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CE: «Stop all’uso degli involucri di plastica leggera»

CE: «Stop all’uso degli involucri di plastica leggera»
Gennaio 08
23:23 2014

Gino Bramieri in un 'Carosello' della 'Moplen', 1963Dopo l’introduzione della raccolta differenziata dei rifiuti nei nostri comuni, stanno per cambiare nuovamente le abitudini degli italiani rispetto al loro rapporto con l’ambiente: lo scorso 4 novembre la Commissione Europea ha adottato una proposta di legge che obbliga gli Stati membri a ridurre l’utilizzo degli involucri di plastica leggera: il packaging per alimenti, le confezioni plastificate di riviste e giornali ed i sacchetti di plastica utilizzati nei supermercati per contenere la frutta sembrano ormai destinati ad una vita breve.

Saranno comunque i singoli Paesi dell’UE a decidere se e in che modo ridurne l’utilizzo: facendo pagare il sacchetto, stabilendo obiettivi nazionali di riduzione, oppure vietandolo a determinate condizioni. Tecnicamente, la proposta modifica la direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, con due elementi principali. In primo luogo, con questo provvedimento gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure per ridurre il consumo di sacchetti di plastica spessi meno 50 micron, perché essi sono generalmente utilizzati una sola volta, rispetto agli altri. In secondo luogo, le nuove misure possono includere l’uso di strumenti economici, come la fissazione di costo, l’obbligo di rispettare gli obiettivi nazionali di riduzione ed altre restrizioni soggette alle regole del mercato interno del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Secondo quanto dichiarato dal Commissario per l’ambiente Janez Potoènik, lo scorso 4 novembre: «la Commissione Europea sta intervenendo per risolvere un problema ambientale molto serio e di grande visibilità. Ogni anno, più di 8 miliardi di sacchetti di plastica finiscono come rifiuti in Europa, causando enormi danni ambientali. Alcuni Stati membri hanno già raggiunto grandi risultati in termini di riduzione del loro uso. Se gli altri Stati li imitassero, potremmo ridurne il consumo globale attuale nell’Unione fino all’ 80%». Si stima che nel 2010 in tutta la Comunità Europea siano stati prodotti 98,6 miliardi di sacchetti di plastica (in gran parte in materiale leggero): 198 per ogni abitante. L’89% di questi è stato utilizzato una sola volta. La proliferazione dei sacchetti di plastica leggera nell’ambiente spesso sfugge al sistema di gestione dei rifiuti. Gli scarti plastificati, in particolare, si accumulano soprattutto sotto forma di rifiuti marini. Se ne registra una presenza altissima in tutti i mari europei. Secondo ‘Expedition Med’ (rapporto dell’ARPAT Toscana), nel Mar Mediterraneo galleggiano circa 500 tonnellate di rifiuti di plastica. La concentrazione massima di frammenti si trova nella zona marina a largo di Spagna, Francia e nord d’Italia: in queste aree la concentrazione di rifiuti di plastica non soltanto è di gran lunga superiore alla media europea ma supera abbondantemente anche quella dei cosiddetti “continenti spazzatura” presenti nell’Oceano Pacifico e Atlantico. Quei sacchetti di plastica, che negli anni ’70 rivoluzionarono anche le abitudini di noi italiani, sono stati messi al bando tre anni fa, tuttavia l’Italia sta ancora pagando la sanzione inflitta dalla CE per non aver saputo rispettare le modalità d’adozione del divieto. Una volta gettato via, un sacchetto di plastica può persistere nell’ambiente per centinaia di anni. E, mentre le vecchie abitudini faticano a morire, a pagarne le spese sono soprattutto pesci e uccelli.

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