Compag: Farm to Fork? A rischio l’autosufficienza della UE senza vantaggi per il clima
Compag: Farm to Fork? Valutiamone tutte le possibili conseguenze prima che sia tardi
A rischio l’autosufficienza della UE senza vantaggi per il clima
Non si arrende Compag, la federazione nazionale delle rivendite agrarie, che continua a sollecitare un’analisi approfondita dell’ormai nota strategia Farm-to-Fork, a costo di sembrare contraria, ma spinta in realtà dal desiderio di valutare tutte le implicazioni, sia positive che negative, della sua piena applicazione.
Così, dopo aver provveduto a emanare essa stessa le proprie considerazioni al riguardo, affiancandole a quelle del rappresentante degli agricoltori europei Pedro Gallardo (Presidente dei Giovani agricoltori spagnoli e membro di Copa Cogeca), nonché ai risultati di uno studio effettuato dall’USDA e alle valutazioni del JRC (Joint Research Center della Commissione), Compag rilancia proponendo quanto emerso da uno studio tedesco commissionato dal Grain Club (Associazione che rappresenta l’Associazione federale per il commercio agricolo, l’Associazione delle coop tedesche, l’Associazione dei grossisti di oli, grassi e materie prime oleose, l’Associazione dell’industria della lavorazione dei semi oleosi e l’Associazione dei commercianti di cereali) a un gruppo di lavoro coordinato dal Dr. Christian Henning, Professore di Politica Agricola e Direttore dell’Istituto di Economia Agraria dell’Università di Kiel.
Secondo le analisi conclusive dello studio, “le misure proposte dalla Commissione Europea nelle strategie Farm-to-Fork e Biodiversità del Green Deal europeo, se pienamente attuate, porteranno a un calo significativo della produzione agricola nell’UE”. A fronte di un calo pari a circa il 20% della produzione di cereali, semi oleosi e carne bovina, lo studio prevede inoltre un consistente aumento dei prezzi dei prodotti agricoli nell’Unione europea (di quasi il 60% per le carni bovine, circa il 50% per le carni suine, oltre il 30% per il latte non pastorizzato e tra il 10 e il 20% per frutta e verdura, semi oleosi e cereali).
Il Prof. Henning, capo del gruppo di studio, pur ammettendo che il pacchetto di misure previste dalla strategia aumenti i servizi ecosistemici nell’UE, ritiene che esso sia comunque ben lungi dall’ottenere l’effetto positivo atteso sul clima globale. Infatti, i risparmi previsti in termini di gas serra (GHG) in seguito alla diminuzione della produzione agricola europea, sarebbero interamente compensati dall’aumento delle emissioni di gas serra prodotti dall’agricoltura extra UE.
Inoltre, sebbene attualmente l’UE sia uno dei principali esportatori di una serie di prodotti agricoli a livello mondiale, lo studio rileva che il forte calo della produzione di cereali e carni bovine a seguito della strategia Farm-to-Fork comporterebbe il passaggio da una posizione di esportazione netta a una posizione di importazione netta per l’UE, riducendone fortemente il grado di autosufficienza.
Analogamente Ludwig Striewe (German Agricultural Trade Association) ha espresso alcune perplessità sull’efficacia dell’accelerazione che si intende dare alla politica verde: “Condividiamo pienamente gli obiettivi della Commissione Europea in materia di protezione della biodiversità, delle risorse idriche e del clima. Tuttavia, è altrettanto importante garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare” ha affermato Striewe.
Allarmante anche il monito di Udo Hemmerling, vice segretario generale dell’Associazione tedesca degli agricoltori: “Tutti gli agricoltori hanno un chiaro interesse a proteggere l’ambiente e il clima, oltre a garantire che anche le generazioni future possano continuare a gestire le aziende agricole e soddisfare la domanda nazionale di cibo prodotto. Tuttavia, gli elevati standard dell’UE per la produzione in Europa non devono essere compromessi dalle importazioni. Lo studio ha rivelato notevoli effetti di dispersione che deriverebbero dallo spostamento della produzione verso paesi extra UE”.
Altrettanto preoccupante il commento del Dr. Ehlers, amministratore delegato dell’Associazione tedesca Raiffeisen, sul potenziale impatto della strategia Farm-to-Fork: “Difficilmente i prezzi più elevati e una inferiore fornitura di frutta e verdura prodotte in Europa incoraggeranno i consumatori a seguire una dieta equilibrata. Inoltre, saranno inevitabili considerevoli tagli per i settori, sia a monte che a valle, e numerose aziende agricole non saranno in grado di reggere l’impatto di queste misure”.
Insomma, conclude il prof. Henning, “la strategia Farm-to-Fork ha un potenziale per agricoltori e società, ma sarà necessario attuare politiche agricole innovative per sfruttarlo. Gli effetti positivi previsti sui servizi ecosistemici sarebbero ampiamente controbilanciati da quelli negativi, in opposizione ad alcuni degli obiettivi del Green Deal”.
Compag si unisce dunque alle associazioni dell’industria agricola dell’UE e della Germania rivolgendo all’UE l’ennesimo appello a rivedere ed esaminare approfonditamente le misure previste dalla startegia Farm-to-Fork: sono davvero efficaci? come verrebbero affrontati gli effetti collaterali? quali misure alternative sarebbero più adatte al raggiungimento degli obiettivi?
Si impone un dialogo costruttivo tra la Commissione Europea e tutte le parti interessate. Non dovrà essere l’industria agricola a pagare il prezzo di questa (seppure auspicata) evoluzione.
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