C’era una volta… e ci sarà sempre Sergio Leone
Cinefili di tutto il mondo unitevi! O meglio, chi ha amato il suo cinema ricordi il grande Sergio Leone, scomparso il 30 aprile del 1989 a soli sessant’anni. Riposa nel piccolo cimitero di Pratica di Mare, poco lontano dai Castelli, accanto al sito che fu l’antica Lavinium.
Nello”spaghetti western” il regista infilò la personificazione di tic umani e maschere archetipiche di mascalzoni d’ogni latitudine.
Utilizzò facce belle e terribilmente brutte: il profilo elegante di Henry Fonda e quello enigmatico di Clint Eastwood; il volto particolare di un giovane Klaus Kinski e quello del brutto e cattivo per eccellenza, Eli Wallach, attore con oltre cinquant’anni di carriera sulle spalle. Ed è con un pugno di film che conquistò il pubblico, perché Leone nella sua carriera ne girò in tutto sette, tre dei quali appartengono al genere che lo consacrò a livello mondiale, come Per un pugno di dollari, parte della “trilogia del dollaro”.
Della “trilogia della storia” è invece Giù la testa, con i notevoli James Coburn e Rod Steiger, e le magnifiche musiche di Ennio Morricone. Nel film C’era una volta il West riempirà lo schermo con gli occhi profondi e scuri di Claudia Cardinale, guidando lo spettatore alla scoperta della tragica vicenda narrata.
Leone lavorò come assistente di regia accanto a Vittorio De Sica nel capolavoro del neorealismo Ladri di biciclette e, fra gli altri, con Mario Camerini, Mario Soldati (nella fortunata serie dei Corsari) e Luigi Comencini. La sceneggiatura invece lo occupò prima e dopo la macchina da presa: collaborò anche con il suo figlioccio artistico, Carlo Verdone, allo script di Troppo forte.
Leone era un regista di sguardi, oltre che di azione, e ci lasciò col capolavoro C’era una volta in America. Le scene con il sorriso beato di Robert De Niro/Noodles nella fumeria d’oppio, o quella in cui Noodles ragazzino spia l’odiata ossessione della sua vita dal buco nel muro di un retrobottega, fanno un pezzo dell’immaginario di metà anni Ottanta. Il suo ricordo è tenuto vivo proprio da Carlo Verdone che, oltre l’amicizia e la scuola di cinema, da lui mutuò modi e indimenticati caratteristi, come il romano Mario Brega.
Vicino a quel borgo medieval-rinascimentale che lo conquistò, in una tomba degna dei migliori scenografi di Cinecittà, dorme Leone. Sul suo monumento funebre la scritta «C’era una volta, c’è, ci sarà sempre» (quale sennò?) ne ricorda il genio creativo. (Serena Grizi)
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