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Il dialogo tra i cittadini e gli amministratori del Comune di Albano Laziale appare alquanto difficile.

Un gruppo di cento cittadini, tra cui ex sindaci, ex assessori, esponenti della cultura, direttori di musei, dipendenti ed ex dipendenti comunali, svariati cittadini, ha avanzato la proposta di assegnare la cittadinanza onoraria al dott. Giuseppe Chiarucci, illustre fondatore e direttore, fino al pensionamento, dei Musei civici.

La regola vuole che, quando i cittadini si rivolgono alle proprie istituzioni, queste diano una adeguata e tempestiva risposta. In questo caso la procedura prevede che la proposta venga discussa dalla giunta comunale e, se approvata, venga sottoposta al consiglio comunale per l’atto definitivo.

Dopo l’invio della proposta il 13 marzo 2023, ed in assenza di una risposta, i proponenti hanno inviato un primo, un secondo, … fino ad un settimo sollecito per sapere se l’amministrazione intenda accettare la proposta o rigettarla. La risposta è obbligatoria ma, a distanza di cinque mesi e dopo sette solleciti, non è arrivata: ciò implica, nei fatti, che gli amministratori comunali pro-tempore non hanno intenzione di conferire la cittadinanza onoraria al dott. Chiarucci. Se è così, basta che la giunta si riunisca e bocci, motivando la propria decisione, la proposta. Ci si potrebbe chiedere quale sia, nel processo di valutazione del contributo dato dal dott. Chiarucci alla comunità di Albano Laziale, il “peso” culturale, politico e civile delle cento persone rispetto a quello della trentina di politici tra consiglieri comunali e assessori.

Da tutto ciò cosa emerge?

Emerge che gli amministratori comunali rifiutano il dialogo con coloro che li hanno eletti, infrangendo il fondamentale patto democratico tra elettore ed eletto. Purtroppo questa afasia ad Albano è un fenomeno sistematico: dopo tre anni dalle elezioni non vi è stata alcuna occasione o documento in cui l’amministrazione comunale abbia rendicontato ai cittadini sul proprio operato.

Di fronte a tale situazione, cosa possono fare i cittadini? Di fatto niente. Non vi sono istanze a cui rivolgersi per garantire il patto di rappresentanza. Una volta c’erano i partiti politici che in qualche modo esercitavano un controllo democratico. C’era il Comitato regionale di controllo, ma non c’è più. C’è il Difensore civico regionale, ma non ha poteri sanzionatori. Ci sarebbero i consiglieri comunali che, ascoltate le esigenze dei propri elettori, dovrebbero costringere la giunta a rendere conto del proprio operato, ma i consiglieri di maggioranza e di minoranza sono altrettanto afoni, come ampiamente dimostrato da come (non) funziona il consiglio comunale.

Se non servono sette solleciti per farsi ascoltare, non c’è poi da stupirsi che i cittadini non vadano più a votare, delusi da come (non) funziona la democrazia ad Albano. La democrazia, conquistata con il sacrificio dei nostri avi e con la lotta alla dittatura fascista, è come una pianta: se non viene annaffiata con cura e con amore inaridisce e muore – e poi hanno il sopravvento i regimi dittatoriali come quello russo o cinese.

P.S. Visto il silenzio dell’amministrazione comunale di Albano, i firmatari della richiesta non si sono persi d’animo ed hanno organizzato un ricevimento in cui, alla presenza del novello arbanese, hanno conferito al dott. Giuseppe Chiarucci la cittadinanza onoraria simbolica – della serie “se non lo fanno le istituzioni ci riprendiamo la delega e ce lo facciamo da soli”.