Che se memoria l’emozione è nera di fausta luce sotto è l’esistente
Peccato, il lupo non l’ho mai incontrato mentre rubavo rubini all’agrifoglio. Il lupo ha sempre fame, dicono. Il lupo è cattivo, dicono. Il lupo impaurisce la luna il lupo insidia
All’adorato rifugio senza ormai più fiato faticosamente giungo colmo di silenzio Torno laddove né tempo né indugio né uomo indorato né dolore albergava Qual genio veloce me si libra lieve
Come il guizzo rosso d’una camelia sbocciata regale e inattesa nel verde fogliame, sotto il balcone con le piante grasse. Sonnecchia il gatto pigro, acciambellato nel vaso del tronchetto, mentre
Le nostre mani avviciniamo ma non con esse aspiriamo ad essere vicini non sappiamo quel profondo che sentiamo ma me vorrebbe confluire con lei in unico astratto e col corpo
Eccoci, siamo quì. Le ombre della sera indicano la fine di un altro giorno. Il nostro tempo si affievolisce così, come la luce sorpresa dalle tenebre. Pensieri rivolti ad un
È il colmo lo si direbbe del tetto mentre invece è quanto vedo in questa vita e tutti a sperare nell’altra mentre mite riparo le tegole e tutti a invocare
Sapere… rende forti… credevo. Invece, ora penso si diventa più fragili, sensibili, ricettivi e vulnerabili. A volte, quando so, vorrei… non essere.
Cerchio che l’isola nasconde dal già avvenuto e attraversando percorsi lo ritarda e già si dispone al futuro che col passato si specchia e lo rinnova sperando a un futuro
Non trovo pentagramma per la sferica Sinfonia olofonica della campagna Forme e colori posso io solo vedere Nel taumascopio lisergico Degli occhi chiusi verso il sole Gli odori sono da