Compagnia Berardi Casolari: I Figli della Frettolosa in scena a Mesagne e Crispiano
Prosegue il progetto I Figli della Frettolosa a cura della compagnia BerardiCasolari. Un laboratorio inclusivo che vede il coinvolgimento di ragazze e ragazzi portatori di disabilità (in particolare non vedenti, ipovedenti,) e normodotati, per la creazione dello spettacolo I Figli della Frettolosa. L’iniziativa – dopo i primi laboratori tenutosi a Ruffano, Crispiano e Bitonto, vede ora in corso il percorso laboratoriale a Mesagne.
Il percorso non è ancora giunto al termine e gli ultimi due spettacoli si terranno il 24 novembre presso il Teatro Comunale di Mesagne e il 29 novembre presso il Teatro Comunale di Crispiano.
Il progetto si inserisce nelle Azioni pilota per il welfare culturale e la valorizzazione dei luoghi di cultura promosse da Regione Puglia, Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio, Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio per le Arti e la Cultura e Polo Arti, Cultura e Turismo – P.A.C.T.”
Gianfranco Berardi, attore non vedente, e Gabriella Casolari, regista e attrice, guidano il laboratorio, con il supporto di Ludovico D’Agostino, Alice Faella e Viola Lucio. Le ragazze e i ragazzi partecipanti al laboratorio hanno così la possibilità di costruire il loro percorso laboratoriale, partendo da racconti personali e dalle forti esperienze di vita vissuta, facendo confluire il tutto nella restituzione finale dello spettacolo I Figli della Frettolosa. Un percorso promosso dall’assessora alle Pari Opportunità Angela Rita Bruno e realizzato da ODV Kairòs in collaborazione con Berardi Casolari.
Di piazza in piazza l’indagine si svilupperà e modellerà sugli utenti e gli attori coinvolti, aggiungendo di volta in volta particolarità all’intero percorso. I nuovi elementi amplieranno lo spettro d’azione della ricerca e permetteranno di unire racconti autobiografici a narrazioni del contemporaneo, riflessioni personali a frammenti di grandi classici. In quei giorni si lavorerà a trasferire la partitura fisica (azioni ed immagini) del coro ai nuovi attori della realtà coinvolta e contemporaneamente si indagherà per cercare insieme agli stessi quei racconti in grado di rendere originale ogni volta il percorso, nel tentativo di costruire un’opera tragicomica in cui teatro e vita, finzione e realtà si fondano e confondano, si incontrino e scontrino per portare alla luce la nostra umanità. Il laboratorio è rivolto a persone con diverse disabilità (in particolare non vedenti o ipovedenti), ad attori e allievi attori.
Il risultato finale è lo spettacolo I FIGLI DELLA FRETTOLOSA, testo e regia di Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi che sono anche protagonisti con Ludovico D’Agostino, Viola Lucio, Alice Faella, Silvia Zaru e con il coro di attori non vedenti e ipovedenti nato di volta in volta dal laboratorio su piazza. Lo spettacolo è una produzione Compagnia Berardi Casolari, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, con il sostegno di Teatro dell’Elfo, Sardegna Teatro, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e Istituto dei Ciechi di Milano.
I figli della frettolosa è uno spettacolo che affronta il tema della cecità e del significato più ampio che ha oggi la parola “vedere”. In un mondo ipereccitato dal bombardamento di immagini e suoni, che sempre più neutralizzano i nostri quali forti, vista e udito, l’attenzione dell’individuo è sempre più distante dalla vera conoscenza dell’essere, dell’esistenza. Il punto di vista qui è allora quello di un cieco, di chi guarda ma non vede, percependo la realtà circostante in modo differente. La cecità è messa in scena allo stesso tempo come esperienza di vita reale, fisica, e come concezione metaforica, sinonimo di una miopia sociale ed esistenziale che ci riguarda in prima persona. Anche questa volta la riflessione sul contemporaneo parte dalle esperienze personali di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, dall’osservazione e dall’ascolto della realtà che li circonda ma, a differenza dei precedenti lavori, i ciechi in scena questa volta saranno molti. Bastoni bianchi e occhiali scuri, andatura traballante e movimenti timorosi, ma anche ostinazione, entusiasmo, desiderio di rivalsa: un coro di ciechi come emblema di umanità, allegoria di una società smarrita e insicura, mai arrendevole. Uno spettacolo che ha più il sapore di un evento speciale, che integra il lavoro del teatro alla vita della comunità, che mette insieme attori professionisti e cittadini comuni, vedenti o ciechi che siano, che miscela una struttura drammaturgica definita con i vissuti particolari dei diversi partecipanti.
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