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“Come eravamo…” – 2

“Come eravamo…” – 2
Aprile 11
02:00 2007

Curiosità storiche scovate negli archivi comunali di Colonna
Colonna paese agricolo per eccellenza ha sempre dovuto fare i conti con le intemperie, le condizioni climatiche hanno influito sulla nostra economia e sulla nostra vita fin dai tempi più antichi..
Il 1816 deve essere stato un anno molto freddo, probabilmente neve e gelo si sono protratte fino alla soglia dell’estate, questo negli abitanti per la maggior parte “giornalieri” ha provocato carestia e fame. La drammaticità della situazione ci viene illustrata in queste due lettere scritte dall’allora Priore Gio (Giovanni) Francesco Astorre (una senza data l’altra è datata 27 maggio 1816) che rivolgendosi al Principe Pallavicini supplica di: “concedere qualche elemosina per sollievo a questi miserabilissimi poveri”…

Eccellenza Padrona
Gio Francesco Astorre della Colonna attual priore e vassallo della Eccellenza Sua, con tutto l’ossequio e riverenza, rappresenta, a nome di questo popolo che sono vari giorni che per l’intemperie della stagione di Geli e Nevi, sono obbligati starsene a casa e non poter andare al lavoro per guadagnarsi il pane, motivo per cui miseramente languiscono mancandole il vitto per sostenersi giornalmente.
Perciò umilmente ricorrono alla bontà e carità del Eccellenza Sua si volesse degnare di qualche caritatevole soccorso per non morire di inedia. Supplicando l’altissimo Iddio di una lunga e prospera vita per l’Eccellenza sua che, diretta l’Eccellentissima casa , che della grazia.

Eccellenza padrona
Esprimere non posso la pena che io provo in vedere molte persone di questo comune languire per la fame e sentire per la pubblica strada piangere la povera creatura gridando ho fame ho fame. Sento per tenerezza spezzarmi il core. Il mio confessore mi dice essere questo il tempo di guadamiarsi il paradiso con il sovvenire i poveri in questa gran necessità. Non ho mancato dubbitamente di fare quanto mai ho potuto ora mi trovo di non più potermi intendere a dare aiuto a questa miserabilissima gente.
Ricorro per tanto al nostro padre e padrone pregando vostra eccellenza con le lagrime agli occhi a volersi degnare di qualche elemosina per sollievo di questi miserabilissimi poveri mentre non mancheranno di pregare cotidianamentete lo Spirito Santo nella imminente festività per una lunga conservazione di vostra eccellenza.
Che della Grazia.
Colonna 27 maggio 1816

“Come eravamo…” – 3

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