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Credo – Non credo

Luglio 01
11:13 2020

“Non ho alcuna convinzione personale, non ho pregiudizi, sono completamente aperto”   disse Osho. Ecco la chiave di volta per un ricercatore e vorrei scolpirla nel mio cuore: “Nessuna convinzione, nessun pregiudizio, apertura totale”.

Fukuoka diceva che l’unica certezza che abbiamo è osservare che il sole sorge a est e tramonta ad ovest, più di questo non sappiamo, se poi ci vogliamo costruire sopra  una religione una magia una scienza attorno   siamo liberi di farlo,  purtroppo questo è stato fatto sempre con violenza sopraffazione e prevaricazione, è un dato di fatto evidente.

“Se queste attività speculative umane fossero state fatte rispettando sempre la natura umana e quella dei luoghi non ci sarebbe stato niente di male -afferma l’amico Ferdinando Renzetti-  naturale sarebbe stato, come nell’antica Grecia, il “dissoi logoi”(«Ragionamento doppio»), e  attraverso il dialogo e il confronto decidere assieme se era utile alla comunità continuare a guardare le cose nella pace nella convivialità e nell’armonia”. 

 

Questa che segue è   la mia risposta al  se credo o non credo.    Da lontano ci giungono, pregne di una saggezza senza tempo, le suggestive e ispirate strofe del Rig-Veda:

Nessuno sa da dove

la Creazione abbia avuto inizio.

Se da Dio sia o non sia provenuta.

Solo Colui che dal cielo

ogni cosa osserva lo sa,

e, forse, nemmeno Lui lo sa.

Già, “forse nemmeno Lui lo sa”, in questa semplice frase è racchiusa l’antica saggezza vedica, l’onniconoscenza è solo una supposizione, la vera conoscenza è la consapevolezza di Sé.

“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino)

Ma torniamo terra terra ad analizzare come il “credere” sia stato strumentalizzato a fini di potere.  Ci sono due categorie di persone che piacciono ai potenti: i leccaculo, adulatori per mestiere,  che campano di piaggeria e  frode  e poi  gli ipocriti, falsi critici, che alla prima occasione svendono la propria filosofia in cambio di prebende e favori.

Dell’una e dell’altra categoria  io non faccio parte ed è per questo che sono ancora “fermo” all’infanzia. Ovvero sono ancora un bambino che guarda il mondo con i suoi occhi e dice quello che vede.

Questo modo d’essere lo ho appreso “tempo addietro” da una maestra ed un maestro che ebbi nella scuola elementare, furono loro che con l’esempio concreto, attraverso il proprio  comportamento pulito, istillarono in me le qualità della nobiltà d’animo.

Stranamente entrambi potrebbero essere considerati dei “falliti” – dal punto di vista della carriera- due vecchi insegnanti rimasti immobili ai primi gradini della scala gerarchica, in fondo erano due emarginati che insegnavano in piccole scuole degradate di periferia… ma per loro educare era una missione.

Ma lasciamo da parte queste considerazioni che ci porterebbero altrimenti a crudeli analisi sullo stato attuale della scuola, soprattutto dopo le ultime decisioni governative di rivedere il modello della scuola pubblica.

Il fatto è che i bambini nella nostra società non sono più incentivati a pensare con la loro testa, a crescere riconoscendo i valori dell’etica e del bene comune, essi sono strumentalizzati  e visti in chiave di utilità commerciale, di proposizione politica o religiosa, ed inquadrati sin da piccolissimi nella schiera dei consumatori, semplici ingranaggi funzionali. Non son loro gli esseri umani che erediteranno la terra?  No, insignificanti rotelline di un meccanismo cartesiano e minimalista. Con questo sistema educativo il “credere o non credere” è solo un fatto strumentale.


