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Che storie con l’acqua

Marzo 31
22:18 2010

Il 22 marzo è stata la giornata internazionale dell’acqua. L’acqua è stata definita l’oro blu del 21° secolo. L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali e indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e dovrebbero essere fin dalla nascita diritti naturali intoccabili. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto. La gestione delle risorse idriche è difficile e complessa e spesso il controllo dell’acqua è fonte di tensioni politiche, economiche e sociali che rivela anche “come sta” un paese. E’ necessario, per la sopravvivenza di tutti  che ognuno di noi abbia la consapevolezza della necessità di mantenere in equilibrio gli ecosistemi  e che dia maggiore importanza alle questione della qualità dell’acqua, per esempio attraverso la prevenzione dell’inquinamento, la bonifica ed il risanamento. Ogni giorno si versano milioni di tonnellate di acque reflue non trattate e di rifiuti industriali e agricoli nel sistema idrico mondiale. Il rapporto dell’Agenzia ONU per l’Ambiente (Unep)  denuncia che “circa due milioni di tonnellate di rifiuti, che si traducono in oltre 2 miliardi di tonnellate di acqua inquinata, sono scaricati quotidianamente nei fiumi e nel mare lasciando enormi zone morte che soffocano pesci e barriere coralline mettendo a repentaglio l’ecosistema marino di oggi e di domani”. E naturalmente sono sopratutto i poveri ad essere più penalizzati dall’inquinamento, dalla carenza idrica e mancanza di igene adeguata. La storia dell’acqua qualche volta è anche la storia di un paradosso; per esempio quando nel XVI secolo gli spagnoli hanno creato Mexico City, hanno prosciugato laghi e paludi dell’antica città azteca mentre da un secolo ingegneri e urbanisti si adoperano per far confluire l’acqua verso la capitale messicana da fonti ubicate tra 60 e 130 chilometri dal centro. La giornata ha visto manifestazioni ed iniziative varie in tutto il mondo o quasi… In Francia, a Parigi, sopra una grande fontana collocata per alcuni giorni di fronte al museo del Louvre,  c’era uno slogan: “L’acqua non potabile fa più vittime delle guerre”. L’acqua insalubre, infatti, è la prima causa di mortalità al mondo, uccide più dei conflitti e dell’ hiv; sono ogni anno circa 8 milioni di persone – di cui 1,5 milioni di bambini – che muoiono a causa di malattie trasmesse dall’acqua. In Siria, a Damasco, ha preso il via lo Hammam Day, per consentire a siriani e visitatori di scoprire o riscoprire i bagni turchi della capitale, anche quelli meno noti, che per l’occasione saranno aperti a donne, bambini e turisti. Fino al 17 Aprile nel quadro di un programma finanziato dall’Unione Europea sarà inoltre visitabile una mostra dedicata agli hammam, allestita nella suggestiva cornice del Khan del Sultano ottomano Solimano il Magnifico (XVI secolo), sulle rive del fiume Barada sull’antica strada che conduceva i pellegrini alla Mecca. In Somalia la siccità prolungata e la mancanza di risorse idriche hanno costretto circa 35.000 persone ad abbandonare una decina di villaggi nella regione centrale del Galgadud per  cercare l’acqua anche a 100 chilometri di distanza con costi proibitivi. In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, i palestinesi sono costretti a comprare dagli israeliani la loro stessa acqua perché non hanno diritto di accesso al bacino della valle del Giordano e non possono scavare pozzi. In alcune aree rurali i palestinesi sopravvivono con 20 litri al giorno e sono circa 200 mila, secondo una denuncia di Amnesty International, le persone che non solo non hanno accesso all’acqua corrente ma hanno anche  la proibizione di raccogliere l’acqua piovana. In Bolivia, il presidente  Evo Morales sollecita l’ONU affinché dichiari l’acqua un diritto umano e invita tutti gli Stati a promuovere il rispetto del diritto all’acqua e a garantirne il riconoscimento e la sua applicazione. In Australia una campagna avviata dalle associazioni degli aborigeni della regione del Territorio del Nord, impegnate a difesa dei diritti “tradizionali” dei nativi, propone che per l’uso dell’acqua dei laghi e dei fiumi dovrebbe essere obbligatoria un’autorizzazione delle comunità locali. In Burkina Faso, il governo ha rinunciato a cedere la Società nazionale burkinabè di elettricità (Sonabel) e l’Ufficio nazionale dell’acqua (Onea). Per i  Boscimani Gana e Gwi del Botswana è l’ ottavo anno che vivono  senza poter accedere a una regolare fonte d’acqua nella Central Kalahari Game Reserve. Infatti nel tentativo di indurli ad abbandonare la riserva, loro terra ancestrale, nel 2002 il governo del Botswana aveva smantellato e cementato il pozzo da cui i Boscimani dipendevano per gli approvvigionamenti dell’acqua. Nonostante “la sentenza dell’Alta Corte del Botswana”/material/586 che nel 2006 sancì il diritto costituzionale dei Boscimani a vivere nella riserva, il governo ha continuato a negare loro il permesso di rimettere in funzione il pozzo, anche se i Boscimani si erano dichiarati disposti a procurarsi da soli il denaro necessario a coprirne i costi. In Italia il governo italiano privatizza l’acqua e i comuni, le province e le regioni si uniscono in associazione per riaffermare ‘dal basso’ il concetto di acqua come bene comune, anzi un diritto umano universale, quindi inalienabile e privo di interessi economici.

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