Chi di popolo ferisce …
Sta finendo in malo modo, come capita spesso, una storia d’amore: tra Berlusconi ed il suo popolo. C’era infatuazione, illusione, ma anche speranza e fiducia. Il tradimento è stato grande e sfacciato. Approfittarsi dell’amore per interessi personali e causare così il danno dell’altro, di tutti gli altri, amanti ciechi per troppo tempo, si è trasformato in condanna irridente, e non c’è più riparo. L’amore troppo grande e vasto è stato, assurdamente, la leva che ha sollevato in Berlusconi sicurezze spropositate ed irresponsabili, un abbagliamento da fuori strada. Il carattere ed i servi hanno fatto il resto. Ora sono tutti bravi a dire che la stalla doveva essere chiusa, che non si poteva fare indigestione di fieno, che a volte anche i ronzini tirano calci. Gli altri, quelli del popolo, ci hanno messo un po’ a capire che gli schiaffi fanno male anche se non ti chiami Pasquale. Ma la tela si è rotta, l’inganno disvelato, e non ci sono punti che rattoppino. Due i principali errori del premier, uno di ignoranza, ed uno di misura, forse collegati. Non ha mai avuto chiara la natura del contratto democratico e sociale con gli elettori; lo credeva una investitura una tantum, una tombola da intascare e spendere nel tempo come ti pare; è invece un contratto di somministrazione reciproca, giorno per giorno controllato. Pure in questo errore di fondo qualche via di uscita si sarebbe trovata, se ci fosse stata misura, discrezione. Invece il messaggio ed il comportamento è stato brutale: sono stato eletto dal popolo, nessuno mi può controllare o contraddire, faccio quello che voglio perché il popolo così vuole. Nell’ingranaggio mancava un piccolo dentino: il popolo voleva che fosse fatto qualcosa anche a suo (del popolo) vantaggio, come promesso ad ogni piè sospinto. Al dunque, però, solo leggi di interesse personale, asticella sempre più alta e, per giunta, sorretta da barzellette. Adesso è rimasto un sordo rancore, come, in taluni casi, tra moglie e marito, quando le scappatelle occasionali e saltuarie si trasformano in tradimenti ripetuti e stabili. Nei discorsi il popolo è sparito. Il capo è cupo e resta aggrappato alla maggioranza del Palazzo, ma è una scialuppa che finirà contro gli scogli. Il popolo soffia forte per vendicare le ferite a lungo sopportate.
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