Contro il buio e la solitudine tutti in libreria
Mettiamo una foto de La pecora elettrica di quand’era viva e non di com’è ridotta adesso dopo l’esplosione: scriviamo della caffetteria-libreria nel quartiere Centocelle già danneggiata lo scorso 25 aprile (ma guarda!) e distrutta di nuovo alla vigilia della riapertura.
Le librerie però, forse non tutti lo sanno, non sono come tenui fiorellini ma più come le erbacce infestanti, anche se sembra strano dirlo, e tendono a proliferare dove sono già state una volta, seguendo le orme dei librai che c’erano prima, un certo profumo di carta e cose nuove che è invitante come il pane appena cotto. Le librerie sono ‘postacci’ (frequentabili davvero da tutti senza distinzione di età, sesso, origine e bla bla bla), per gente che la sa lunga e anche per chi non la sa per niente e generano, sempre, sorrisi…Ho visto gente farsi incartare il libro che si regalava per scartarlo poi appena oltrepassata la soglia, ho visto persone arrivate a chiedere di una certa lettura sapendo solo il colore della copertina e uscire con un titolo perché il libraio gliela aveva trovata lo stesso e tante altre….
Le librerie, specialmente quelle indipendenti che fanno sempre un po’ di fatica a far quadrare i conti, e perciò inventano tante attività e alla fine fanno conoscere e conoscono tutto il quartiere, ce la fanno sempre alla fine, anche se si riconvertono in qualcosa di leggermente diverso e poi restano nella memoria della gente come belle persone, quelle che un giorno non incontri più ma continui a portarne con te…il volto aperto, il sorriso.
La pecora elettrica oltre che della solidarietà di cittadini ed esponenti di governo avrà bisogno d soldi, e di più illuminazione dicono nel quartiere, e di un a ronda ogni tanto, come per altri esercizi commerciali in zone difficili, niente di più niente di meno. Quelli che l’hanno devastata per ben due volte avrebbero bisogno, invece, d’una vita nuova e forse un po’ meno buia. Ieri sera all’Auditorium Parco della Musica c’era Dave Holland Crosscurrents Trio concerto (magnifico) concentrato di energia, capacità, bellezza, vitalità (in una parola arte!). Guardando da fuori la bella e lucente scatola che è alla base dei tecnologici teatri ideati dall’architetto Renzo Piano si vedeva brillare, come una enorme lanterna, la libreria dell’Auditorium. In una serata autunnale alle 21, ormai buio, è una bella certezza sapere che dentro quella scatola dalle pareti di cristallo c’è la casa, in quel caso fortunata, dei nostri saperi: pittura, arte, musica, letteratura, filosofia, matematica, astronomia, ecologia, geografia e le altre mille corsie che fanno strada al nostro esistere: perché è vero che la nostra è una vita biologica volta (aimè!) spesso al banale, ma è per ‘l’inutilità’ della speculazione, del pensiero, della leggiadria dell’arte, della grazia rintracciabile nelle trame d’un lavoro poetico, come negli sforzi di chi ha gestito e gestirà ancora (glielo auguriamo) luoghi come La pecora elettrica, che noi possiamo chiamarci persone e non appiattirci e non cedere a miserevoli ricatti. (Serena Grizi)
forte e chiaro, che lo sia speriamo anche per i poveri devastatori della notte e gli altri chiamati in causa: fondi, ronda