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Concerto senegalese

Dicembre 01
02:00 2006

Il giorno 16 novembre all’Alpheus c’è stata una serata musicale dedicata alla kora, strumento musicale suonato da africani di etnia mandinga. La kora viene costruita con il frutto della calabassa che è un albero tipico dell’Africa, si dice che i suoi fiori siano impollinati dai pipistrelli. È un albero non molto alto, solitario, dai rami lunghi e irregolari, piccole foglie e grandi frutti simili a zucche. Di questi frutti si utilizza soprattutto il guscio legnoso e molto resistente per costruire utensili vari e strumenti musicali. Anche la kora è costituita dal guscio svuotato della calabassa, ricoperto da pelle di vacca e attraversato da un sostegno in legno. Un supporto è poi fissato sulla pelle e, nella parte inferiore del sostegno in legno, vi è attaccato un gancio di ferro. Da qui partono 21 corde che attraversano la parte centrale del supporto per raggiungere il sostegno nella parte superiore dove le corde sono fissate ad anelli ricavati da budello di animale. Nella parte anteriore dello strumento sono fissati due manici di legno o di ferro. La kora è suonata in Mali, Senegal, Guinea, Guinea Bissau e Gambia. Ma vi sono differenti stili a seconda del posto: lo stile tilibo, diffuso in Mali e Guinea, che è più tecnico e melodico e lo stile casamance, diffuso in Senegal, Gambia e Guinea Bissau, che è più ritmico.
Pape Siriman Kanouté, griot senegalese e suonatore di kora, ha cominciato il suo concerto con due musiche a cui hanno suonato anche, con altre due kore, la sottoscritta e Silvia Balossi. Le canzoni che abbiamo suonato ricordano Shek Omar un combattente senegalese che ha lottato negli anni della colonizzazione e di cui si narra che sia salito su una montagna e sia scomparso, per cui è scampato alle truppe nemiche. Dopo l’apertura del concerto con la musica delle nostre tre kore e la voce di Pape Siriman Kanouté, è entrato in scena il gruppo ‘Mande’ costituito da Matteo alla batteria, Antonio Ragosta alla chitarra elettrica, Bruno Cannucciari al basso, Lamine M’Baye alle percussioni e Pape Siriman Kanouté alla kora, voce e sax soprano che hanno suonato diversi brani del cd ‘Miriya’ (‘Pensieri’). Il concerto è proseguito con l’entrata in scena di vari musicisti senegalesi alle percussioni e di due ballerini africani. La musica energica del gruppo ‘Mande’, dai ritmi africani ha fatto ballare e scaldato i cuori.
Pape Siriman Kanouté nasce in Senegal da un’importante e antica famiglia di Griot mandinga. Diplomato in sax al Conservatorio Nazionale della Musica di Dakar, entra a far parte dell’Orchestra Nazionale Senegalese, ed apprende il linguaggio del jazz, a contatto con grandi nomi come Harry Bellafonte, Dizzy Gillespie, Manu Dibango, ma anche con Youssou N’Dour, Baba Maal, Ismael Lo e tanti altri. Arriva in Italia con il gruppo di afro-salsa ‘africano’ e decide di stabilirsi a Roma per diffondere la cultura, la tradizione africana e la bellissima musica della kora. Fonda, quindi, il gruppo dei ‘Mande’. Come tutti i musicisti dell’ovest africano ha risentito delle influenze della musica latinoamericana e della musica indù, attraverso al visione delle pellicole indiane molto diffuse in quella zona d’Africa, interferenze facilmente individuabili in questo lavoro dove sono presenti sia strumenti tradizionali africani, sia indiani che europei. In Italia prende parte a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche della RAI, Mediaset, Raisat, Sat2000 e Telemontecarlo. Scrive, poi, due libri sulla cultura della sua etnia: ‘I Mandinga, musica danze e cerimonie’ e ‘Mande, parole del griot’ (Lilith, 1999). Per l’impegno dimostrato nella diffusione della sua cultura viene premiato più volte. Nel 1999 incide ‘Kambalaba’ il suo primo CD in Italia a cui ne sono seguiti molti altri, l’ultimo distribuito nel nostro paese è ‘Keulo’ (CNI, 2002), mentre ‘Miriya’ registrato successivamente e autoprodotto nel 2005 ha finora avuto diffusione solo in Francia e in Africa. Ha anche collaborato con il gruppo Agricantus partecipando al loro CD ‘Ethnosphere’.
‘La kora è uno strumento che appartiene all’etnia mandinga, fin dal medioevo, durante il grande impero del Mali del XIII sec. A quel tempo era suonata dalle donne Korin (da qui il nome originario dello strumento, korin batà, zucca delle korin) originarie del sud del Senegal, che si sono sempre opposte alla diffusione dell’Islam. Un capo guerriero rimase affascinato dal suono della kora e volle portare lo strumento nel nord del paese. Lì la kora incontrò i Griot. Da quel momento lo strumento si è sempre più evoluto fino ad arrivare alle ventuno, ventidue, ventitre corde di oggi.’ (Pape Siriman Kanouté)

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