Contro la repressione aziendale delle lavoratrici e dei lavoratori
Con questo appello denunciamo lo stato di intimidazione messo in atto nei luoghi di lavoro nei confronti di lavoratori e lavoratrici che lottano contro le politiche aziendali sia nel settore privato che pubblico e ne smascherano gli abusi e le prevaricazioni.
Dai licenziamenti FCA a Pomigliano d’Arco a quelli effettuati da Rete ferroviaria italiana; dalle sospensioni nel settore della sanità a quelle nella Telecom e alla miriade di provvedimenti disciplinari erogati nelle aziende di servizio, del commercio e dell’industria,
si va affermando un metodo di repressione dei conflitti lavorativi che mina alle fondamenta le libertà di espressione personali di ogni singolo lavoratore e lavoratrice. Fino a licenziare lavoratrici e lavoratori per aver espresso il proprio dissenso o preso parte a manifestazioni fuori e estranee al luogo e all’orario di lavoro, come nel caso della maestra di Torino.
Attraverso l’uso strumentale del codice civile e dei contratti collettivi di lavoro, le aziende
E’ un atto di censura preventiva ma è anche il modo con cui le aziende intendono reprimere i conflitti di lavoro: non si vuol permettere ai lavoratori e alle lavoratrici di dire che in fabbrica ti trattano da bestie e non da esseri umani; non si può denunciare che i malati negli ospedali stazionano nei corridoi; che nei contratti delle imprese telefoniche ci sono clausole truffaldine; che il contatore del gas gira anche quando non consumi o che nei mezzi pubblici ci piove.
Se lo fai vieni punito e la tua punizione serve da monito per intimidire e disinnescare le lotte sui posti di lavoro.
Noi condanniamo questa prassi e rivendichiamo, a nome di tutte e tutti i lavoratori colpiti, che la denuncia delle politiche aziendali, attuate sia nei confronti dei propri dipendenti che nei confronti dei cittadini clienti/utenti, è il primo e fondamentale atto di espressione
democratica che un lavoratore possa compiere nei confronti della società. Senza questa funzione non viene solo repressa la libertà di espressione del singolo, ma anche quella di comunicare, di mettere a conoscenza gli altri di fatti e conseguenze che derivano da scelte o comportamenti aziendali.
Sapere, far sapere; saper fare, fare: è su questi essenziali concetti che si fonda il processo di emancipazione dei lavoratori e lavoratrici ma anche dell’intera società. E noi non intendiamo rinunciarci.
Per questi motivi lanciamo una campagna di informazione contro questa prassi repressiva e di solidarietà verso i lavoratori e lavoratrici colpite, costruendo momenti unitari di dibattito e mobilitazione.
Invitiamo quindi tutte e tutti coloro che sono sensibili a questi temi, a prescindere dalle proprie appartenenze, a un primo momento di dibattito e organizzazione delle iniziative di sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori colpiti dalla repressione aziendale il
25 NOVEMBRE 2018 DALLE ORE 16 PRESSO IL CASALE ALBA2 – PARCO D’AGUZZANO (Roma, Via Paternò da Sessa angolo di via Gina Mazza)
L’incontro del 25 sarà anche occasione – per portare la nostra solidarietà ad un lavoratore del Policlinico Umberto I sospeso per 3 mesi a zero stipendio per aver denunciato in una intervista le problematiche per i pazienti del Pronto Soccorso e le carenze di organico e strutture – e per organizzare la presenza al Tribunale del lavoro di Roma il 28 novembre alle ore 9:30 in occasione della prima udienza del ricorso di 2 lavoratori dello Spallanzani contro 4 mesi di sospensione inflitti, dalla direzione aziendale, anche in questo caso per aver denunciato in un’intervista le carenze di organico e le condizioni di precarietà di tante e tanti.
Coordinamento Lo
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