“Credere è monotono. Dubitare, invece, è profondamente appassionante” (Oscar Wilde)
“Il dubbio è una energia propulsiva, è utile per indagare sulla nostra vera natura. Il sé pensò: “Come può essere tutto questo senza di me? Se l’eloquio è fatto dalla lingua, il respiro dai polmoni, la vista dagli occhi, l’udito dagli orecchi, l’odorato dal naso e la meditazione dalla mente, allora, chi sono io?” (Aitareya Upanishad) Nel dubbio ci si chiede “chi sono io?”. Anche se l’io non può essere un oggetto della nostra conoscenza poiché è il Conoscitore, il fissare l’attenzione sulla Coscienza, che è l’Io, aiuta ad uscire dalla concettualizzazione. Infatti come detto nell’articolo qui sotto segnalato “il nichilismo (il non credere) apre la porta del satori”. Perché è così importante il non credere? Beh, non serve credere per sapere che “io sono”, lo sappiamo senza ombra di dubbio da noi stessi. Mentre per sentenziare l’assunzione di una fede o la mancanza di una fede, o l’identificazione con un personaggio che crediamo di essere, non possiamo fare a meno di usare il termine “credo” oppure “non credo”. Se ne deduce che l’essere ed esserne contemporaneamente coscienti è naturale ed inequivocabilmente vero, mentre sostenere qualcosa che ha il suo fondamento nel pensiero, cioè nella speculazione mentale, è solo un processo, una concettualizzazione. D’altronde anche questo discorso lo è… è un’indicazione di percorso, come il dito che indica la luna, non è la sostanza…”
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