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Criminalità organizzata e mafia sconosciute ai Castelli Romani?

Criminalità organizzata e mafia sconosciute ai Castelli Romani?
Agosto 12
09:39 2024

Con il caldo soffocante e nel lungo periodo la chiamata della terra diventa più stringente. Anche per il territorio dei Castelli Romani, divenuto area metropolitana nel 2015, e al quale non è bastato, non basterà neppure, purtroppo, la tutela di un parco regionale. Molti altri territori circostanti, verso il mare e verso le strade a grande scorrimento, sono stati sottomessi, oltre che dall’incuria umana, dall’inquinamento, dal consumo di suolo per costruzioni inutili, dalla totale indifferenza verso un passato importantissimo ed un (eventuale) futuro alla pari importante, anche attraverso incendi e periodici scarichi di immondizie e plastiche che sembrerebbero studiati a tavolino. Occorre osservare le corrispondenze fra questi scarichi massicci di immondizia e plastiche e l’arrivo nelle aree delle ragazze sfruttate per la prostituzione da bande criminali e mafie e per svalutare intere parti del territorio al fine di renderle svendibili e trasformarle in ‘non luoghi’ dove poi si potranno finalmente costruire aree di capannoni per ‘attività fantasma’ o lotti di casette a poche lire, rivendute a peso d’oro. Il fine principale di questa cantieristica non è la promozione territoriale né l’occupazione, né tantomeno la residenzialità (riqualificare attraverso l’edilizia è stato un faro degli anni ’90). L’unico fine sembra essere il riciclaggio di denaro sporco ed i territori oggetto di tali attenzioni sono perduti per sempre. Ecco perché resta bassa l’incisività delle proteste ambientaliste e civiche di ogni segno, una incisività puntiforme, le briciole lasciate dalla criminalità, la quale potrebbe essersi estesa anche nell’investire in attività una volta virtuose del territorio e che non aspetterebbe altro, per esempio, che si perdesse la ragione che tiene in piedi l’attività boschiva (anche questa mira di interessi criminali poiché i territori collinari e poco penetrabili da qualsiasi mezzo di locomozione possono rappresentare un limite alla svalutazione totale di lotti già difficili ‘da prendere’, rispetto ad altri, data la conformazione); o la ragione, anche questa preziosa, della piccola imprenditorialità familiare, al fine di prestare soldi a tassi impossibili per attività sempre più grandi in attesa di guadagni più alti, ma che possono finire incendiate non appena non si paga quanto richiesto a chi ha ‘investito’ i soldi. Un incendio vastissimo si è sviluppato anche alle porte del Parco Nazionale d’Abruzzo, la scorsa settimana, le sue braci fumanti sembravano ‘puzzare di avvertimento’…

Ai tavoli di qualsiasi ente, per qualsiasi ragionamento, occorrerebbe tenere presenti le mire espansionistiche di chi brucia e distrugge in nome di nessun progresso, ma solo per il qui e l’ora, per rendere i territori assoggettati alla devastazione delle loro radici, e quindi per distruggere un turismo sano (tenendo solo attività redditizie ai massimi livelli), alla penuria d’acqua, alla distruzione finale. Il pericolo sembra essere enorme, l’unica salvezza è rappresentata dal non credersi paladini del territorio da soli, in iniziative che sperperano energie e capacità personali, ma cercare le più ampie alleanze fra persone di buona volontà e con competenze scientifiche, oltre con attaccamento al territorio e desiderio di bellezza. (L. Mari)

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