Ciononostante casualmente appare qualche giovane saggio che è in grado di gridare “il re è nudo”.  A questo proposito mi sovviene una storiella, forse vera e comunque verosimile,  la ho appresa da Osho,  ed il fatto sembra accadde realmente in una scuola missionaria d’oltre oceano.

Un prete svolgeva la sua opera apostolica  in uno sperduto villaggio nella foresta amazzonica. La missione si presentava bene, prima aveva preso in cura i malati, poi era  passato  agli anziani e  poveri infine aveva costruito una chiesa con un oratorio per poter insegnare la religione ai bambini. Un giorno stava spiegando la bibbia e raccontava la storia dell’uomo, del peccato originale, della faticosa  via verso il  bene e di come il compassionevole Gesù fosse venuto in terra per redimere i peccatori che si erano pentiti ed affidati a lui.

Dopo aver così istruito i bambini, per vedere se avessero capito bene il concetto della religione cristiana, chiese ad alta voce alla classe: “Ecco dopo aver ascoltato quel che ho detto chi sa dirmi in sintesi qual è il messaggio della religione?”. Subito un ragazzino sveglio si alzò e disse: “Io l’ho capito, il  messaggio è che bisogna peccare”.

“Come sarebbe a dire – obiettò il prete-  se ho parlato male del peccato dall’inizio alla fine?”.  Ed il bambino: “Tu hai detto che l’uomo è un peccatore, ma egli deve necessariamente peccare per poi potersi pentire e  prendere rifugio in Gesù che lo salva… Senza peccato quindi  non c’è redenzione”.

Questa storia fa un po’ ridere ma anche un po’ piangere giacché ci fa vedere come la permeabile mente infantile assorba e si adegui al messaggio che viene trasmesso.

Tornando al discorso dell’educazione infantile rilevo con meraviglia che i modelli steineriano e montessoriano sono  stati entusiasticamente accolto in paesi poveri, come ad esempio l’India, mentre vengono osteggiati e negletti qui in Italia… ma questo la dice lunga sul tentativo in corso di controllare e dirigere le coscienze infantili. Ed è  il meccanismo perverso della “conversione” ai bisogni sociali delle duttili menti dei bimbi.

Questa odierna utilizzazione impropria della scuola è –secondo me- simile all’impiegare la gioventù al “libro e moschetto” dell’era fascista.

L’uso dei bambini ai fini consumistici è evidente senza descrizioni ulteriori basta sfogliare qualsiasi rivista e si constata che il 70% della pubblicità è rivolta od utilizza i giovani come esca… Nessuna meraviglia poi che nella società sia ogni giorno più evidente il degrado morale,  violenza, pedofilia e prostituzione minorile. E poco tampona la stura immonda il perbenismo finto e la religione di facciata.

Ma non voglio terminare questo articolo con un messaggio disperato, anzi vorrei concludere questa mia riflessione sull’infanzia con un elemento positivo.

Ed ecco la buona notizia.  Controcorrente l’affermazione dura di molti bimbi maleducati che dicono “questo è mio” oppure “voglio (o non voglio) questo..”  il mio nipotino Sava, che viveva a Calcata, ed al quale nulla veniva suggerito o negato perentoriamente e senza che nessuno di noi lo avesse  specificatamente imboccato diceva “questo mi piacerebbe” oppure “vorrei (o non vorrei) questo o quello…” e da quel  condizionale ne nasceva un dialogo costruttivo da cui far uscire fuori la paritetica possibilità di accettare o respingere senza assolutismi (il  “dissoi logoi”  di cui sopra).

Tra l’altro  la madre di Sava talvolta  si lamentava per l’insofferenza del bambino ad ogni regola imposta e cercando di ammorbidire le sue ritrosie  gli chiese “ma insomma cos’è che ti da tanto fastidio?” e lui “che mi comandino…”.

Evidentemente è sempre meglio dialogare e lasciare che le opinioni si sviluppino sulla base di un ragionamento e di una considerazione condivisa. Credere o non credere?

 

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