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Crisi e precariato: proviamo a spiegarli con la matematica!

Crisi e precariato: proviamo a spiegarli con la matematica!
Ottobre 19
22:00 2013

Robert Doisneau, una maestra, Parigi, 1956L’Italia fa parte della Comunità Europea dove è previsto che, per potersi abilitare, siano sufficienti tre anni di insegnamento. Quindi anche in Italia! Come mai i conti non tornano? Eppure, sembra matematico. In insiemistica, se chiamiamo Europa un insieme di Stati e chiamiamo Italia l’insieme delle regioni italiane, poiché ogni regione che appartiene all’insieme Italia è anche membro della Comunità Europea, dunque, appartiene all’insieme Europa.

Quindi, l’insieme Italia è un sottoinsieme dell’insieme Europa. Ogni elemento dell’insieme Italia è anche elemento dell’insieme Europa. Per cui, ogni elemento dell’Italia è conforme ad ogni elemento dell’Europa. Ecco perché i conti non tornano, perché non tutti gli elementi sono uguali! In Italia, il percorso di chi aspira a diventare insegnante si trasforma in un labirinto a volte addirittura ‘mortale’. Ci sono quelli che arrivano al traguardo a 62 anni, come è successo ad un’insegnante di educazione artistica dopo trentatré anni di supplenze, ormai ad un’età in cui si avvicina alla pensione, senza poterla maturare. C’è anche chi esasperato si toglie la vita, come è successo a Carmine Cerbera di 48 anni, per lui “essere senza lavoro era un tormento”. Poi, c’è chi riesce ad essere ‘risparmiato’, grazie da un concorso il cui bando non tiene conto delle esperienze e di altri titoli, ma solo del diploma o della laurea secondo le materie da insegnare. Come il caso del concorso bandito l’anno scorso dal Ministro Profumo, in cui in palio c’era l’immediato inserimento in cattedra e i posti erano addirittura da uno a tre per ogni classe di concorso, destinati a milioni di aspiranti, senza la possibilità di formare una graduatoria. Anzi, questo concorso ha abolito la graduatoria in vigore dal 1999/2000, così, chi già aveva conseguito l’abilitazione e aveva insegnato per dodici anni si è ritrovato in gara con chi si era appena laureato. Ad esempio, per la classe di concorso dell’insegnamento di laboratorio tecnico pratico, una ragazza di 21 anni, diplomata, ha ottenuto un’assunzione a tempo indeterminato, perché per questa classe di concorso si richiedeva il solo diploma. Una disparità di trattamento in confronto a tutti gli altri e tante anomalie rispetto alla Comunità Europea, il tutto a discapito di vite umane. Il lavoro diventa, così, una vincita al lotto. E pensare che la nostra costituzione prevede all’articolo 2 che «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…»! Un professore precario, il 7 settembre 2013, ha scritto una lettera al sito di Orizzonte Scuola. Egli spiega e chiarisce l’importanza del servizio da lui svolto: «Riguardo poi all’accusa di non essere mai controllati nel nostro lavoro, vorrei ricordare che esistono i Dipartimenti e che ogni Docente deve presentare il proprio piano di lavoro; i registri personali vengono periodicamente controllati ed alla fine dell’anno è necessario stilare un programma che viene firmato dai rappresentanti degli studenti e siglato dal Dirigente Scolastico. Sinceramente non credo siano accettabili ulteriori attacchi alla nostra professionalità.» (http://orizzontescuola.it/news/apertura-graduatorie-ii-fascia). Si parla tanto di sistemare i giovani e non si normalizzano le posizioni di chi ormai vive di praticantato. Vite umane trattate come bottiglie di vino imbottigliate in annate andare a male!

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