Risonanza Melodia Da dentro coincidenze col di fuori Sedimento di me Col sedimento di te Sentimento o desiderio? Sogno o realtà ‘abbrivio verso l’armonia’ equilibrio chissà di me e di
Mi vedo immerso in una moltitudine di volti da infelicità assaliti piegati dalla colpa dei secoli e da un’immortale affezione ciechi delle scintillanti note d’un piano del bagliore dei suoi
Fronti di luce pigramente avanzano avvolgono l’oscuro lo circoscrivono lo conquistano e lentamente si dissolvono Torna il buio preparato ad accogliere un novello fronte carico di luce
Passeggio nella memoria antica di Praeneste, con garbo e tanto zelo. Che tramonto, verso gli Albani, verso Roma Sento da qui a monte il fastidioso rumore a valle della romana
Non voglio più essere In un mondo che non è Rifiuto d’esser uomo d’armi Rinnego la funesta dea della guerra Maledico l’odio e la Spasmodica ambizione Rispetto la sofferenza e
Giornata conclusiva sabato 14 ottobre a Verona del premio di Poesia ‘Lorenzo Montano’ alla XX edizione indetto dalla rivista di ricerca letteraria Anterem e sostenuto dall’Assessorato alla cultura e dalla
Non posso credere al mio mondo. Non posso credere di essere libero. Ho voglia di amare non voglio reprimere l’essere della mia vita. Ho pace da vendere non ho soldi
S’aggiunse al rumor di passi tocco di campana Evanescente apparve tutt’attorno a un balenio di perle dentro a un sorriso il sogno
Questi silenzi Così pieni Così lunghi celano il vuoto abissale Fino al fondo che non c’è’ Vuoto difficile da toccare’ Dove non c’è’ Il nulla, il concreto’l’armonia? Cosa?… Eppure è
L’arte è armonia e se ad esprimerla è una mano di donna, acquista un fascino strano, come se amore e poesia, si coniugassero in unico amplesso di sentimenti gioiosi, di
Rimarranno riflessi fulgidi di cielo dei laghi alpini ch’erano i tuoi occhi, poeta che dialogavi con le vette.
Di un inconsistente vuoto nella bocca dello stomaco mi trascino dietro memorie che avrei voluto morte; trattasi di un’ancora nell’ignoto oceano, dove nel tempo perso non ero che ostaggio dalle
L’inquilino (anonimo nei tratti) rovescia parole sulle scale. Al pianerottolo raccolgo l’alfabeto, è in ordine sparso. È casuale l’ordine della vita, ovunque lo metti!
Manuel Vázquez Montalbán (Barcellona 1939 – Bangkok 2003) non ha mai perso l’occasione di ‘educare’ i lettori di Pepe Carvalho alla poesia. Considerando acquisita quella poesia scaturente da situazioni governate
squilla senza sosta sto impazzendo ma non do risposta non prima di averle per me
La testa è fasciata dall’alto (sia che piova o meno), ai lati stritola ti gli arti (vetrine più o meno appuntite), sotto i piedi la pavimentazione (più o meno asfaltata),
Che se memoria l’emozione è nera di fausta luce sotto è l’esistente
Peccato, il lupo non l’ho mai incontrato mentre rubavo rubini all’agrifoglio. Il lupo ha sempre fame, dicono. Il lupo è cattivo, dicono. Il lupo impaurisce la luna il lupo insidia
All’adorato rifugio senza ormai più fiato faticosamente giungo colmo di silenzio Torno laddove né tempo né indugio né uomo indorato né dolore albergava Qual genio veloce me si libra lieve
Come il guizzo rosso d’una camelia sbocciata regale e inattesa nel verde fogliame, sotto il balcone con le piante grasse. Sonnecchia il gatto pigro, acciambellato nel vaso del tronchetto, mentre
Le nostre mani avviciniamo ma non con esse aspiriamo ad essere vicini non sappiamo quel profondo che sentiamo ma me vorrebbe confluire con lei in unico astratto e col corpo
Eccoci, siamo quì. Le ombre della sera indicano la fine di un altro giorno. Il nostro tempo si affievolisce così, come la luce sorpresa dalle tenebre. Pensieri rivolti ad un
È il colmo lo si direbbe del tetto mentre invece è quanto vedo in questa vita e tutti a sperare nell’altra mentre mite riparo le tegole e tutti a invocare
Sapere… rende forti… credevo. Invece, ora penso si diventa più fragili, sensibili, ricettivi e vulnerabili. A volte, quando so, vorrei… non essere.
Cerchio che l’isola nasconde dal già avvenuto e attraversando percorsi lo ritarda e già si dispone al futuro che col passato si specchia e lo rinnova sperando a un futuro
Non trovo pentagramma per la sferica Sinfonia olofonica della campagna Forme e colori posso io solo vedere Nel taumascopio lisergico Degli occhi chiusi verso il sole Gli odori sono da
Credevo che la notte attorniasse il giorno, che l’estate dipingesse l’inverno che la rondine emigrasse verso il calore dell’amore. Credevo che l’ardore spegnesse la sete di fallacia, che il sentimento
Attraversare l’incrocio della pazzia Con coraggio Una pasticca/placebo ci donerà la pace Il Vuoto è lo spazio da riempire Il Vuoto completa tutto Si può rinascere come stranieri in tempo
E và, questa mia età, se ne và, e neanche un secondo si ferma questo reo tempo; che distrugge, il mio vecchio mondo; le cose che avevo, e che adesso,