CENTO ANNI DI GIOCHI – PATRIZIO ONESTI NEL TEATRO CIVICO DI ROCCA DI PAPA
Tempo di pandemia: un periodo non facile con picchi di contagio che spaventano. Eppure non bisogna arrendersi e, con le dovute precauzioni, c’è chi non rinuncia alla presentazione di un libro nel grande spazio messo a disposizione nel nostro Teatro Civico, iniziativa realizzata grazie alla collaborazione tra il nostro Assessorato alla Cultura con Lorena Gatta e il Direttore artistico Blue in the Face, Enrico Maria Falconi. 4 gennaio: mancano due giorni alla festività della Befana e oggi davanti a un selezionato pubblico il nostro concittadino Patrizio Onesti, dismessa la divisa di Comandante della Polizia Locale di Colonna, ha vestito i panni dello scrittore, presentando la sua prima fatica letteraria Cento anni di giochi, stampato MDF. A moderare e a guidare il suo intervento il garbo e la competenza di Michela Emili, co-direttore del giornale Castelli di Notizie.
Un’opera, questo libro, presentatami in anteprima, in modo del tutto casuale e informale da un conoscente incontrato per caso qualche tempo fa ai giardini pubblici, mentre ci si recava al parcheggio: entusiasta, Romolo aveva elencato con lo sguardo che sembrava rivolto al mondo della sua infanzia, i giochi di un tempo, quelli che si facevano senza giocattoli, che si rivestivano dell’invisibile polverina magica della fantasia e facevano divertire i nostri nonni e genitori…
Lo conferma l’autore, una figura semplice e alla mano che denota una grande umanità: parla del gioco, del suo valore educativo e formativo, e del lavoro di ricerca durato nel tempo, partito dalla curiosità di un nome strambo ascoltato dalla mamma, stanca della confusione dei bambini: stetei po’ zitti, me parete tante taccataula! Proprio da questo giocattolo di legno, dal nome che sembra uno scioglilingua, parte la sua ricerca che spazia dai ricordi di anziani che non conoscevano il gioco – costretti al lavoro fin dalla più tenera infanzia – , ai giochi inventati con materiali poveri, a giochi di semplice inventiva e ingegno, fino ad arrivare a quelli elettronici dei giorni nostri. Uno spaccato antropologico che attraversa diverse generazioni di bambini, Patrizio Onesti ne descrive le caratteristiche sociali e sociologiche, variabili dovute alla storia e al progresso. Un tempo la libertà e l’indipendenza dei bambini era comunque oggetto di attenzione di ciascun abitante del borgo: un’etica di comportamento che, se da una parte permetteva di crescere e sperimentare stando insieme, cercando e rispettando le regole, dall’altra era stimolo a imparare a vivere in una comunità ch’era coesa, nella quale tutti conoscevano tutti e ciascuno era pronto ad aiutare e proteggere i piccoli. Si cresceva con il gioco, si apprendeva il rispetto, l’osservanza delle regole, la condivisione, l’accoglienza e si diventava grandi superando ostacoli e difficoltà. L’importanza del gioco nello sviluppo della personalità e nella formazione del carattere è sottinteso nelle parole semplici e genuine dell’autore che, sottolinea, l’obiettivo ben preciso sotteso alla realizzazione di questo libro: tutto il ricavato è stato devoluto in beneficenza, consegnando prima di Natale, all’Ospedale Bambino Gesù a Roma, materiali ludici e didattici acquistati con il ricavato della vendita del suo libro: impegno morale assunto – evidenzia – in occasione di un recente triste evento e con lo scopo di regalare un sorriso a bambini costretti a trascorrere le festività fuori le mura domestiche.
Il gioco, quella magia che fa sognare e volare la creatività dei bambini: un dono in pagine tramutato in gioia.
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