Conteggio delle ovature della Rana agile del pantano della Doganella
Fotografie di Riccardo Caldoni
Gli anfibi che abitano le zone umide svolgono un ruolo chiave per la conservazione della biodiversità, tuttavia risultano tra le specie di vertebrati meno appariscenti e quindi più esposte alle minacce derivanti dall’azione antropica. Uno dei principali problemi relativi alla loro conservazione dipende dalla frammentazione e dall’isolamento dei loro habitat naturali, un fenomeno del quale risentono particolarmente come conseguenza della loro scarsa mobilità e dell’utilizzo di habitat sia acquatici che terrestri.
Il grave declino al quale sono soggetti questi vertebrati a livello globale, a causa delle modificazioni ambientali, rende necessario intraprendere adeguati interventi di carattere conservazionistico e gestionale, fondamentali per la loro conservazione, non solo in ambito locale ma anche regionale, nazionale e Comunitario.
Nei giorni scorsi il personale dell’area tecnica ambientale del Parco dei Castelli Romani ha coadiuvato altro personale tecnico della direzione regionale ambiente, ricercatori e la “Societas Herpetologica Italica”, in possesso del permesso per lo studio delle specie dell’allegato D del DPR 357/97 rilasciato dal Ministero Ambiente Tutela del Territorio e del Mare, nel conteggio delle ovature della rana agile (Rana dalmatina) nella Zona Speciale di Conservazione Cerquone-Doganella, in particolare nel pantano della Doganella. I risultati sono stati confortanti e saranno oggetto di ulteriori comunicati informativi.
In questo periodo di riproduzione, gli anfibi depongono le uova nelle zone umide; la rana agile le depone a centinaia in forma di masse gelatinose, ancorate a piccole foglie e rametti. Inizialmente hanno la forma di sfere scure depositate sul fondo degli stagni, che man mano che maturano si spingono a galla e si trasformano in dischi gelatinosi. I rilievi per il censimento si svolgono attraverso l’osservazione diretta e consistono nell’individuazione e conteggio delle ovature, effettuato da personale altamente specializzato, dotato, come già indicato sopra, di adeguata strumentazione e autorizzato dal Ministero dell’Ambiente, alla eventuale manipolazione, laddove strettamente necessario.
Trattandosi di ecosistemi particolarmente delicati e vulnerabili, durante queste indagini sul campo vengono adottati particolari protocolli di comportamento, redatti dalla “Societas Herpetologica Italica”, che servono a limitare al massimo la diffusione di eventuali agenti patogeni nocivi i quali causano patologie agli anfibi; la più pericolosa è la chitridiomicosi, un’infezione fungina ritenuta tra le cause principali dell’estinzione di svariate specie in tutto il mondo.
Anche in questo caso, così come in occasione del posizionamento delle barriere di protezione all’attraversamento stradale, si tratta di azioni a costo zero oppure minimo, eppure estremamente efficaci e svolte nel solco tracciato dagli obiettivi generali a tutela di fauna e flora, che accomunano tutte le Aree Protette.
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