Crisi nei settori musicali: Lettera al ministro Bondi
Lettera aperta delle Fondazioni:
Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Teatro dell’Opera di Roma
Teatro alla Scala di Milano
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Di fronte alla crisi economica che investe pesantemente anche il settore della lirica e della musica sinfonica, occorre una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti. Le Fondazioni firmatarie di questo documento non si riconoscono nella politica associativa dell’Anfols, in particolare su alcuni temi fondamentali riguardanti la situazione e il futuro della musica lirica e sinfonica, apparsi recentemente anche sugli organi di comunicazione. Le medesime Fondazioni, dopo il recente incontro tra i Sindaci, i Presidenti ed i Sovrintendenti, hanno accolto la proposta del Ministro Bondi di avviare un tavolo di lavoro per individuare soluzioni condivise e che siano risolutorie rispetto ai nodi principali del settore, ma non possono non sottolineare come la situazione drammatica che si è determinata a seguito dei tagli inflitti al settore comporta una crisi di estrema gravità che conferma la non sostenibilità dei tagli rispetto al sistema.
Occorre precisare, pertanto, i punti fondamentali sui quali avviare il lavoro in direzione di una seria e lungimirante riforma del settore:
1. L’Opera lirica, la tradizione del Belcanto, la nostra musica sinfonica sono ancora oggi uno dei prodotti culturali italiani di eccellenza nel mondo. Un pezzo essenziale del “made in Italy”. E’ stata per secoli, e lo è tuttora, anche una delle modalità di apprendimento della lingua italiana all’estero e di comunicazione della nostra identità culturale. Intorno ad essa sono stati tramandati significati poetici, sociali, tradizioni artistiche ed artigianali ancora vive ed apprezzate.
Dopo una fase complessa, dovuta anche ai tempi di assestamento dei Teatri dalla natura pubblica a quella privata, negli ultimi anni alcune Fondazioni hanno compiuto uno sforzo notevole sia per rafforzare la presenza all’estero sia per favorire la partecipazione di un pubblico sempre più ampio. In questa prospettiva, sono state molte le iniziative messe in campo che hanno portato, anche di recente, ad importantissimi risultati e al gradimento da parte dei giovani, di nuove categorie di pubblico e degli operatori internazionali. In termini di apprezzamento delle attività e della produzione, le Fondazioni che sottoscrivono il presente documento stanno godendo, dunque, di un generale consenso e apprezzamento, come risulta dal numero delle produzioni, dalle presenze del pubblico, dalle “uscite” sugli organi di informazione. Tutto ciò a fronte di una immagine generale del settore certamente non positiva, rispetto ai temi dei bilanci, dell’organizzazione e della gestione interna. Una comunicazione che, su questo aspetto, non ha sufficientemente evidenziato la realtà di quelle Fondazioni, nei campi della Musica e della Danza, che hanno mostrato grande capacità di rinnovamento e di rigore, anche rispetto al controllo e alla qualificazione della spesa.
2. L’intervento pubblico nel settore della cultura e della musica lirica e sinfonica deve essere considerato un vero e proprio investimento e non una spesa improduttiva. I dati dimostrano che gli spettacoli e le attività delle Fondazioni generano e, talvolta, sostengono in modo considerevole numerose iniziative economiche e imprenditoriali ad esse collegate direttamente ed indirettamente nel territorio. Si pensi, ad esempio, al portato di queste iniziative sul turismo culturale, che costituisce sempre più una risorsa fondamentale per il nostro Paese, come ben dimostrato dagli studi sull’economia dell’arte. Peraltro, la caduta dell’intervento dello Stato genera un effetto conseguente non solo su quello delle Regioni e degli Enti locali, ma anche sull’impegno delle imprese che nell’ultimo decennio, per la prima volta, sono state coinvolte a sostegno della gestione, con contributi significativi.
3. La condivisione di questi punti sostanziali deve portare, al di là delle affermazioni teoriche e di principio, ad una reale e seria riconsiderazione dei tagli del Fondo Unico per lo Spettacolo che, se confermati, pregiudicheranno certamente non solo lo sforzo e i risultati sin qui ottenuti, ma anche la tenuta stessa del nostro settore nei prossimi anni, in particolare sul piano del confronto internazionale.
