“Come eravamo…” – 10
Dall’estratto di una lettera possiamo comprendere quali fossero le pietanze cucinate nel nostro territorio nei primi anni del 1800, e soprattutto quanto il vino del nostro paese fosse conosciuto ed apprezzato. La lettera è datata 18 aprile 1822, il sig. Silviucci di Roma, commerciante di articoli sacri di cui si serviva la comunità di Colonna, scrive, in occasione di una consegna da effettuare relativa a medaglie, santini, corone e quant’altro serviva per la chiesa e per il giorno della “comunione generale”: “Mi prendo la libertà di mandare fuori il mio figlio, cognato il sig. Gioacchino Barberi,ed il sig. Luigi Castelli.
Ai medesimi o’ consegnati tre piccioni che gle li faranno fare allesso e col brodo una zuppa di pane con i regagli sopra una corata di capretto delle bragiole arrosto, ed un pochi carciofi, col pane bianco ci faranno anche la zuppa. Scuseranno tanto incomodo, rapporta a farli mangiare cioè il locale dove credono o’ con loro o con i missionarj.
Li medesimi vengono per farsi una bevuta dei quell’ottimo vino vostro perciò vi priego contentarli…”.
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