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Cocaina: un confine sottile

Maggio 01
02:00 2008

A Roma e nei Castelli Romani è in forte crescita il consumo di cocaina in forma occasionale tra i ragazzi sotto i 25 anni. Si tratta di un consumo di tipo “situazionale” (ovvero legato ad eventi specifici quali feste private, serate in discoteca o in locali notturni) da parte di assuntori sempre più giovani, appartenenti alle più diverse fasce sociali, che non si considerano in alcun modo tossicodipendenti; ma anche tra coloro che fanno un uso regolare di sostanze stupefacenti, è in aumento la percentuale dei consumatori di cocaina come droga primaria che ogni giorno si rivolgono ai SERT (servizi per le tossicodipendenze) del nostro territorio. La facile reperibilità della sostanza e i costi ormai accessibili a chiunque hanno facilitato la sua recente diffusione, insieme alla scarsa consapevolezza da parte dei giovani che ne fanno uso dei principali effetti a livello sia fisico che psichico.
Quali sono gli effetti dell’assunzione occasionale di cocaina?
L’iniziale senso di euforia, di accentuazione della reattività fisica e mentale, la riduzione del senso di fatica, del sonno e della fame che vengono ricercati dai consumatori, cedono il passo, nell’arco di una mezz’ora, a conseguenze fisiologiche importanti: tachicardia, respiro affannato, aumento della circolazione del sangue, iper-produzione di adrenalina, dilatazione delle pupille, tremori e sudorazione. Dopo un’ora dall’assunzione ci si sente vuoti, depressi, in balia dell’ansia, del panico e dell’agitazione motoria, si possono manifestare stati paranoici fino ad arrivare a veri e propri deliri allucinatori, ma, soprattutto, si cade in preda all’astinenza e al bisogno di consumare una nuova dose per placare i sintomi negativi che si stanno accusando; si viene così a creare un meccanismo circolare tra assunzione e astinenza che, senza che il consumatore se ne accorga, lo porta in poco tempo alla dipendenza dalla sostanza tossica. Una volta entrato nel tunnel della tossicodipendenza il percorso da intraprendere per uscirne fuori è notoriamente lungo, e talvolta termina nel vicolo cieco della morte. In ogni caso i danni provocati al cervello hanno effetto permanente, ma le conseguenze spesso più gravi sono il progressivo ritiro dalle relazioni interpersonali fino all’isolamento sociale, insieme al drastico cambiamento nella personalità di chi ne abusa e nello stile di vita: la ricerca e il consumo in dosi sempre più elevate di droga diventano l’unico scopo delle giornate che trascorrono senza più alcuna progettualità verso il futuro. Così, ciò che all’inizio era iniziato come un gioco, come soddisfazione di una semplice curiosità verso qualcosa di nuovo che non si è mai sperimentato, o come tentativo di soluzione delle difficoltà davanti alle quali la vita di tutti i giorni pone ciascuno di noi, diventa un mostro divorante del quale non si può più fare a meno, come una leggendaria arpia dal canto ammaliatore. Per questo è fondamentale che i ragazzi, nella delicata fase di instabilità e di cambiamenti che è tipica dell’età adolescenziale, vengano adeguatamente informati da parte delle istituzioni educative (famiglia, scuola, etc…) sulla pericolosità di questa ed altre sostanze tossiche, ed è importante che venga dato il necessario spazio e tempo all’ascolto dei loro bisogni, senza dare mai nulla per scontato né fermarsi alle apparenze. Perché l’uso di droga è sempre espressione di un disagio più profondo che bisogna saper leggere e al quale si deve dar voce con parole nuove, diverse dall’autolesionismo.

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