Chi parla a nome della scienza?
Il documento di alcuni ginecologi romani, che invita a rianimare i feti abortiti e i neonati in estrema prematurità, anche contro il volere delle madri, si inserisce nell’attuale violenta campagna di criminalizzazione delle donne; escludendo la responsabilità genitoriale, essi contraddicono le modalità stesse con cui la medicina affronta le problematiche della nascita e della morte. Ancora una volta uomini intervengono pesantemente nel controllo del corpo femminile e della maternità, affermando una concezione astratta della vita in quanto tale.
Le donne, le ginecologhe, le scienziate, le ricercatrici… unanimemente denunciano questa esplicita collusione tra la chiesa più integralista e la scienza medica, il tentativo di sostituirsi alle madri e di ridurle al silenzio. Le donne della Casa Internazionale di Roma affermano invece la necessità di partire dalla consapevolezza e dalla sapienza etica delle madri, dalla loro responsabilità concreta, in accordo con il documento redatto dall’Associazione Donne e Scienza: “Chiediamo che si smetta di invocare la presunta oggettività scientifica a fini ideologici, per rimestare le acque della politica intorno ad una legge che rappresenta una conquista per una società civile”.
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