Chi resiste nella palude
Chi resiste nella palude
-teatro di narrazione al Teatro di Terra-
domenica 6 marzo alle ore 18,00
Ancora un appuntamento interessane all’inutile Teatro di Terra di Via San Crispino. Inutile per chi non se ne serve, per chi non è curioso, per chi va a teatro a vedere gli amici e basta, per chi vuole rivedere la televisione..live, per chi a Velletri mai! per chi è meglio snob, a Roma vado in cantina off , lì sì ufh, per chi no, non c’è il foyer, per chi piccolo è brutto, per chi è scomodo, per chi mi rovino la mise, per chi confonde il mezzo col fine, lo spazio per lo spettacolo, per chi è sempre impegnato ad impegnarsi, per chi non ha tempo e chiacchiera da mane a sera, ma la notte nooo! per chi vuole le comodità, il servizio, il ristoro, macché spettacolo! per chi non lo ha saputo, per chi lo ha saputo e quindi … come ci fossi stato, grazie, inutile, inutile perché le Istituzioni grandi e piccole gli’a’rimba, la cultura sarà sorpresa di cose sconosciute … ma la fatica dove la mettiamo! bisogna pure salire e scendere e fare silenzio, e spegnere il telefonino che se poi mi cercano? eppure …. TEATRO STRUMENTO DI SALVEZZA!!!
La proposta “Chi resiste nella palude” di Francesco Lande.
Come quando si è seduti di fronte al camino, silenziosi e attenti, ascoltando il narrare di un nonno con in sottofondo il crepitio del fuoco: questo è quello che si prova ascoltando il racconto di Francesco Lande. Il suo “Chi resiste nella palude”, è più di un monologo teatrale: è una confidenza bisbigliata a cuore aperto, che affascina e cattura e insegna, tenendoti per mano fino alla fine.
Non è una di quelle vicende che si studiano approfonditamente sui libri, sebbene faccia parte di diritto della Storia, la nostra Storia: la bonifica dell’Agro Pontino è un evento che a scuola viene appena accennato, elencato insieme alle altre operazioni effettuate sotto la dittatura di Mussolini. Eppure, un tale avvenimento non ha solo modificato completamente un paesaggio e un ecosistema, ma ha anche comportato un ingente numero di morti tra tutti quelli che si sono trasferiti nella zona per effettuare questi lavori.
Francesco Lande si fa portavoce della memoria storica della sua famiglia: suo padre, sua madre e i suoi nonni a lui hanno affidato i propri ricordi, e lui, nella continuità atavica tipica del tramandare, a noi ne fa dono. Il suo è un viaggio tra i canali d’acqua da scavare e quelli già scavati, tra le zanzare portatrici di malaria, il chinino e il freddo pungente dell’inverno trascorso immersi nella palude gelida. Il tentativo di bonificare questo territorio risale addirittura ai tempi delle civiltà pre-romane: i Volsci sono stati i primi a cercare di rendere abitabile e coltivabile questa regione. A loro sono seguiti i Romani, poi succeduti da diversi papi, fino ad arrivare a “quello lì de Roma”.
Sul palco spoglio, con solo due sedie ad arredare la dimensione del ricordo, Lande attraversa le diverse testimonianze da lui raccolte, variando tono di voce e persino il dialetto. Memorie di morte, con le migliaia di persone decedute per le condizioni di lavoro, ma anche di speranza e di nascita: per questo intere famiglie lì si trasferivano, con il sogno di poter poi abitare la terra da loro bonificata e di potervi crescere i propri figli. I quali, bambini e inconsapevoli, oltrepassavano con la bici il sudore dei propri padri, cantando filastrocche e tenendosi occupati con giochi e scherzi.
La voce e il corpo dell’attore-regista pennellano vividamente l’ambiente entro il quale i suoi personaggi vanno a muoversi: i tre canali, i colli e le strade, le stanze papali e le case dei coloni, tutto sembra prendere forma di fronte ai nostri occhi.
L’unico “accessorio” in più? Una lampadina che cala dall’alto, accendendosi a tratti: rappresenta una quercia, un albero che ha assistito attraverso i secoli agli innumerevoli tentativi dell’uomo di piegare la natura ai propri desideri. Alla fine, certo, l’uomo c’è riuscito, pagando forse un prezzo troppo alto. Ma alla quercia poco importa: fissa nella sua immobilità secolare, resta sorda e indifferente agli sconvolgimenti che la circondano, non badando neanche all’attore che da lei, invano, attende una qualche illuminante risposta. Chi resiste nella palude IL RICORDO CHE AFFASCINA E INSEGNA: Scritto, diretto e interpretato da Francesco Lande.
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