C’è un futuro nel centro storico?
Troviamo i vecchi bar di “Cicionca” e di “Baldina” (con cambio generazionale di gestione), nelle stesse piazze dove si affacciano le barberie di “Franco” e “Sciaboletta”, il vecchio alimentare, con una diversa gestione con “Verdelocco”, e l’ex negozio di scarpe che ha trovato nuove strade in un “Gran Bazar”. Le piazze restano vive nelle attività, un po’ meno per la socialità.
Continuando il nostro viaggio nel salire la ‘Sergiata’, troviamo la vecchia “Macelleria Zaratti” passata anch’essa a nuova generazione. Lungo il percorso uno dei forni più vecchi, che ha visto un susseguirsi di cambio di gestione, e l’esposizione del mobilificio Rosi.Prima di trovarsi al cospetto della Parrocchia e del Castello, il negozio più antico, l’alimentare “Mastrella Pina”, gestito per la quarta generazione seguendo le orme dei genitori e dei nonni dal 1890.
Questo è quanto resta del nostro centro storico, nucleo pulsante sino alla metà degli anni settanta.
Molte delle vecchie abitazioni (restate proprietà di roccaprioresi) hanno trovato nuova ristrutturazione da figli e nipoti, altre hanno visto persone diverse acquistare le abitazioni scegliendo di divenire cittadini di Rocca Priora. Nel percorrere i vicoli c’è un conto che non torna. Sono scomparse le cantine, non volatilizzate, bensì trasformate in abitazioni per i nuovi migranti. Una particolarità mi ha colpito nel corso di uno dei tanti dibattiti per rivitalizzare il centro storico e l’intera area di Rocca Priora. Un assessore (da oltre trenta anni nell’amministrazione) si chiedeva come mai le cantine fossero state trasformate in abitazione. È evidente la forma speculativa dell’operazione, ma la cosa più eclatante è come mai un amministratore trentennale attivo in seno di maggioranza, non si chieda “da chi e come siano state rilasciate abitabilità ed allacci in fogna a delle cantine rurali”; questo sì che richiederebbe una bella risposta, diversamente si entra nell’illegalità.
In questi ultimi anni sono stati fatti interventi relativi alla ristrutturazione delle fognature e della pavimentazione in selciato dei vicoli principali. È con notevole disagio che notiamo piazza Umberto I sprofondare, e la ‘Sergiata’ ripavimentata in modo poco conforme alla regola dell’arte. Ci conforta il nuovo piano di ritinteggiatura delle facciate, confidando che un nuovo piano di sviluppo si possa integrare nel centro storico, portando una nuova socialità nei vicoli, nella Parrocchia, e restituire dignità ad una fortezza medioevale, il Castello. Nel convincimento che, fornendo servizi, ad iniziare dalla sosta delle autovetture, privilegiando percorsi pedonali e riqualificazione di piazzette e vicoli, una nuova politica possa fermare l’emorragica fuga dal centro storico, dove i lavori in corso non restino solo ed esclusivamente un’operazione di ‘facciata’.
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