Craving e gioco d’azzardo patologico annoverati tra i nuovi disturbi mentali
L’American Psychiatric Association (APA) ha pubblicato a maggio 2013, la nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Diagnostic and Statistical anual of Mental Disorders, DSM). Nella nuova edizione sono state fuse le categorie di abuso e dipendenza da sostanze del vecchio DSM-IV-TR in un unico disturbo da uso di sostanze, misurato su un continuum da lieve a grave, i cui criteri per la diagnosi quasi identici ai precedenti criteri, sono stati uniti in un unico elenco di 11 sintomi.
Alla lista dei sintomi è stato aggiunto il craving (forte desiderio di utilizzare la droga), mentre è stato eliminato il criterio riguardante i problemi legali ricorrenti.
Mentre nella versione precedente era richiesto un solo sintomo per la diagnosi di abuso,
nel DSM-V per un disturbo da uso di sostanze lieve è richiesta la presenza, per un periodo di 12 mesi, di almeno due sintomi.
Nella stessa categoria dei disturbi da uso di sostanze, compare per la prima volta, il disturbo da gioco d’azzardo (gambling), indicato come unica condizione di una nuova categoria di dipendenze comportamentali, classificato nelle precedenti edizioni del DSM, come disturbo del controllo degli impulsi. Questo cambiamento riflette la crescente e consistente evidenza che alcuni comportamenti, come il gambling, attivano il sistema di ricompensa del cervello, con effetti simili a quelli delle droghe e che i sintomi del disturbo da gioco d’azzardo assomigliano in una certa misura a quelli dei disturbi da uso di sostanze. (1)
Il gioco d’azzardo può essere progressivo e può essere caratterizzato da tre principali stadi: gioco d’azzardo informale e ricreativo, gioco d’azzardo problematico, gioco d’azzardo patologico. In ambito clinico è dimostrata in letteratura una forte associazione di comorbidità con altri quadri diagnostici quali depressione, ipomania, disturbo bipolare, impulsività, abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, borderline), deficit dell’attenzione con iperattività, disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia, disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa). (2)
Le opzioni di intervento finalizzate alla riabilitazione possono essere molteplici e devono prendere in considerazione la cessazione del gioco d’azzardo (evitando anche i minimi stimoli e qualsiasi tipo di giocata), il counseling individuale, il trattamento ambulatoriale (di gruppo o individuale), e/o i programmi residenziali nei casi più gravi, ma anche la gestione della comorbilità psichiatrica, se presente, e la gestione della dipendenza da sostanze.
Anche i giocatori anonimi, gruppi molto presenti e attivi su vari territori, sono stati valutati positivamente in termini di efficacia e sostenibilità (3). In questi gruppi, i membri si scambiano rinforzi positivi per l’astensione dal gioco.
Gli interventi alla base dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto (Gamblers Anonymous) sono annoverati tra i trattamenti più popolari negli USA e la metodologia è riconosciuta, anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, efficace nel migliorare la qualità della vita individuale e relazionale. (4)
Peculiarità dell’accoglienza dei pazienti gamblers e punto di forza della successiva presa in carico è il coinvolgimento già dalle prime battute, spesso precedentemente all’arrivo al Servizio del paziente stesso, dei familiari con il loro specifico carico di attese e richieste e difficoltà nella gestione quotidiana degli eccessi comportamentali del loro congiunto. La maggior parte dei servizi fa una esplicita richiesta di coinvolgimento della famiglia (partner, figli o genitori a seconda dell’età del soggetto) con la finalità di comprendere meglio la situazione di gioco, l’incidenza economica dello stesso sulle risorse familiari, la disponibilità al tutoraggio economico del paziente concordata con il Servizio oltre all’osservazione clinica delle dinamiche più squisitamente relazionali tra i diversi membri del nucleo accolto.
Per i giocatori si osserva che la famiglia sembra essere maggiormente pregiudicata anche dal punto di vista economico e questo fa sì che spesso sia essa stessa portatrice in primis di una richiesta di aiuto. A differenza del tossicodipendente il gambler è spesso un adulto che ha una famiglia propria e un lavoro sui quali interferisce pesantemente il problema del gioco. In questo senso le caratteristiche della dipendenza da gioco sono più simili a quelle dell’alcolista, dove la famiglia è coinvolta direttamente (5).
(1) Dronet, Numero 11/2013, p. 7.
(2) Italian Journal on Addiction Vol. 2 Numero 3-4, 2012.
(3) Croce M., Zerbetto R., Il gioco e l’azzardo, Milano, Franco Angeli 2001.
(4) National Research Council, Pathological gambling: A critical review, 1999.
(5) Picone F. (a cura di), Il gioco d’azzardo patologico: prospettive teoriche ed esperienze cliniche, Roma, Carocci 2010.
Matteo SIMONE (Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR)
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