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Cristo si è fermato a Eboli

Aprile 27
07:10 2011

Da tempo si parla di Unità d’Italia, ci si infiamma con l’Inno di Mameli che viene rivisitato, spiegato, commentato, rivalutato; si rievocano episodi di eroismo e l’amor patrio sembra sprizzare da ogni poro. Si ascoltano canti patriottici come il Va pensiero del Nabucco di Giuseppe Verdi o La Leggenda del Piave, che ci affratellano nella mente di chi prima di noi ha lottato perché questa Italia fosse un Paese unito. Si rileggono libri, si partecipa a conferenze sul Risorgimento, sul Romanticismo e si rispolverano biografie dei Padri della Patria. Un bel fervore, non c’è che dire: tutti… o quasi, ne siamo presi, coinvolti, appassionatamente trascinati. Recentemente, però, mi è capitato di essere testimone di un episodio singolare che interessa, tuttavia, una sparuta minoranza: sono gli abitanti di una zona d’Italia dimenticata da tutti, trascurata, cancellata forse anche dalle carte geografiche. Una zona che si trova in una delle più belle regioni del Sud, testimone della grandezza della Magna Grecia. Un nome emblematico tristemente noto per tragedie che si sono succedute nel tempo e che confermano che l’Unità d’Italia è qualcosa ancora di là da venire. Chi non ricorda qualche anno fa, quando la tragedia di Francesco Fortugno, medico e politico assassinato nel 2005 a Locri, catalizzò la pubblica opinione? I giovani locresi insorsero con un «E ora ammazzateci tutti!». Forum, telegiornali, tavole rotonde, accesi dibattiti e la scoperta dell’acqua calda: non ci sono collegamenti degni di tale nome, vie, strade, treni, aerei, carrozze e diligenze che conducano direttamente nella Jonica, in questo meraviglioso luogo profumato di sole e di mare, ma isolato dal resto del mondo. Per raggiungerlo, comodamente si può arrivare con l’aereo a Reggio Calabria, a Lamezia Terme e da lì si può noleggiare un’auto se si vuole arrivare a Siderno, a Locri, a Gerace… per non parlare delle zone interne aspromontane. Oppure con il treno si giunge, sempre comodamente, se si vuole viaggiare di notte in cuccetta, alla stazione di Lamezia e lì con un confortevole autobus delle ferrovie si perviene alla costa in tre ore o forse più, ammettendo di avere il mezzo pronto a disposizione. Esisteva fino a poco tempo fa un collegamento ferroviario che consentiva di viaggiare la notte e giungere direttamente alla stazione di Locri. In gennaio è stato soppresso: l’insistente e prolungata voce di protesta degli abitanti del posto, dello stesso Vescovo di Locri è rimasta inascoltata. Così gli studenti che frequentano a Roma l’Università, per raggiungere la famiglia, magari si sottopongono a otto ore di autobus o si adeguano alle condizioni appena descritte. Recentemente una collega ha affrontato questo viaggio: partita da Termini poco prima di mezzanotte è arrivata a Lamezia Terme dopo le cinque del mattino, ma l’autobus non è stato disponibile che dopo le 6 e 40, con vive proteste dei viaggiatori che avevano invece programmato dovesse essere là sul posto; avrebbero potuto altrimenti organizzare altre modalità per proseguire il viaggio. Morale della favola: soltanto dopo poco più di tre ore sono riusciti a giungere a destinazione. Tutto questo a circa 600 chilometri da Roma. Quasi dieci ore di viaggio (da notare che Roma-Milano, stessa distanza, con la ferrovia si copre in tre ore ed è possibile proseguire agevolmente nelle zone periferiche!). A quanto pare nel 2011, alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, pur con il discusso progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, Cristo è ancora fermo a Eboli.

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