Condannato l’ex pm De Magistris, sindaco di Napoli
Da magistrato aveva indagato per truffa ai fondi europei ai tempi del governo Prodi
Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris è stato condannato in 1° grado ad un anno e tre mesi per abuso d’ufficio, non per fatti che riguardano la sua attuale attività, bensì per compiti svolti da magistrato a Catanzaro, quando indagava sull’intreccio di affari e politica nell’ambito dell’inchiesta “Why Not”. Il reato commesso è di abuso d’ufficio per l’acquisizione dei tabulati telefonici di alcuni parlamentari allora al governo.
Nella giunta di Napoli dicono: «Abbiamo messo fuori dal Palazzo un sistema di potere potente e trasversale. Nel 2015 partiranno cantieri importanti per realizzare strade, fogne e parchi per un totale di 200 milioni di euro. C’è la partita del porto che vale altri 300 milioni. Denari che fanno gola. E poi c’è il risanamento di Bagnoli (ex area Italsider) che il Comune a dicembre scorso ha imposto di fare, in base al principio “chi inquina paga” a Cementir (società del gruppo Caltagirone) e Fintecna. Ora il governo arriva con un commissario straordinario e una nuova S.p.a., ma noi ci opponiamo perché si rischia una nuova stagione di mani sulla città».
De Magistris amareggiato per la condanna commenta: «Ho subito 80 processi penali, come se fossi il Totò Riina della magistratura. A Salerno sono sempre stato assolto. Poi in violazione del codice di procedura penale è stato trasferito a Roma, per volontà di Achille Toro, questo unico procedimento dove sono stato condannato. Con una sentenza intrisa di illegalità e di violazione di legge, che il Consiglio Superiore della Magistratura dovrebbe esaminare». «Parole gravi ed offensive – secondo l’Associazione Nazionale Magistrati – nei confronti dei giudici del tribunale di Roma». Ma De Magistris precisa che la critica è rivolta “alla sentenza vergognosa, grave e ingiusta e non alla magistratura”. La pubblica accusa nel processo aveva chiesto l’assoluzione di De Magistris, ma i giudici lo hanno ritenuto, invece, colpevole. Ora si dovrà aspettare il processo di 2° grado per sapere se la sentenza sarà ribaltata o confermata. Nel frattempo il sindaco potrà decadere dalla carica pubblica in base alla legge Severino.
Il reato commesso quando era magistrato consisterebbe nella violazione della “legge Boato” che impone al pm, prima di acquisire il tabulato telefonico di un parlamentare, di chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza, cosa che De Magistris sostiene di aver fatto non appena si era reso conto che le utenze intercettate indirettamente erano in uso a parlamentari o a loro familiari. Con De Magistris è stato condannato anche il suo ex consulente informatico Gioacchino Genchi, a cui il medesimo aveva dato l’incarico di acquisire i tabulati telefonici per ottenere una mappatura di traffici telefonici. Dunque non si trattava di illegali intercettazioni o di illegali attività di spionaggio! Si trattava di un metodo che Genchi aveva utilizzato sin da quando aveva lavorato sulla strage di Capaci. Metodo, quindi, consentito dalla legge e noto a decine di procure in tutta Italia, in quanto era servito ad inchiodare o scagionare moltissimi imputati.
Visto che De Magistris nell’inchiesta Why Not aveva utilizzato anche lui, come tanti altri pm, il metodo Genchi, c’è da chiedersi come mai lo scandalo è stato sollevato solo nella sua indagine, che riguardava massoneria e truffe ai fondi europei ? E chi coinvolge? Lo suggerisce il principale indagato dell’inchiesta, l’imprenditore Antonio Saladino, in una telefonata intercettata: la loggia di San Marino. La storia di quell’inchiesta è nota. L’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, del governo Prodi invia gli ispettori nella Procura di Catanzaro. Mastella frequenta l’imprenditore Saladino, con il quale intrattiene diverse conversazioni telefoniche. Così come conosce l’altro indagato Luigi Bisignani, condannato poi per lo scandalo P4 ma non nell’ambito dell’inchiesta Why Not. In questa inchiesta viene indagato Mastella stesso, ed a questo punto l’indagine viene avocata. Mastella si dimette quando arriva l’indagine sull’UDEUR da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere. De Magistris viene trasferito da Catanzaro e non potrà concludere il suo lavoro. Presenta però una denuncia alla procura di Salerno che inizia ad indagare sulla procura di Catanzaro. La procura di Salerno acquisisce gli atti dell’inchiesta condotta da De Magistris, ma, con l’intervento di Giorgio Napolitano, il Consiglio Superiore della Magistratura fa trasferire i nuovi inquirenti, cioè i tre pm salernitani. L’inchiesta Why Not in seguito sarà archiviata. Ora De Magistris minaccia di rivelare i verbali di quell’inchiesta. E c’è da credere che sarebbero interessanti!
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