Convegno Nazionale COMPAG 2022
Agricoltura. La strategia verde europea: un futuro grigio per il settore del commercio?
Dal green deal alle carenze di materie prime a livello mondiale, con cali di produzione fino al 20% nonostante l’aumento della domanda
Bologna, 1 dicembre 2022. Si è svolto in presenza e con grande partecipazione il Convegno nazionale Compag 2022, l’annuale incontro degli operatori della filiera cerealicola e delle rivendite agrarie. Una preziosa occasione di confronto sull’attualissimo tema della strategia verde europea e i suoi risvolti sull’agricoltura nazionale e internazionale, un panorama in profondo cambiamento e dal futuro più che mai incerto.
Alla presenza delle principali associazioni del settore (Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Federchimica-Agrofarma, Federchimica-Assofertilizzanti, Assosementi, Copagri, Italmopa, Assalzoo, Ager Borsa Merci di Bologna, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura) e del Senatore Bartolomeo Amidei, membro della IX Commissione permanente del Senato, Compag ha avviato uno stimolante dibattito – moderato dalla guida esperta del Presidente di Ismea Angelo Frascarelli – su argomenti di estrema attualità: il green deal in relazione ai nuovi assetti geopolitici e alla carenza di materie prime.
Come sottolineato dal Prof. Ferrero, del Dipartimento scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università degli studi di Torino, l’attuale strategia verde europea – definita per il raggiungimento dell’ormai imprescindibile obiettivo della sostenibilità ambientale – rischia di presentare un conto salatissimo all’intero comparto. I quattro studi di impatto finora disponibili convergono infatti sulle possibili conseguenze della sua applicazione: riduzione del 10-30% delle principali produzioni agricole – ortofrutta, produzioni zootecniche e seminativi – aumento del 10-60% dei prezzi dei prodotti agricoli, aumento delle importazioni (semi oleosi, cereali, carne bovina, suina, avicoli), riduzione delle esportazioni, riduzione delle emissioni GHG prevedibilmente vanificate, a livello globale, da delocalizzazione delle produzioni in Paesi terzi (Sud America, Asia), con il rischio di una maggiore perdita di biodiversità e aumento dell’insicurezza alimentare per almeno 22 milioni di persone.
Pensiero condiviso totalmente da Compag, secondo cui la strategia verde influirà sulla capacità dell’agricoltura europea di soddisfare le esigenze di tutti i consumatori e rimanere competitiva sul mercato mondiale. Secondo il Presidente di Compag, Fabio Manara “i tempi previsti per il raggiungimento degli obiettivi (drastica riduzione dell’impiego dei fitosanitari chimici, fertilizzanti e medicinali per la cura degli allevamenti entro il 2030), infatti, sono stati definiti a priori, senza una preventiva valutazione di impatto e prima che si verificassero eventi determinanti quali la guerra russo-ucraina e i prolungati periodi di siccità che hanno afflitto gran parte d’Europa, situazioni che hanno pregiudicato la possibilità di rispettare le scadenze previste senza compromettere la tenuta del sistema agroalimentare europeo.
In particolare, la proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari presentata dalla Commissione Europea lo scorso giugno si è rivelata particolarmente punitiva per le produzioni intensive (che richiedono un maggiore impiego di mezzi tecnici), e l’Italia – il Paese con l’agricoltura più variegata, il maggior numero di colture minori e con colture intensive molto diffuse – risulterebbe particolarmente danneggiata.
Un altro tasto dolente è la richiesta di reciprocità con i partner commerciali all’interno del WTO: nonostante sia particolarmente difficile garantire linee guida uniformi in tema di rispetto ambientale fra i diversi Paesi, l’Unione Europea deve assicurare ai consumatori lo stesso livello di qualità tra prodotti nazionali e prodotti importati, nonché la capacità competitiva delle nostre produzioni. Ma per il Prof. Frascarelli, il futuro non deve per forza essere grigio, anzi, la strategia verde risulta essere l’unica strada. Tuttavia va affrontata con gradualità e con la ricerca, in parallelo, a soluzioni innovative. Se si riuscirà ad alzare l’asticella della sostenibilità nell’ambito del commercio mondiale, potrebbe aprirsi una stagione di cambiamenti e innovazioni per l’agroalimentare che rafforzerà il ruolo dell’Ue nel mondo e il commercio si avvantaggerà della vendita di prodotti innovativi e a più alto valore aggiunto.
La tenuta del livello produttivo dell’agricoltura europea e della sua capacità competitiva, già messa a dura prova dalla strategia verde, è influenzata negativamente da altre situazioni di criticità: le recenti emergenze climatiche hanno comportato un calo delle produzioni cerealicole in Italia del 15-20% (in Europa i cereali sono calati del 5,2%, ma il mais del 20,2%). Ciò ha avuto forti ripercussioni sull’andamento dei prezzi nei mercati internazionali, soggetti a ondate di volatilità ulteriormente aggravate dall’invasione dell’Ucraina.
Sulla stessa linea Philippe Mitko, presidente di Coceral (associazione europea che rappresenta i commercianti di cereali, semi oleosi, riso, agroforniture e mangimi), il quale ha illustrato come negli ultimi anni il consumo dei principali cereali (frumento, orzo e mais) sia stato nettamente superiore alla produzione, tracciando un panorama internazionale allarmante poiché le riserve mondiali continuano a diminuire, con un rapporto stock/consumo che, nel caso del frumento tenero, è sceso dal 40% del 2019/2020 al 34% nel 2022/2023.
Tutto ciò si rifletterà sulla disponibilità di approvvigionamenti di materie prime agricole e di mezzi di produzione all’interno dell’Unione. “Questa questione – ha affermato il Presidente Manara – non può essere elusa. Essa richiede un’immediata riflessione sulle effettive priorità della politica europea e nazionale, e una definizione pragmatica delle opportunità e dei tempi necessari al raggiungimento degli obiettivi”.
Dall’intervento della CEO di Puris Holding, Nicole Atchison, società americana con un’esperienza trentennale su sistemi di produzione alternativi basati su prodotti vegetali, si evince che negli USA c’è un approccio più aperto alle nuove tecnologie che portano un vantaggio in termini ambientali e di efficienza. Si auspica che anche l’UE possa presto consentire l’utilizzo delle nuove tecniche genomiche.
“Risulta fondamentale definire – conclude il Presidente Manara – delle azioni comuni per tutelare l’intero comparto agroalimentare italiano, coinvolgere nel dibattito tutte le organizzazioni e i decisori politici, al fine di trovare delle soluzioni per la sopravvivenza delle nostre imprese e delle produzioni del nostro Paese, con l’obiettivo di un miglioramento generale della sostenibilità ambientale”.
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