C’ERA UNA VOLTA CINECITTÀ…
Parlando qua e là a volte si scoprono sfumature interessanti in ogni settore e dopo una chiacchierata amichevole sono andata a riguardare vecchi film d’autore degli Anni ’60 e ’70, come “Brutti, sporchi e cattivi” o “ Metello”. Imbattiamo in grandi attori che recitano ed entrano nella parte in modo straordinario; accanto a essi quasi sempre troviamo personaggi semplici, soprattutto comparse, persone autentiche che interpretano se stessi, per una maggiore coerenza alla realtà. E’ l’eredità del neorealismo raccolta positivamente.
In “Metello” il film dai numerosi riconoscimenti, diretto da Mauro Bolognini, tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, il protagonista, interpretato da un giovanissimo Massimo Ranieri, rimasto orfano, trova lavoro a Firenze in un cantiere come muratore. All’indomani dell’Unità d’Italia, in una società che lotta per emergere, varie vicissitudini segnano la crescita e la vita sentimentale di Metello Salani, prima e dopo il matrimonio con Ersilia (Ottavia Piccolo). I due sposi mettono al mondo Libero, un bambino che accompagnerà i protagonisti nel film. Ormai in pieno movimento sindacale il giovane si espone in prima fila partecipando a un grande sciopero per ottenere migliori salari. In carcere per la seconda volta, Metello promette a Ersilia di non tornare più in galera per le sue lotte politiche, sapendo entrambi che non sarà così perché quella battaglia è la spinta che tiene in vita un carattere ribelle quale è quello dell’operaio.
Il cast artistico è ricco di nomi interessanti tra cui Lucia Bosè ma qui, ora, ci piace ricordare la partecipazione del piccolo Carlo Ruggia di appena un anno, che nei panni di Libero, figlio di Metello ed Elisa, compare più volte, in braccio ora all’uno ora all’altra, con tanto di cappellino bianco merlettato. E’ di Carlo che stiamo ricostruendo la storia cinematografica: scoperto nella zona Don Bosco, figlio di emigrati calabresi a due passi da Cinecittà, e precisamente nel negozio di papà Carmelo er carzolaio, il piccolo subito scelto per la parte, entra negli studi di Via Tuscolana.
Il contratto, oggi custodito con cura nell’archivio di famiglia, viene sottoscritto venerdì 24 ottobre 1969 tra il papà di Carlo e la la Casa di Produzione “Documento Film”. Mamma Angela e papà Carmelo partono da Roma assieme al piccolo, per raggiungere Firenze, l’occasione di un bel viaggio, accompagnati dal padrino (Gentile di nome e di fatto) di battesimo del piccolo attore. I genitori di Carletto sono sempre presenti sul luogo delle riprese e a compenso delle prestazioni artistiche… verrà corrisposta la somma forfettaria di L. 10.000 = (Diecimila) giornaliere, pagata per ogni giornata di effettiva presenza del bambino sul set. Durante tutto il periodo di permanenza a Firenze del bambino e dell’accompagnatore, con il pagamento di L. 10.000 al giorno si provvederà al mantenimento, ovviamente il tutto sarà autorizzato dalle Autorità competenti per il lavoro dei minori.
Quello di Metello è un passato sempre attuale, che ritorna sotto sembianze diverse, ed è sempre commovente rivedere i capolavori, vorresti non finissero mai, perché Libero, quello tenuto in braccio da Ersilia e Metello, avrà una sua avventura. Tra il muretto e la borgata Carlo di tanto in tanto veniva scelto, tra tanti e fino a quindici anni circa varcava l’ingresso di Cinecittà, ora accanto a Nino Manfredi ora accanto ad altri…
Il film che però vede e rivede più volte è Metello, forse perché, coincidenza, è anche lui un operaio, artigiano che dal bambù sa creare oggetti d’arredo. E il percorso della vita continua. Siamo arrivati ai titoli di coda, i nomi dei grandi attori compaiono, i personaggi con ruoli secondari ovviamente no, ma fanno parte della storia del cinema anche loro, sono tantissimi; e proprio i grandi film non sarebbero tali senza le piccole comparse, partecipanti che ci piace ringraziare anche così, attraverso un ricordo, un documento che fa da testimone.
Lina Furfaro
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