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Cenni di storia del teatro: La Commedia dell’arte

Cenni di storia del teatro: La Commedia dell’arte
Aprile 01
02:00 2007

Non so quanti di voi sappiano cosa si intende per commedia dell’arte e da dove questa prenda piede.
Gli attori fino al Medioevo vivevano di stenti, certo con la loro arte non potevano sfamare una famiglia, la loro era un’esistenza precaria; è così che verso la fine del XVI secolo per la prima volta gli attori decidono di costituirsi in una corporazione, di darsi un’organizzazione interna (’arte’ proprio da ars nel suo primo significato di mestiere, corporzione). Per la prima volta il loro scopo primo è uno scopo lucrativo, vogliono fare della loro arte un vero e proprio mestiere. Questa fu una vera rivoluzione nella storia del teatro.
Nacquero così delle compagnie, dai nomi più bizzarri, compagnie girovaghe, che si spostavano nel territorio esibendosi nelle piazze. Per attirare l’attenzione del pubblico e di quel pubblico cui si rivolgevano, ovvero un pubblico di strada, di passaggio studiarono attentamente come attirare la loro attenzione, con tutti quelli che divennero i caratteri tecnici delineanti la Commedia dell’arte. Innanzitutto crearono dei personaggi standard, che chiunque, pur passando fugacemente, potesse riconoscere senza bisogno di troppa attenzione. Ogni personaggio per rendere questo riconoscimento più immediato aveva una propria maschera (maschere che diverranno il simbolo storico di tutto il movimento) e dei tratti caratteriali e gestuali standard. Dietro ogni maschera si celava l’ombra di un’animale, e da questo derivava il modo di camminare e di muoversi del personaggio. Inoltre la maschera nascondeva un velo di mistero. Questa infatti sembra rappresenti un collegamento con il mondo ultraterreno, addirittura sembra avere un’origine demoniaca. Ma questo non bastava. All’epoca ogni comune aveva i propri dialetti e gli attori girovaghi dovevano trovare un mezzo di comunicazione accessibile a tutti. Ma pensarono anche a questo i nostri attori, è qui che nacque il Gramlò, un linguaggio inventato ma comprensibile da alcune parole e dalla forte gestualità cui si accompagnava. I testi erano semplici e vicini al linguaggio parlato e al volgo. Non vi era nulla di predefinito, se non i cosidetti canovacci, ovvero delle tracce da seguire ma entro le quali gli attori erano liberi di muoversi come credevano, sulla base dell’improvvisazione.
Non era sui testi l’attenzione, ma sul gesto, sul movimento delle maschere, sulla bravura dell’attore. Non avrebbero certo catturato l’attenzione dei passanti con un testo shakespeariano, non potevano concentrarsi su testi elaborati o sulla psicologia dei personaggi. Nascono i servi, chiamati Zanni (Arlecchino), i Vecchi (Pantalone), i Capitani e gli Innamorati.
Un altro carattere innovativo è che per la prima volta in scena compaiono le donne, prima di allora anche i personaggi femminili erano interpretati da uomini. Non è difficile capire il perché di questa scelta, vedere una donna in scena avrebbe senza dubbio attirato una larga parte di pubblico, anche per questo le donne non indossavano maschere.
Queste compagnie di attori attirarono l’attenzione de Re Sole che chiamò le più fortunate alla sua corte. È così che la Commedia dell’arte subì anche una trasformazione nei linguaggi e nell’espressione, s’ingentilì .
È stata una vera rivoluzione teatrale, come dice Claudia Contin: “I temi, i personaggi, i costumi, l’ambiente della Commedia dell’Arte appartengono al passato, ma contengono dei segreti di spettacolo dei quali siamo alla ricerca tutt’oggi, in particolare il segreto della capacità inesauribile d’improvvisazione su temi e schemi fissi”.

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