“Centochiodi”, di Ermanno Olmi
Nelle sale da poco è uscito “centochiodi”, l’ultimo film di Ermanno Olmi, e l’ultimo suo film fiction dopo il quale tornerà al suo primo amore, il dcumentario.
Con un’inatteso Raz Degan che interpreta un professore universitario di filosofia, affascinante e sfuggente, che commette il reato di inchiodare tutti i libri di una biblioeca, uno ad uno, con cento chiodi. Ricercato dalla polizia troverà rifugio in una piccola comunità sulle rive del Pò.Un Gesù contemporaneo dalle sfumature laiche. Una serrata critica al sapere enciclopedico che predilige una cultura quantitativa anziché qualitativa. Una critica alla religione e alla filosofia come saperi che peccano di presunzione di definitività, come portatori di un sapere universale e di una soluzione troppo semplificata.
Coraggioso in alcune critiche alla morale religiosa. Il tutto in un’ ora e mezza di viaggio colorato di silenzi e di poesia. “ Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico”. Non una critica alla lettura ma alla parola codificata nei libri.
Olmi contro l’agitare i Libri (di qualsiasi fede e religione) per nascondere dietro quelle pagine, di cui ci si proclama unici e indefettibili interpreti, progetti di egemonia culturale o politica. Il Sacro per il regista è troppo importante per essere chiuso entro limiti.
“Ma pur necessari, i libri non parlano da soli” afferma l’epigrafe che apre il film. Da vedere.
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