Conviene ridere (e non solo a carnevale)
E’ arrivato il carnevale: perfetto, ridere fa bene alla salute. A questo punto mi sembra già di vedervi freddi fino alla scortesia, perché secondo voi sto dicendo una cosa ovvia. Eppure lo sto scrivendo non per rilevare un codice segreto che apra una porta nascosta su un mondo d’insperate possibilità, ma per dire una cosa, sì ovvia, ma ugualmente importante: ridere stimola il sistema cardiovascolare tanto quanto l’esercizio fisico. Ridere fa bene al cuore, mentre la depressione aumenta il rischio di mortalità. Quindi non dobbiamo offenderci se a volte amici, colleghi o semplici conoscenti scherzano su questioni che ci toccano. È umano, naturalmente, ma riuscire a ridere di noi stessi è salutare. Come ho detto fa bene al cuore. Una medicina che va bene per tutti, grandi e piccoli, uomini e donne. Quindici minuti quotidiani di sane risate rappresentano una cura molto efficace per il sistema cardiovascolare. Tanto è vero che il riso fa buon sangue ed il ridere anche di noi stessi è la migliore medicina perché il buon umore sembra attivare le reti del cervello che sono coinvolte nel benessere psicofisico. L’umore ha un grande impatto sulla nostra salute psicologica e fisica. Il nostro senso dell’umorismo, intendendo con questa espressione anche la capacità di stabilire amicizie ma anche rapporti di coppia duraturi, è una potente medicina anti-stress. Vivere con il sorriso sulle labbra -anche quando si viene derisi o criticati ingiustamente- aiuta ad affrontare meglio le difficoltà della vita. Non costa nulla e non ha effetti collaterali. Ho sempre saputo che il riso aiuta la salute e che ridere difende dal logorio. L’umorismo è una necessità, risultato di un impulso a eludere la ragione, ricreando in noi adulti uno stato infantile della mente, come rimozione di inibizioni interne. E’ basato spesso su un meccanismo psicologico che cela l’orgoglio di sentirsi migliori degli altri. Perché l’umorismo permette di parlare di cose che in società sono inammissibili. In questo senso ha a che fare con l’aggressività, come la sessualità. Si possono dire battute sessuali senza scandalizzare. Mentre la volgarità dà fastidio. Eppure persino questo tipo un po’ becero di umorismo affranca, ridendo, da uno dei tabù imposti dalla società e assorbito nella coscienza. Ecco perché i bambini si divertono a dire parolacce. A parlare di cose proibite. Sembra che sia terapeutico anche l’umorismo nero, perché aiuta ad allontanare l’ansia nei confronti della morte. Scarica tensioni, eliminando le quali restano più energie per affrontare la giornata, il lavoro, lo studio, la famiglia. Non si migliorano così le capacità intellettive, ma queste vengono sfruttate meglio. Mentre se si è tesi non si riesce a concentrarsi, per essere creativi. Curarsi ridendo, guarire ridendo, è forse più difficile da quando il carnevale dura tutto l’anno, e non solamente nei pochi giorni in cui il Buffone diventava Re. Buon Carnevale a tutti!
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