“Credere, obbedire, combattere!?” Dedicato a chi sa leggere…
“La grande Via è del tutto piana, eppure la gente preferisce le vie traverse” (Tao Te Ching)
Si dice che la via della autoconoscenza richieda un grande sacrificio ed un grande coraggio. La prima cosa alla quale dobbiamo rinunciare per conoscere noi stessi è l’accettazione della conoscenza empirica. Tale conoscenza empirica non è soltanto l’immagine che abbiamo di noi stessi, è anche il conosciuto attraverso le fedi, la scienza, le religioni, le filosofie… insomma tutto ciò che accettiamo perché fa parte della cultura e del nostro “credere”. Essere se stessi richiede l’abbandono delle idee precostituite e la rinuncia al conforto di sentirci accettati dagli altri, e persino il rifiuto alla rivolta ed all’autoaffermazione. Non ci ribelliamo al mondo né al pensiero corrente ma nemmeno li prendiamo per veri, per come ci appaiono o per come ci vengono descritti. Il mondo sta lì e noi, in quanto osservatori, stiamo lì. Ma perché dovremmo uniformarci ad una “descrizione”? Ad un giudizio?
In fondo l’autoconoscenza è qualcosa di molto semplice che non richiede spiegazioni né giustificazioni ed in verità non richiede nemmeno sacrificio o coraggio. Non chiede nulla…
Ma forse una cosa è necessaria la consapevolezza di sé, altrimenti si può inciampare sulla “necessità” del credere, rinunciano così alla “libertà” del non credere.
E’ successo che diversi filosofi dichiaratisi laici o addirittura atei in vita si sono convertiti in punto di morte, succede quando subentra la paura di morire. Filosofo o uomo di strada sono uguali di fronte all’estrema nemica (o vera amica, come la chiamava Totò in “La Livella”)
Qualcuno ha obiettato: “…sono dell’idea che il filosofo sia meglio armato per combattere l’omologazione che temeva il De Curtis!”. Ma come si può essere armati o resistere di fronte all’inevitabile? O si accetta la morte come un aspetto della vita e quindi la si accoglie come un’innamorata, come una nascita, oppure si teme il giudizio di dio e la filosofia serve a poco, anzi è un peso maggiore della beata ignoranza dell’illetterato.
“Le persone farebbero qualunque cosa, per quanto assurda, pur di evitare di affrontare la propria coscienza: praticare lo yoga, osservare diete, imparare teosofia a memoria, ripetere meccanicamente testi mistici della letteratura mondiale. Tutto perché non sanno stare con se stessi, e non credono minimamente di poter tirar fuori qualcosa di utile dalla loro coscienza.” (C.G. Jung)
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