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Marzo 01
02:00 2007

Suspence. …quest’androide usato da questo scienziato?». 1)Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. 2)Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. 3)Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge. Nel film fanta-poliziesco ‘Io robot’, U.S.A. 2004, un famoso scienziato amico del poliziotto protagonista domanda se una cosiddetta ‘personalità’ o ‘coscienza’ mostrata dai robot siano, l’ipotesi confessata e al poliziotto, frutto solamente e veramente di ‘autoprogrammazioni interne casuali’, ‘intrecci casuali dei programmi e dati accolti e programmati’ e di flussi energetici interni di un sistema artificiale estremamente complesso ed articolato, ma mai umano. È dal 1833 ca. (la calcolatrice di Babage a schede perforate), specie negli ultimi 60 anni, stimolati ora da quel curioso e ghiotto umano vizio stermina cristiani e buoni padri di famiglia chiamato guerra, che l’uomo, o meglio…specifichiamo, la casta dei cosiddetti ‘scientecnoburogenocefali’ cerca di raggiungere al fatidico traguardo di realizzare la migliore imitazione artificiale di se stessa, dell’essere umano in generale, soprattutto nel ragionamento, nella cosiddetta ‘elasticità/duttilità mentale’, la cosiddetta sensibilità umana, merci queste già piuttosto rare oggi nel mondo strettamente umano (umano solo nella prospettiva biologica-animale; animali più raffinati, in senso stretto, d’altri), specie nelle caste burocratiche ed amministrative pubbliche, nei nostri simili preposti e deputati alla garanzia della società civica e civile. Nota positiva è che tra i collaboratori di Babage e nella realizzazione dei software annoveriamo Ada Byron, tra i grandi pionieri di sempre nella programmazione informatica… figlia del grandissimo poeta e scrittore romantico inglese Lord Byron. Non me ne vogliano gli ingegneri (tra cui mia sorella), ma l’umanità e gli umanisti vincono sempre… e da sempre! Solo un umanista, mi permetto, coadiuvato fraternamente s’intende, può programmare una macchina e questa educare. Leggendo l’articolo consuntivo (mensile ‘Focus’, N.133-Novembre 2003) riguardo l’Intelligenza Artificiale, emerge come oggi gli automatismi siano sicuramente dotati e performanti, ora da punto di vista della capacità di memoria e di calcolo, che, salvo ulteriori e sostanziali rivoluzioni o innovazioni, sembra oggi essere arrivata ad un momento di saturazione: i materiali fisici con sui sono fatti e che supportano i ‘cervelli’ sono sempre quelli e le relative capacità e performance, possono eventualmente essere più leggeri, resistenti o consumare meno energia elettrica, ma restano sempre quelli. A questi automatismi però gli manca, o non sono ancora in grado o capaci di dimostrare e saper usufruire o godere, di quella citata ‘elasticità’, tale da farci ridere, o sbiancare, vedendo un tango argentino, o un sensuale bolero tra Prodi e Berlusconi, o a farci ridere di gusto nel sentire l’amministratore delegato di Trenitalia Cimoli, dire che da domani guadagnerà solo 1.400 â’¬ al mese; etc. ‘Bravo a scacchi ma zero buon senso’ il sintetico e asciutto titolo dell’articolo. Interessante poi il lungo progetto (dal 1984) ‘Cyc’ (www.cyc.com): realizzare il più grande database di situazioni di ‘buonsenso’, riguardo il più ampio spettro interdisciplinare possibile. Concludendo e condensando l’analisi, oggi la realizzazione della migliore e completa riproduzione sintetica in tutto e per tutto dell’essere umano, della, probabilmente, più complessa ed articolata realtà biologica esistente almeno sulla Terra, probabilmente, ha di fronte questi nodi: 1) capacità di memorizzare e contenere intatti e fedeli i dati senza alcun tipo di corruzione o stress mnemonico e del cervello/organi/sistemi propriamente mnemonici; 2) la sensibilità percettiva umana, frutto di un unico lunghissimo processo biologico ed animale naturale, impossibile o quasi da replicare; 3) il teorizzare, il simulare con mente umana, la capacità intellettuale biologica umana; 4) la comparazione dei casi memorizzati, lo ‘spirito investigativo’ umano; 5) i limiti psicologici e ‘spirituali’ umani: Supermercato, alla cassa, un cliente vince â’¬ 10.000 e noi solo 1.000, rimaniamo male, ‘rosichiamo’. Se avessimo vinto i 1.000 da soli, invece, non avremmo ‘rosicato’, non avremmo sentito l’invidia (limite). La nostra mente, al contrario di un calcolatore, non sempre segue la logica; 6) la natura sociale dell’uomo; 7)la natura fisica dell’uomo, difficilmente accetteremmo di convivere a fianco con degli esseri che ragionano sì come noi, oltretutto, ma, almeno fisicamente, più forti di noi. Nel cercare di simulare l’uomo (‘umanità’ esistente oggi poi solo dal punto di vista teorico e congetturale) siamo solo riusciti oggi a… simulare noi le macchine, male per giunta!

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