad un finale che, lontano dall’essere deludente, si vorrebbe non arrivasse mai. Il diario di questo post-colonialista racconta di un’Africa dolce, nella quale si poteva andare in giro, in auto, per giorni, decidendo il percorso sulle carte, tra decine di forature di gomme e spaccature del semiasse, a cercare le piste fra le sabbie del deserto per arrivare alle mete agognate. Fra amici che avevano frequentato gli studi assieme, vivendo pezzi interi di gioventù alla ricerca di un porto sicuro per il capitolo ‘adulti’ fra sbornie, avventure con coetanee alla ricerca dell’anima gemella e i ricordi condivisi con ‘quelli di sempre’, frequentati finché, alla soglia dei settant’anni, qualcuno molto amato si è perso per sempre. Leccia mette in campo un alter ego e qualche fotografia che rende chiara la difficoltà del viaggio nel deserto ma non squaderna compagnie facilone, né troppe notti brave, raccontando il brivido dell’essere giovani per quel che è; ed anche, con onestà, il suo aborrire il colonialismo che trattava i nativi senegalesi, e altri, come servi stupidi a cui rifilare una pedata nel sedere se solo si azzardavano a chiedere qualcosa per loro, dopo ave lavorato come muli. Qui c’è un’Africa che chiede meno all’Europa e una generazione di europei post-colonialisti che assapora la libertà d’una terra incontenibile, che pur nelle difficoltà burocratiche portate dagli invasori dona sempre ospitalità attraverso il piatto di cibo, il miglior letto nella propria capanna, la condivisione della socialità, un mondo inimmaginabile, in larga parte, oggi.  Lo sguardo di Leccia sull’Africa lo fa entrare di diritto fra i bei libri della collana Modu Modu, e altre similari, che spesso ragazzi africani vendono sulle spiagge e che per la maggior parte sono veri capolavori del romanzo d’avventura con molte considerazioni sull’europeo, per non dire italiano o francese, molti elementi interessanti sul Continente che crediamo di conoscere, ma che non possiamo invece conoscere data la sua grandezza; donando atmosfere inattese dove l’umanità è ancora al centro della scena del mondo come lo sono gli animali, le piante e gli ambienti, come il deserto, vero signore di molti stati africani.

«Si cercherebbe invano di leggervi, (nel diario del viaggio n.d.r.), le sensazioni di fronte alle varietà dei paesaggi, i tramonti e i chiari di luna, i bambini che corrono dietro alle auto ogni volta che si attraversava un villaggio, i segni fraterni dei contadini nella savana…».  

Quando l’avversario non è fuori da se stessi…

L’Avversario (titolo originale: L’Adversaire) di Emmanuel Carrère, Adelphi ed. 2013 – € 17,00 e-book € 17,00 traduzione di Eliana Vicari Fabris. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

Nel 1993 Jean-Claude Romand stermina la propria famiglia: moglie, due figli piccoli ed i suoi genitori, dopo aver provato a strangolare l’amante. L’uomo ha costruito la propria vita su un castello di menzogne spacciandosi per ciò che non era, millantando titoli e con un tenore di vita fuori dalle proprie possibilità; quando capisce che, per diversi motivi, l’impalcatura della sua esistenza adulta non può reggere più, diventa un efferato omicida. L’uomo è un tipo poco appariscente, sempre molto gentile e capace di catturare con la sua abilità oratoria l’attenzione degli altri tanto che per anni amici e conoscenti l’hanno creduto un medico importante, senza essere sfiorati da un dubbio, pur non avendo mai visitato il suo ufficio né avendo mai incontrato un suo collega. Nella storia l’autore Emmanuel Carrère ci vede subito pane per i propri denti, poiché l’autore ha accettato di narrare senza scandalo tutto ciò che di umano accade sotto il cielo pur facendo fatica, in questo caso, ad andare oltre la tragedia familiare e il suo strano protagonista: sono cambiati i tempi dal capolavoro A sangue freddo e Carrère non ha l’ambizione di diventare un nuovo Capote. Dà come titolo al suo reportage sui fatti e sulla personalità affabulatoria di Romand, uno dei nomi di Satana, L’avversario, per l’appunto, e si convince presto che oltre l’apparenza nell’apparenza, un omicida efferato che fa tutto quello che fa per la vergogna di affrontare i suoi fallimenti, Romand non sia altro che un grosso truffatore che ha vissuto alle spalle degli altri prima di tutto dal punto di vista economico. Solo la preoccupazione di essere scoperto lo abbia condotto agli omicidi i quali, più che rivelare un disagiato, per quanto si tratti d’una personalità complessa, rivelano per prima cosa un ladro, di soldi e di fiducia, strappati entrambi senza remore. Romand sarà capace di altre non trascurabili imprese anche dietro le sbarre, seducendo e affabulando anche se, in fondo, ogni seduttore/affabulatore sembra ‘pescare’ le proprie vittime fra quelli disponibili a farsi adulare. Fra tanti dubbi Carrère scriverà il libro, che non diventa l’opera della sua vita, su un personaggio niente affatto prevedibile e Romand, scontata buona parte della sua pena, oggi in libertà vigilata con braccialetto elettronico, sarà completamente libero nel 2029. (Serena Grizi) 

 

Articoli Simili

0 Commenti

Non ci sono commenti

Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?

Scrivi un commento

Scrivi un commento

Ricordi in un vecchio video

MONOLITE e “Frammenti di visioni”

Categorie

Calendario – Articoli pubblicati nel giorno…

Settembre 2024
L M M G V S D
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30  

Presentazione del libro “Noi nel tempo”

Gocce di emozioni. Parole, musica e immagini

Edizioni Controluce

I libri delle “Edizioni Controluce”