Col ferro e col fuoco. Che cosa è morto con i ragazzi della Thyssen
Sabato 29 marzo 2008 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma è stato promosso un evento dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro dal titolo “Col ferro e col fuoco. Che cosa è morto con i ragazzi della Thyssen”, iniziativa dedicata ai 7 operai della Thyssen Krupp di Torino, vittime della tragedia dello scorso 5 dicembre, si tratta di: Antonio Schiavone, 36 anni; Roberto Scola, 23 anni; Angelo Laurino, 43 anni e Bruno Santino, 26 anni; Rocco Marzo, 54 anni; Giuseppe Demasi, 26 anni; Rosario Rodinò, 26 anni.
L’incasso della serata è stato devoluto alle famiglie dei lavoratori deceduti perché come dice Ezio Mauro: “Ci sono due modi per non rendere inutile la tragedia della Thyssen, aspettando la giustizia: il primo è la solidarietà con le mogli e i figli bambini delle vittime; il secondo è la memoria consapevole, cercare di capire per non dimenticare.” La memoria è fondamentale in un paese come il nostro in cui afferma ancora Ezio Mauro “L’invisibilità degli operai è legata all’indebolimento dei loro diritti, alla loro vulnerabilità, nel lavoro e nella sicurezza. E più che una colpa, è già il segno di una mutazione in corso nella nostra società, dove sembra contare solo il consumatore e non più il produttore, dove stiamo cancellando il concetto di lavoro per sostituirlo con parole che vogliono dire altro, e non vogliono dire nulla. Proprio per questo una serata Thyssen a teatro ha un senso, qui e oggi, in un Paese che sembra non sapere più quanta gente lavora ancora col ferro e col fuoco, e non riesce a fare una narrazione collettiva, sociale, politica, culturale del suo mondo.”
Nella prima parte della serata è stato proiettato il film “Il posto dell’anima” di Riccardo Milani, con Silvio Orlando, Michele Placido, Claudio Santamaria e Paola Cortellesi seguito dal cortometraggio “3,87” di Valerio Mastandrea, con Elio Germano, Jasmine Trinca, Marco Giallini vincitore di un Nastro d’Argento nel 2005: anche qui, tutto comincia quando Andrea vede un tubo staccarsi dall’impalcatura e cadergli addosso. Il titolo (3,87) è la media delle persone che in Italia muore ogni giorno sul lavoro. Nella seconda parte Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Claudio Gioè a turno hanno riportato le parole degli operai che si trovavano sul luogo dell’incidente; quelle dei familiari; parti di interviste ed articoli di giornale (di Luciano Gallino) e la descrizione dei funerali. Il racconto sobrio, più che gridare all’ingiustizia ed esprimere con enfasi sentimenti di indignazione e rancore, cerca il più possibile di ricostruire i fatti, è il documento di un incidente e delle cause che hanno portato al verificarsi di una tale tragedia. Tra le cause si fa riferimento alla mancanza di attenzione nei confronti del lavoratore a vantaggio invece di un sistema di produzione a ritmo più intenso: secondo fonti sindacali, infatti, la linea 5, dove è avvenuto l’incidente, aveva avuto un aumento del ritmo di lavoro. Alcuni lavoratori coinvolti nell’incendio (sempre secondo i sindacati) erano in straordinario da quattro ore e, quindi, lavoravano da 12 ore consecutive, condizione davvero pericolosa in un settore come quello siderurgico. Lavorare in un’industria siderurgica significa lavorare in squadre per coprire tutta la giornata. Le macchine infatti non si fermano mai. Trattare l’acciaio significa lavorare 24 ore su 24 accanto a forni giganteschi che arrivano a 1180 gradi: un inferno. A Torino nelle Acciaierie della Thyssen Krupp i 180 lavoratori hanno quasi tutti meno di trent’anni. Il 5 dicembre 2007, data in cui si è verificato l’incidente, il nastro scorre ad altissima velocità…sbanda…l’attrito dà vita ad un principio d’incendio. Gli operai all’inizio pensano di poterlo domare come è già accaduto. Ma questa volta un flessibile pieno d’olio esplode ed è come un lanciafiamme. La tragedia: sette operai carbonizzati dal getto di fuoco che non li avvolge, li inghiotte. Sette funerali in cui la rabbia si mischia al dolore.
Alla fine del 1998 l’industria siderurgica dell’UE contava 290.000 addetti con una produzione il cui valore era stimato a 75 miliardi di euro. L’UE è il primo produttore mondiale di acciaio e il più grande mercato unico dell’acciaio. Oltre il 60% della produzione di acciaio è attualmente coperto da cinque grossi gruppi, rispetto al 23% del 1993. Il Gruppo ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, con stabilimenti a Terni e Torino e Società controllate e partecipate sia in Italia che all’estero, opera nel campo della produzione e distribuzione degli acciai speciali (inossidabili, basso legati e al carbonio), destinati principalmente al settore alimentare, agli elettrodomestici, all’edilizia, ai casalinghi, alla produzione ed utilizzazione di energia, ai trasporti, all’industria di base, a quella meccanica e siderurgica. La ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, occupa circa 3.500 dipendenti e genera – nella sola area geografica più direttamente interessata dalla propria presenza – una capacità di reddito per oltre 25.000 persone.
Sul sito della ThyssenKrupp leggiamo:
A seguito delle numerose segnalazioni da parte di lavoratori e semplici cittadini, della volontà di dimostrare il sostegno alle famiglie delle vittime del tragico incidente avvenuto nello stabilimento della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni di Torino, è stato aperto il seguente conto corrente:
conto corrente numero 000080000280
Intestato a: FAMILIARI VITTIME INCIDENTE TORINO –
Banca CARIT SpA ag 10 CIN-IT:M ABI:06380 CAB:14408
Per chi effettua versamenti da fuori Italia:
EUR IBAN: IT16 M063 8014 4080 0008 0000 280 BIC TERNIT3T008
Presente in teatro vi era anche l’operaio della ThyssenKrupp di origine napoletana sulla testimonianza del quale era basato il racconto fatto dagli attori.
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