Cercasi sogni e amore per i giovani
La vicenda della ragazzina sedicenne morta per droga, a Genova, ha suscitato, come logico, molto clamore e commenti. Ci si chiede, soprattutto, come mai ci sia nei giovanissimi un desiderio di sballo che è abbrutimento, incapacità di essere padroni di se stessi, voglia di star male, indifferentemente che lo si faccia con la droga o con l’alcool, bevendo fino al coma etilico. In Italia, tra l’altro, dell’alcool se ne parla poco per non danneggiare l’agricoltura e la forte industria ad esso collegate, ma sarebbe interessante divulgare i dati dei danni psichici e fisici dall’abuso di alcool!
In un’atmosfera in cui le sentenze sono sempre facili, si sostiene che i genitori, per figli tanto insoddisfatti da cercare la perdita di coscienza di sé, non abbiano fatto abbastanza.
Essendo stata insegnante per tutta la vita – e anche mamma – so che i genitori tendono a non vedere i problemi dei propri figli o a negarli. Forse, perché si sentirebbero responsabili o, forse, perché non sopportano che i loro figli non siano perfetti e felici, così come loro si augurerebbero.
Eppure, il male della gioventù non è solo sbaglio dei genitori. Le mie figlie, davanti ai miei sensi di colpa, mi hanno ampiamente spiegato che i figli non sono figli solo dei genitori. Imparano a scuola, dagli insegnanti, dai compagni, dalle persone che frequentano, dagli amici ecc. Hanno una vita sociale, insomma.
Inoltre, ho capito che, a volte, anche facendo del proprio meglio, i figli (e gli alunni) fanno il contrario di ciò che si insegna. Ad esempio, una persona, magari, si spende per anni per sostenere la raccolta differenziata dei rifiuti, lotta per non sprecare la carta, per riciclare ecc. ecc. I figli, invece, gettano tutto nell’indifferenziata non razionalizzando il fatto che danneggiano prima di tutto se stessi e il proprio mondo di domani. I figli, come gli alunni, si comportano spesso esattamente al contrario di quello che gli viene proposto.
Che fare? Non ci sono ricette, evidentemente. Ma bisogna continuare a insegnare sperando che, un giorno, essi capiscano. Perché il dovere dell’adulto è combattere le paure dei giovani non avendo paura, proponendo un esempio comportamentale di valori e principi indipendentemente dal successo educativo momentaneo.
Considerando anche che i tempi sono molto difficili.
Nella mia gioventù, come tanti ricorderanno, era molto di moda il “fumo” ma anche la coca e l’lsd. L’eroina, al contrario, aveva una connotazione negativa. Non credo che i genitori, allora, ne fossero consapevoli né che se ne parlasse a scuola come, invece, avviene adesso. La gente non conosceva, come, invece, è oggi, i danni fisici e psichici irreversibili delle sostanze stupefacenti.
Eppure, non mi sembra che andare oltre qualche spinello fosse così comune come ora. Chi andava oltre, poi, si riduceva a uno straccio, si trascinava per le strade inconsapevole, non piaceva a nessuno.
Anche doversi impasticcare per divertirsi a ogni costo non era necessario. Ci si divertiva lo stesso, forse, perché, finalmente, si usciva di casa dopo aver lottato anni per avere un po’ di libertà, o perché si andava a una manifestazione politica, a un corteo, oppure perché, miracolo tecnologico, si passava dal jukebox alla sala da ballo e, quindi, alla discoteca!
Era un tempo pieno di sogni per il futuro – diritti, libertà, uguaglianza- per i quali lottare e dare il meglio di sé.
Forse, alcuni giovani hanno perso la capacità di sognare e la nostra società non gliene dà motivo.
Infine, da ragazza pensavo che con l’amore si risolve tutto, si recuperano gli sbagli dei genitori, degli insegnanti, degli amici… Si può sempre ricominciare.
Forse, lo penso ancora.
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