Se cade una stella, inutile aprire l’ombrello. Se ne cadono mille, è perfino da stolti. Perché, dunque, facciamo, fosse pure in segreto, come un peccato, quel gesto disarmato, di fronte
Quaderni sprecati di poesie malconce Una vita condensata in poche righe Come rugiada glaciale Il senso del destino è uno sbadiglio di bimbo
Tergicristalli nella pioggia recidono per poi nitida devolvere sublime tempesta di nuovo padrona su meccanico, alterno tempo che mi scorre sul parabrezza
Stupiti, in un angolo del sentiero petroso hanno sgranato grandi occhi nel mezzogiorno due piccoli fiori di croco
Pomeriggio stanco Legger foschia Leggermente stanca Legger freddo Aria unta Di stanchezza Tedios’ silenzio Gli starnazzi Dei gabbiani Di ritorno Da discariche vicine.
…Via…. …Cammino da percorrere… …Varco… …Passaggio… …Mezzo per raggiungere qualcosa… e, non per ultimo… …Indirizzo di Vita…
M: Chi sei Uomo che cammini curvo su questa strada senza fine? V: Il mio nome è Nessuno ed Umanità! M: Cosa sono quelle bandiere che così a fatica innalzi
"Occidente, Italia Lazio, Castelli Romani Sei e trenta mattutine Il mondo s’è levato. Il mondo m’ha svegliato. Si sente, si sente. Si sente…….."
Le cime, sospinte dal vento salutano il passaggio del pulsare sulla terra. Sdraiato, abbracciato nella terra riposa i lunghi anni di guardiano del tempo, della storia, di gente vissuta all’ombra
ttendo nella notte che sta svanendo il silenzioso rientrar d’un altro giorno per farsi poi spazio impetuosamente e rumorosamente dissolvere il buio
Tra giocattoli smessi frugando nella cantina infinita del mio ricordo il puzzle più grande ho trovato tra quelli che ho mai costruito. Gattonando incerto cercavo lo sguardo e il cenno
L’Uruguay: l’altra parte del globo, eco risorgimentale di tempi eroici per “due mondi” campioni, ma solo con la Rimet, rispettivamente nel ’30 e nel ’34. Primo novecento: il presidente Ordoñez
La Casa Editrice Sovera ha pubblicato in questi giorni un libro di poesie: “Il vento del tempo” di Elvira Vinciguerra, nata e residente in Grottaferrata, che coltiva da sempre la
Mi perseguitano i nomi delle cose laddove chiamerei il tavolo con un cenno e il letto socchiudendo le palpebre rinuncerei persino a scrivere per come so e con le mani
d’originale uomo racconto a me non so’ riuscito a fare che mille storie fatte sempre mi son trovato dentro già accese
Ostacolo di cartapesta Il mondo dei prepotenti immerso nel sottomarino incorporeo Investire i propri desideri & piagnucolare miracoli Elemosino passioni per guadagnare il pane Raccolgo immondizia & frugo nel cielo
Voglio bere questo silenzio come cammello ingordo, perché possa ricordarlo quando russeranno idiozie sulla mia faccia
monumento antico storia sua mostra da se il tempo s’allunga pare infinito monumento oltre l’tempo storia ha con se l’antico storia estendo in tempo infinito osservo l’antico l’suo lungo viaggio
Un altro giorno ancor germoglia un altro giorno ancor finirà allorché avvertirò bisogno di vivere il passato d’assaporare il sogno
Si crede di capire Quando tutto sembra filare liscio Ma quel sassolino Improvviso nella scarpa Ci fa muovere il dito Rattrappito L’indesiderato ospite Ci riporta Nel caos dell’inizio
Nell’ora d’aria tuffo nel sentore del che cosa si dice, niente mi affermo, sogno i trifidi e poi Peter cavalca la moto e la strada non termina mai e le
La notte quando il cielo è pieno di stelle non pensare a loro guardale! E quando le onde danzano sulla vastità dell’oceano non pensare a loro guardale! E quando una
Sulle spalle sento le tue lacrime seppur presenza non si tocca Le percepisco dolcissime Ancor ascolto i baci di tua bocca avverto di tua pelle odore Sensazioni che leniscono lo
Nulla sono, ma esisto. Nel mio piccolo Sono contributo pensante… Mio Dio’ Quanto tempo sprecato. Non si può dormire quando c’è da studiare Pensare o risolvere un problema… Come si
Bussate ai vetri non temete l’ora, troverete svegli i poeti. Sedetevi al loro tavolo, al massimo, assorti, non vi vedranno.
Questa foschia che ci rende annebbiati limita il campo visivo del sapere A ritroso come i gamberi torniamo nell’antica saggezza, ancora più saggia perché vecchia di millenni’
A raccontarmi le cadute d’allora l’adesso fermo. Paralisi che senza figure il volume è restituito nel ricordare i ricordi d’onde oltre il sole di maggio. Ma di sentire grido di
Ho ascoltato il rumore del mare nella notte lucente con l’onda dissolta in ventagli aperti di merletti bianchi. Languore velato dello scorrere eterno di cose che vanno. Granelli dorati di