Coco Avant Chanel – L’amore prima del mito
Coco è il motivo musicale con cui la giovane Gabrielle Bonheur Chanel si esibisce in piccoli cabaret e il nome con cui da allora viene chiamata. Liberamente tratto dal romanzo di Edmonde Charles-Roux “L’Irrégulière ou mon Itinéraire Chanel” del 1974, “Coco Avant Chanel”, diretto da Anne Fontaine, vede come protagonista l’affascinante Audrey Tautou. Il film narra la sua storia a partire da un’adolescenza trascorsa in orfanotrofio insieme alla sorellina in seguito alla morte della madre. La loro doppia vita – di giorno sartine, di notte showgirl, contribuisce a tenere in vita il sogno di una vita migliore fino a quando le due lasciano la campagna e prendono ciascuna una strada. Tuttavia, quella che porterà il sogno a trasformarsi in realtà si prospetta essere piena di apparenti compromessi oltre a essere lunga. A costo di cambiare il suo presente, accetta di vivere con un nobile di cui non è innamorata, ma che le promette una vita sfarzosa nell’alta società. Nella quale, tuttavia, ella non si riconosce affatto. Il forte senso di incoerenza con se stessa, ma anche l’ascolto di esso nel profondo insieme a una forte motivazione interiore, la inducono pian piano a crearsi uno spazio in una società a cui pure non sente di appartenere. Cambia stile di abbigliamento, taglia e ricuce i vestiti a suo gradimento lasciando libero sfogo alla sua creatività. Un sano anticonformismo e il carattere forte di una donna che combatte, innanzitutto e visibilmente con se stessa, attira l’attenzione del giovane inglese Boy Capel, che sa apprezzare la sua unicità e di cui lei si innamora. Nel contesto sociale parigino del primo Novecento, Coco osa sfidare il mondo con coraggio grazie anche alla complicità di lui, che la incoraggia nella sua sensualità androgina. Un forte senso del trasformismo e il tema del travestimento sono molto cari alla teoria femminista che sorge nell’epoca in cui lo stesso film si ambienta. Nel 1928 il film “Orlando” di Sally Potter affrontava gli stessi temi portandoli però alle estreme conseguenze: aggiungendo cioè il tema del travestitismo e del cambiamento di identità. Il film era il segno visibile di un ripensamento del corpo oltre il sesso e l’identità di genere che la società maschilista attribuisce alle donne sulla base del genere fisico. Nella stessa direzione si pone il film della Fontaine, a partire dal forte connubio tra abito e identità: il cambiamento del primo è metafora di una nuova individualità femminile. Coco, splendidamente interpretata da Audrey Tautou, è una stilista destinata a lasciare un segno non solo nel mondo della moda, ma nell’universo femminile. Lo stile Chanel veste con eleganza una donna che non può più nascondere la propria capacità di pensare e di aprirsi al mondo in modo partecipe, se non rivoluzionario. Non più cappelli pieni di fronzoli che la coprono, né corsetti che la stringono impedendole di respirare. Lo stile registico è altrettanto misurato: Anne Fontaine sa ponderare eleganza ed essenzialità nei contenuti della storia come nel materiale filmico, scenografie e corpi attoriali. Coco sa che non sarà mai “la donna di nessuno”, neanche di Boy Capel, che a chiusura del film muore in un incidente di macchina. L’amore che viene prima del mito è così destinato a rimanere un passo indietro.
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