Per questo, la necessità di adeguate risorse è una esigenza imprescindibile, secondo una logica pluriennale che dia certezza e renda possibile la programmazione delle attività. Tenendo conto che:
– il privato, sia le persone fisiche che le imprese, non può essere in alcun modo considerato il surrogato del mancato intervento pubblico. Anzi, le esperienze italiane ed europee confermano esattamente il contrario, e cioè che a flessioni significative della presenza economica delle istituzioni consegue una tendenza al disimpegno da parte dei privati.
– dalla diminuzione della produzione (del numero degli spettacoli e delle attività) non consegue alcun vantaggio, anzi un danno economico per le Fondazioni. Come è noto, la struttura di bilancio registra costi fissi (personale, gestione degli spazi etc) particolarmente elevati nel settore. Pertanto, una riduzione delle attività non genera automaticamente la conseguente significativa riduzione delle spese ma, al contrario, un mancato introito certo derivante dalla vendita dei biglietti e dagli sponsor.
– D’altra parte, non bisogna dimenticare le finalità sociali, sulle quali è stata sempre orientata, e tale deve rimanere, l’attenzione prevalente della produzione artistica e musicale, il suo ruolo educativo verso i giovani, quello di trasmissione dei valori civili, di riaffermazione delle tradizioni e delle identità del nostro Paese. La definizione, il raggiungimento e la verifica di programmi e risultati, nell’ottica della musica come servizio pubblico, deve essere posta al centro dell’attenzione tanto quanto le questioni di bilancio.
4. Lo strumento delle Fondazioni, nato con la legislazione di 10 anni fa, seppur richieda interventi normativi che risolvano alcuni problemi messi in luce dall’applicazione delle norme e dall’esperienza di questi anni, ha consentito l’avvio di un processo virtuoso di cambiamento nella cultura gestionale e il raggiungimento di importanti obiettivi di efficienza, di incremento del budget e di maggiore operatività gestionale. Molti dei problemi evidenziati nel dibattito più recente (sprechi, diseconomie, scarsa produttività del lavoro, insufficiente qualità artistica, limitato coinvolgimento dei privati, depauperamento del patrimonio), rispetto ai quali viene denunciato lo stato di crisi del settore, vanno approfonditi e verificati caso per caso, e comunque attengono per lo più alla sfera di responsabilità e di azione gestionale delle singole Fondazioni, con l’eccezione di eventuali deficit conseguenti a inattese e significative riduzioni delle risorse legittimamente attese da parte dei Fondatori pubblici e, in particolare, dello Stato, che hanno gravato su programmi e contratti già definiti.
5. Il perseguimento della qualità artistica sul piano internazionale e dell’incremento della produttività, obiettivi che devono rimanere prioritari e imprescindibili e che devono essere tenuti nella massima considerazione anche rispetto ai criteri di riparto delle risorse, non possono che passare attraverso la piena valorizzazione delle professionalità dei complessi artistici e dei settori tecnici e amministrativi, vera risorsa del sistema e non peso che aggrava la struttura dei costi. Il problema dei contratti, sia per gli aspetti regolamentari-organizzativi che per quelli economici, va affrontato in modo coraggioso ed aperto, anche eliminando anomalie e vecchi privilegi, ma attraverso il confronto ed accordi tra le Fondazioni e le rappresentanze dei lavoratori. Si tratta di ricercare quella convergenza di intenti tra gli amministratori e i lavoratori, nel rispetto del pubblico, capace di superare conflittualità ed emergenze economiche e finanziarie. Provvedimenti legislativi potranno essere sostenuti con carattere di straordinarietà, aventi il precipuo fine di sostegno del settore.
6. Vanno approfondite soluzioni anche legislative e statutarie per alcuni cambiamenti dei sistemi di “governance” e di controllo superando le evidenti contraddizioni nelle quali le Fondazioni lirico sinfoniche sono costrette a vivere. Occorre, quindi, seguire un percorso per migliorare la qualità e l’efficienza attraverso gestioni autonome, responsabili ed affidate a persone competenti. I Sovrintendenti che sottoscrivono il presente documento, pertanto, non si riconoscono nelle decisioni assunte in sede di Assemblea ANFOLS del 4 dicembre 2008 e proporranno ai rispettivi Consigli di Amministrazione la loro uscita dall’Associazione.
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