Continua l’abbattimento e la capitozzatura degli Alberi autoctoni nel bosco residuale del Fosso di Lanuvio
A febbraio ci veniva segnalato l’abbattimento e la capitozzatura di diversi alberi autoctoni a Lanuvio. Alberi di oltre 50 anni di età in uno dei boschi dei Castelli Romani. Gli alberi, in particolare querce, bagolari, viburni e allori, fanno parte di un bosco residuale, cioè di un bosco naturale rimasto isolato dalla cementificazione.
Alcuni alberi sono stati tagliati fino alla base, altri sono stati capitozzati eliminando completamente la chioma. È stato eliminato l’intero sottobosco. L’area fa parte del Parco regionale dei Castelli Romani, è all’interno di un fosso che fa parte del sistema dei Fossi di Lanuvio, molto importanti per l’idrogeologia della zona.
Nel piano del Parco l’area boscata, nella carta vegetazionale, è stata censita come:
- Boschi a caducifoglie;
- Boschi mesofili a carpino bianco;
- Boschi termofili a querce caducifoglie.
Trattasi di una delle ultime foreste residuali dei Castelli Romani protetta, fino ad ora, dalla sua ubicazione all’interno di un fosso. Tale area dovrebbe essere protetta anche dal vincolo idrogeologico e paesistico. La sua collocazione all’interno del tessuto urbano, non la deve far apparire come un’area naturale minore. Si tratta infatti di un vero e proprio bosco residuale di specie che prima erano diffuse su tutto il territorio e ora si trovano solo in alcuni luoghi.
Non appena effettuato il sopralluogo da parte di alcuni volontari abbiamo chiesto informazioni al Comune sulla regolarità del taglio e della capitozzatura degli alberi autoctoni che è stata effettuata. Abbiamo offerto, come Coordinamento Natura & Territorio, la nostra consulenza gratuita e volontaria all’Amministrazione Comunale. Purtroppo a oggi non abbiamo avuto ancora risposta e il fosso continua a essere disboscato.
La situazione è stata segnalata sia ai Carabinieri Forestali sia ai Guardiaparco, in particolare per proteggere non solo gli alberi autoctoni presenti ma anche il sottobosco, che ospita diverse piante vascolari e microfauna. Successivamente, il Comune di Lanuvio con l’Ordinanza n. 6 del 02/03/2021, fa sapere che i lavori si sono resi necessari per un evento franoso del 2019, parla di eliminazione di specie infestanti e del fatto che gli alberi sono “pericolanti”.
“È nostra opinione che questo intervento priverà della protezione vegetale il suolo e causerà dissesti idrogeologici e una massa di fango a seguito delle piogge. Riteniamo infatti che l’eliminazione della copertura arborea e arbustiva sia lesiva della stabilità dell’intero fosso. Inoltre è da ritenersi un atto che distrugge un intero habitat appartenente ai boschi residuali dei Castelli Romani.” Afferma il direttore dell’EcoIstituto.
Italia Nostra Castelli Romani, a nome del suo Presidente Enrico del Vescovo, reputa che il taglio e la “capitozzatura” degli alberi presenti nel fosso presso Lanuvio, ben visibile e non lontano da via S.G. Bosco, sia un atto grave di danno recato a specie arboree autoctone (querce, carpini, lauroceraso ecc.) facenti parte di quel poco che ancora rimane della macchia originaria presente secoli fa ai Colli Albani e che per questa ragione meriterebbero maggiore rispetto. Rimaniamo inoltre attoniti e increduli che proprio questo sia avvenuto in un’area territoriale dove, a nostro avviso, sarebbe indispensabile la preservazione degli alberi esistenti per ragioni propriamente di sicurezza idrogeologica.
Carla Oliva a nome di FrabricAlbano aggiunge:” Fino a poco tempo fa, un decennio forse, si riteneva che per ogni albero abbattuto se ne dovesse piantare un altro poiché si riconosceva il valore degli alberi. Ora i nostri amministratori considerano gli alberi solo un possibile pericolo e non trovano di meglio da fare che abbatterli. Andrebbero abbattuti soltanto quelli non recuperabili o pericolosi valutati come tali da un esperto come un agronomo forestale. Il pericolo per la comunità è tagliare gli alberi. È necessario sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sulle Amministrazioni ad ogni livello per impedire un vero disastro ambientale. Distruggere il bosco residuale del fosso di Lanuvio è l’ennesimo atto distruttivo. “
Cecilia Conti di Diakronica si esprime così su questi fatti:” Il fosso di Lanuvio è un luogo unico, di grande valore paesaggistico, storico e naturale, poiché è uno dei pochi posti in cui il bosco originario dei Castelli Romani si esprime ancora in tutta la sua selvaggia bellezza, quella che ha incantato, nei secoli, imperatori, viaggiatori, artisti, poeti… Una antica testimonianza vivente che andrebbe tutelata e conservata così come si fa con un reperto archeologico, che invece viene distrutta in nome della sicurezza. Sono tante le follie che facciamo in nome della nostra sicurezza, considerando la natura una minaccia dimenticando che nella maggior parte de casi i danni ce li procuriamo da soli come conseguenza ad una gestione incompetente del territorio e dell’ambiente. Inoltre non possiamo permetterci di perdere ulteriori pezzi di un paesaggio unico che è la nostra identità e la nostra ricchezza.”
Alberi Volsci ribadisce l ‘importanza degli ecosistemi conservati intorno ai sistemi dei fossi che attraversano tutto il territorio tra Velletri e Lanuvio. Si tratta di vere e proprie oasi di ricchezza biologica, spesso disseminate di emergenze archeologiche, che andrebbero preservate e tutelate. I fossi non debbono ridursi a discariche abusive, denaturalizzati e tombati in quanto elementi caratterizzanti del territorio e habitat naturali importantissimi.
Corrado Bisini dell’ass. La Spinosa aggiunge:” Ennesimo attacco al Parco dei Castelli Romani ed al suo prezioso equilibrio. A Lanuvio all’interno di un fosso stanno capitozzando e tagliando a raso decine e decine di essenze autoctone, vero pregio di questi territori. È ora di invertire la tendenza al disboscamento selvaggio ed iniziare a rispettare questi luoghi ed anche a riforestare ove sia possibile.”
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